Intervista a Giacomo Giannotti, l’inventore del Paradiso di Barcellona

paradiso1La tua formazione scolastica e professionale parte dal nostro territorio, a cui sei legatissimo; dimostri il tuo amore proponendo ad un pubblico internazionale assaggi che contemplano la cultura del nostro piccolo “paradiso”. Come ci si sente ad essere una vera e propria star in una grande metropoli internazionale e ad avere radici cosî profonde a Carrara?
Io mi sento Giacomo ,non una Star, anche se ce da dire che tante persone che  vengono al bar  mi hanno già visto in qualche video o su qualche giornale pero proprio perché cerco di essere sempre me stesso nei mei cocktail si possono apprezzare spesso ingredienti che richiamano il nostro territorio, ultimo fra tutti ” Vacanze all’Italiana ” una variante del Negroni con Lardo di Colonnata e Funghi.
Penso che sia anche un po il mio segreto,cercare e trovare ispirazione al mio interno,nelle mie radici appunto.
Hai concepito il tuo locale sotto il segno dell’originalità. Ci racconti la storia del Paradiso di Barcellona?
Paradiso di Barcellona e’ uno speakeasy , e un locale ispirato all epoca del proibizionismo in America. Quell che si vede da fuori e un Pastramy Bar ( una paninoteca) piccolina e con aria tradizionale,sulla sinistra c´e un frigo antico che e’ la porta del Paradiso.Quindi e un locale nascosto,che non si vede da fuori. Una delle principali idee e il messaggio che volevo lanciare e che le persone che vogliono  venire ,dovevano in qualche modo cercarci per venire a provare quello che facciamo.
Ci racconti il pubblico della Terrazza Paradiso?
La Terrazza Paradiso e stato un bellissimo progetto, capitato all’improvviso. E nell ‘attico del Hotel Alma 5 stelle Gran Lusso in passeo di Gracia (centro di Barcellona)
Abbiamo ricreato l’atmosfera del Paradiso, e con un cocktail menu con il nostro stile che unisce i nostri cocktails ” signature” da cocktail prevalentemente estivi come un drink con gelato di mango o un cocktail a granita. Il publico e variato da clienti dell’hotel,turisti di cui tanti amerciani dai 40 anni in su,e gente di tutte le eta di Barcellona. E stata molto ativa quest’anno anche grazie alla musica dal vivo che suonava i fine settimana,dal jazz a vari Dj hanno suonato li.
E un progetto che si e concluso il 3 di Ottobre e riaprira la prossima primavera,pero il Paradiso si ferma nell’ hotel Alma quest’inverno e sara nell principale bar dell’hotel.
Avere un grande successo internazionale e non avere ancora trent’anni. È un cocktail di sapere, passione, spirito di iniziativa e un pizzico di fortuna? O conta molto il contesto barcellonese?
E un cocktail di tanto duro lavoro negli ultimi dieci anni e di avere sempre ín testa di crescere e di imparare per migliorarmi sempre di più, e di essere convinto che alla lunga i sacrifici mi avrebbero ripagato.
A Barcellona ho trovato il mio habitat perfetto e un equilibrio anche personale ,forse questo e il segreto del mio successo.

Ghirardi, le prime da presidente rieletto: L’associazionismo è una grande opportunità

(Foto MarmoMacchine)

(Foto MarmoMacchine)

MILANO. Stefano Ghirardi è stato confermato dall’Assemblea Generale di Confindustria MarmoMacchine presidente per il prossimo biennio associativo.

E’ arrivata la riconferma. Quali sono gli obiettivi del prossimo mandato? Ho sollecitato fin dall’inizio del mio primo mandato il così detto sviluppo associativo che chiaramente comporta il sempre maggiore coinvolgimento dei soci. Andiamo avanti sul proselitismo associativo e sul presidio dei mercati internazionali. Oggi siamo un soggetto in grado di creare sinergie e in grado di poter dare visibilità alle nostre aziende a livello internazionale.

Nella sua relazione ha detto che per il settore non “c’è vento in poppa”, anzi il 2016 si presenta con nubi all’orizzonte. Ci sono fattori socio-politici, oltre ai conflitti in varie parti del mondo, la minaccia del terrorismo e le elezioni presidenziali americane, che portano i buyer a riflettere così abbiamo un inizio dell’anno non soddisfacente.

