Vita del marmo: la pulizia

di Carlo Montani

Foto Daniele Canali / Marmonews.it

Foto Daniele Canali / Marmonews.it

La prima manutenzione, sia pure di carattere