Cosa aspettarci nei prossimi mesi? Parlo come imprenditore, oltre che presidente dell’associazione, c’è la voglia di presiedere i mercati per poter acquisire sempre maggiori opportunità di affari e allo stesso tempo focalizzare gli sforzi su obiettivi precisi senza sprecare energie su mercati poco interessanti.

L’associazione cresce. Nel 2015 altri nuovi 25 iscritti. Ho iniziato il mio percorso nel lontano 2002, in tempi ben diversi. Oggi l’associazionismo è diventato una grande opportunità. Il messaggio che continuo a lanciare è l’importanza di associarsi perché credo che una associazione forte può diventare un veicolo per le istanze di settore e una opportunità per il nostro comparto. 

 

L.B.

Marabelli (Confindustria Marmomacchine): Ci aspettiamo un 2016 con luci e ombre

(foto Marmonews.it)

(foto Marmonews.it)

CARRARA. Durante Carrara Marmotec raggiungiamo il presidente onorario di Confindustria Marmomacchine Flavio Marabelli nello stand dell’associazione per una intervista a 360° sul mondo del lapideo italiano.

Un giudizio sul 2015. Che anno è stato per il settore lapideo e tecnologie annesse per il comparto italiano?

Il risultato 2015 lo consideriamo un anno comunque positivo. Il settore ha aumentato certi volumi. Per molti il dato determinante è quello dell’export. Per noi è importante ma non determinante, per noi è determinante quello del saldo commerciale che è cresciuto, come settore, raggiungendo quasi i 2,8 miliardi di euro. Chiaro che questo è dovuto ad un aumento dell’esportazione e ad una importazione piuttosto contenuta. In un paese come l’Italia che non va bene, inutile che ci raccontiamo che va bene se non è così, diciamo che il settore del marmo per il 2015 ha retto bene. Noi invece abbiamo qualche preoccupazione per il 2016. Ci sono dei mercati importanti che si sono fermati, alcuni che sono sull’orlo del baratro. Ci sono poi mercati che hanno retto come quello della Russia. Ma ci sono situazioni non incoraggianti. In più il cambio dollaro-euro che non sappiamo se si terrà su questi livelli. E abbiamo un altro elemento che impatta molto sul mercato che è la concorrenza di prodotti ceramici sui grandi formati, in particolare lastre sui 3 metri con spessore inferiore al centimetro, che va a impattare completamente sulla vendita di lastre. Che inducono il marmista, rivenditore delle lastre, a inserire questi prodotti all’interno dei loro cataloghi. Fino all’altro giorno c’erano prodotti alternativi ma non c’era il prodotto ceramico alternativo con queste dimensioni. Poi il mercato italiano non riparte più di tanto e alcune aziende registrano un andamento dei primi mesi del 2016 non così positivo come nel 2015.

La concorrenza dei prodotti ceramici va aldilà della prospettiva 2016 perché se il marmista, non intendendo chi è possessore di cava, inizia a proporre lui materiali non naturali per rivestimenti orizzontali e verticali allora il problema diventa veramente di settore.

Quindi la promozione diventa sempre più importante…

Noi in questo momento abbiamo una situazione che ci spinge a cercare sempre nuovi mercati di sbocco in alternativa a quelli che abbiamo. Noi come associazione abbiamo il compito di intercettare quei mercati in cui c’è un minimo di effervescenza sia a livello di tecnologia sia a livello di materiali. Quindi cercare di stringere un accordo, avere una occasione espositiva, fare una missione, fare un seminario, ecc. Dall’altro abbiamo intenzione di fare, a breve, una indagine interna a livello imprenditoriale settoriale, che commissioneremo noi a qualche università italiana, per fare analizzare il “DNA” dell’imprenditore. Vogliamo vedere se il nostro imprenditore sia effettivamente pronto riguardo ad una concorrenza globale. Questo potrebbe essere il momento per lavorare come tessuto imprenditoriale per migliorarci.

L’intervento governativo per la promozione del settore lapideo e della tecnologia annessa, sopratutto per quello che riguarda l’Ice, è proporzionalmente uguale agli altri settori?

Nel nostro settore c’è disponibilità a spendere più risorse per la tecnologia che per il prodotto. Nella tecnologia veniamo riconosciuti come un settore leader e se confronto le risorse che vengono messe a disposizione per altri settori trovo una proporzione. Sul settore dei materiali trovo una minore disponibilità ma è una considerazione del fatto che il nostro prodotto non è mai stato considerato come un prodotto di design e di arredamento. E dato che per loro è più facile promuovere quei prodotti facciamo più fatica a mantenere le proporzioni. Non c’è malafede. C’è bisogno del nostro sforzo per far capire che anche il nostro prodotto ha nicchie di design e arredamento. E che per esempio alcune destinazioni d’uso nell’hotellerie sono delle pietre naturali.

Si parla molto di “industria 4.0”. Il settore lapideo a che punto è in questa fase di “evoluzione”?

Se analizziamo l’interconnessione a livello di tecnologia che già esiste il nostro settore non è messo male. Ci sono aziende che sono in grado di monitorare macchine in movimento in tutto il mondo. Non siamo lontani da certi esempi fatti quando si parla di “4.0”. Abbiamo anche una componente robotica che non è inferiore ad altri settori. Nel campo marmo è un pochino diverso. Bisognerebbe parlare di interconnessione tra azienda, cliente, fasi di produzione, ecc. lì siamo un pochino indietro.

Marmo e comunicazione. Molte aziende, a vedere negli stand, iniziano a cercare di comunicare sempre di più. Come si può lavorare in questa direzione?

E’ sicuramente un lavoro su cui in vari momenti storici si è puntato, spesso singolarmente anzi che in gruppo. Noi stiamo lavorando su un ragionamento che mette al tavolo, almeno a parole, un certo numero di produttori per dire questo prodotto va difeso ma non attaccando il nostro concorrente ma sforzarndoci per rendere più evidente le caratteristiche naturali di questo prodotto. Ci sta dentro anche il discorso che si può fare design anche con un prodotto naturale. La nicchia del design è piccola per tutti. Molto visibile, molto bella da mostrare, ma piccola. Noi abbiamo la fortuna di fare grandi rivestimenti. Per cui se il design è un veicolo di promozione bene ma non deve essere quello il segmento su cui puntare perché non è economicamente sostenibile.

La federazione europea del lapideo (EUROROC) può avere un ruolo per la promozione?

Sono molto critico verso la federazione europea alla quale partecipiamo ormai per onor di firma. Abbiamo cercato di modificarla, cambiarla, ammodernarla. Non ci siamo riusciti. E’ una federazione, a nostro modo di vedere, molto conservativa che tende a proteggere i mercati interni europei, sopratutto di lingua tedesca, mentre noi come la Spagna siamo totalmente orientati sull’estero. Noi siamo per aumentare le vendite e vendere all’esterno, loro sono per tutelare il loro mercato interno che continua ad essere in molti casi mercato di prodotti locali. A me piace che nelle associazioni si facciano pesare le idee. Allora nel momento in cui c’è un mix di paesi che vuole andare verso l’internazionalizzazione, quindi paesi che sono in una direzione, mentre altri paesi, come Svizzera, Germania, Austria, dicono che si deve difendere il mercato interno allora siamo lontani anni luce. Restiamo dentro però non è una federazione che a noi interessa. Forse l’abbiamo sopravalutata all’inizio.

Perché nella zona apuana c’è un tasso infortunistico di settore largamente più alto rispetto alla media nazionale?

Il nostro lavoro ha un grado di pericolosità notevole però io non posso accettare il discorso che di escludere a prescindere la casualità o che ancora non si sanno i motivi dei due morti in cava e già partono tweet sindacali che parlano di responsabilità da parte imprenditoriali, di non certezza delle regole. Sono due estremi che non accetto. Si può fare molto di più per essere sicuri. Il ragionamento che mi sforzo di far capire alla parte sindacale ma non ce la faccio e che bisogna essere disponibili a ragionare mettendo insieme la maggior sicurezza con necessariamente una minor produttività. Questo vuol dire minor produttività ma anche minor impiego di risorse umane. Perché solo così le tre cose stanno assieme: se devo controllare di più devo essere disponibile a produrre di meno e se io, come imprenditore, sono disponibile a produrre di meno dall’altra parte bisogna pensare che con meno produzione non posso permettermi di avere la stessa forza lavoro. Se siamo tutti d’accordo su questo possiamo fare grandi cose ma ho la sensazione che il ragionamento vada bene a tutti fino a metà. Più controlli, maggiore sicurezza, va bene. Tu diminuisci la produzione? E’ un tuo problema, la forza lavoro la devi mantenere su certi livelli. Non è possibile. Ragioniamo tenuto conto di tutto questo discorso. E’ un po’ forte come ragionamento ma è la verità. Non posso io inserire tutta una serie di controlli, utilizzare ulteriormente risorse umane per quello che sto facendo già adesso ma avere la stessa produzione. Il discorso di dire “chiudiamo le cave, mandiamo tutti a casa” è una follia. Qui vorrebbe dire radere al suolo un territorio. Tre anni fa in assemblea invitai personalmente i tre responsabili sindacali a vedere in Cina come si lavora in segheria. Voi venite, a nostre spese, vi fate una idea e poi torniamo al tavolo a rinnovare il contratto. Non sono mai venuti. Non hanno interesse a vedere cosa fa il mio concorrente ma se non lo vedono come fanno a dire che posso restare competitivo.

Luca Borghini – Carlo Montani

Interview with Asghar Khan Utmankhel (APMIA)

Asghar Khan UtmankhelInterview with Asghar Khan Utmankhel Senior vice Chairman, APMIA (All Pakistan Marble Industries Association) GS MMIDA ( Marble Mines & Industries Development Association) KP Provance.

The stone market in Pakistan?

Presently there are more than 3000 Units (Block cutting Industry) running all over Pakistan & 7 Marble Cities (Marble Industrial estates) are in pipeline, which are the earning source of over 100 thousands direct Families with 3% annul Sector growth. Following are three main pillars of Marble & Granite Industry: Marble & Granite Deposits 2) Electricity 3) Labour
In a broad since we have the above requirement naturally for example we have billions tons of Deposits, source of Hydal electricity & world cheapest labour. According to various sources the world total stone exports is over $ 48 billion while from Pakistan its only $ 130 million annual. Our Government is trying to help but due to War of terrorisms & finance problem it couldn’t achieve the goals set by 10 years old policy at that time government. PASDEC (Pakistan stone development company) were build to facilitate, If the required facilities like Roads, Water, & electricity are  provided at Quarries & new cutting technics were used in Processing then we are 100 % sure that it is easy to earn $ 1 billion annually from the current Installed Capacity & the same will increase as the sector grows up. In short we are confident that’s this sector is the future of Pakistan.

marbleegraniteexportpakistan

Following is Pakistan export graph 2003 to 2013 figures

Domestic demand grows?

As I’m telling you that here are Presently more than 3000 Units (Block Processing Units) running all over Pakistan which are the earning source of over 100 thousands direct Families with 2% annul growth. So majority of these units production sales in local market of Pakistan.

Pakistan is also Heaven for imported stones specially Granite from all over the world. China & India are the top exporters to Pakistan Regarding Granite. Local market demands is growing with the passage of time.

The main stones of Pakistan

The main stones of Pakistan

What role does the MMIDA?

MMIDA (Marble Mines & Industries Development Association) is a Provincial KP (Khyber Pakhtunkhwa) Base Association of Stones mining & processing entrepreneurs since 2012. KP is a mineral rich province of Pakistan famous for Black Granite, & white marble. The majority Marble & Granite mines & processing Units are located here in KP Province of Pakistan. Country 75% Marble & granite business is here.

The MMIDA has been actively working to address the role of mining, marbles, minerals, and natural resources in Pakistan for sustainable development of these sectors as well as economic revitalization through industrial growth. MMIDA provides assistance in arranging meetings and workshops related to mining and mineral industries, as well as to the business community located in different parts of the country. The MMIDA team is also part of the Working Group, which has been given the task to highlight the mines & mineral resources in KP-FATA and to try to explore investment possibilities and business potential for industrial & economic growth. (Website of MMIDA)

 

 

Il progetto di un anfiteatro in Marmo di Angelo Mangiarotti

Angelo Mangiarotti

Angelo Mangiarotti

La sintesi del concetto di “progettazione oggettiva” su cui Angelo Mangiarotti ha fondato mezzo secolo di sperimentazioni e ricerca nel campo della architettura contemporanea, si svolge nelle brevi e schiette e risposte a questa intervista. La presentazione di un affascinate progetto inedito, arricchisce di sostanza concreta le tesi proposte da questo maestro dell’architettura e del design contemporanei.
D-Quale è il tuo punto di vista circa le attuali tendenze della architettura contemporanea, dove pare che sia in atto una inversione di tendenza radicale che scalza le basi della nostra tradizione costruttiva puntando alla realizzazione di edifici intesi come macro oggetti?
R. Sarò molto esplicito: purtroppo si sta abbandonando il concetto di progettazione oggettiva. Prendiamo ad esempio il caso di un concorso di progettazione. Fare una cosa “corretta” che però appare in qualche misura come cosa già vista significa semplicemente aspettarsi una stroncatura da parte dei “critici”. Non importa che il progetto sia corretto in relazione alla propria funzione, o che l’analisi dei costi, l’utilizzo di soluzioni e di materiali opportuni renda evidente la correttezza della progettazione. Il semplice fatto che qualcuno possa considerarlo “già visto”esclude ogni possibilità di successo. Basta fare un elenco, relativamente agli ultimi anni, circa il lavoro di decine di commissioni di concorso per capire che i risultati sono un disastro. Si tende ormai a premiare le cose strambe ed inutilmente complicate solo perché appaiono innovative, o semplicemente non appaiono già viste. Anzi, credo che non si sappia più nemmeno il perché debbano essere così torti e complicati; insomma, per esagerare il mio pensiero, a Michelangelo oggi gli si farebbe fare una cupola a spirale. Il mio è quindi un giudizio non positivo sulle attuali tendenze, su questa ricerca formale di cose mai viste. Certi architetti fanno scintille per un anno o due e poi scompaiono dalla scena. Ricordi il post-modernismo? Se non facevi cose post-moderne eri un cretino. Ora dove sono finiti i post-modernisti? Forse è una questione di clima culturale, ma in effetti…sono solo formalismi. Se non ci sono strumenti realmente innovativi è inutile fare del formalismo. Prima non si sono mai fatte cose strambe, ardite si! Non tutti i giorni nasce un materiale nuovo e realmente innovativo, ma dato che tutti i giorni si costruisce, la tendenza per essere “un po’ diverso”è il cercare la forma contorta e non funzionale. Forse anche perché il pensiero è contorto, e se guardi sotto… non c’è niente. Ecco perché continuo a pensare che è meglio vedere una cosa già vista, ma corretta, che una mai vista ma scorretta.
D- La tua lunga esperienza professionale e di ricerca ti ha messo in rapporto a scelte circa l’uso di due materiali fondamentali per la progettazione architettonica: la pietra e il cemento. Quale è il tuo rapporto con questi due materiali?
R-Due cose completamente diverse per uso e funzione: bisogna conoscerle per poterle usare bene. Se il marmo non lo conosci fai le cose in cemento, magari che sembra pietra, e tiri via. E’ vero che le copie sono molto ben fatte, ma tu hai perso il contatto con la realtà, una realtà culturale millenaria. E’ come paragonare il pane fresco con quello raffermo; ma d’altronde quando c’è crisi di farina si addotta la crusca, con la scusa che fa bene, che digerisci meglio…

Io ho cominciato ad utilizzare il marmo alla Henraux, nei primi anni sessanta:venivo giù da Milano, e confesso che rimasi affascinato dalla estrosa personalità di Erminio Cidonio, che mi lasciava fare, mi lasciava sperimentare la materia, ricercare soluzioni innovative.

E’ determinate avere buoni rapporti con le ditte che lavorano il marmo, stabilire un rapporto di fiducia con chi vi lavora.Materiale c’è ne dappertutto, non la cultura del marmo; devi avere il piacere di conoscerlo, di sapere come è e di immaginare il senso e il significato di quello che potresti realizzare.
D-Ho dinnanzi a me un tuo progetto, inedito, aggiungo “formalmente corretto”,che è stato concepito dalla tua fantasia sulla base di qualche cartografia, foto, indicazione che ti portai la scorsa estate:assolutamente insufficente per ogni virtuosismo. Eppure, è un progetto che sposa felicemente marmo e cemento in una soluzione “ardita”. Come e perché è nato questo progetto?
R- C’era la possibilità di fare un’anfiteatro. Mi sono posto il problema di fare una cosa fortemente attenta all’ambito spaziale e alla sua collocazione. Mi sembrava una buona idea che la gente potesse sedere in un’anfiteatro a guardare il mare. La “provocazione”è stare seduti, guardare il mare, ed essere a Carrara, con alle spalle le Apuane con il loro cuore di marmo e davanti il mare. Vi sembra poco?

La struttura portante è in cemento armato, rivestita di marmo bianco lavorato in maniera curvilinea. E’ vero, assomiglia vagamente ad una conchiglia spiaggiata sulla scogliera da una mareggiata. Si possono fare concerti sul mare, manifestazioni, spettacoli teatrali, oppure sedersi in una giornata qualsiasi a guardare il mare, a leggere. Insisto, vi sembra poco?

 

2004

Daniele Canali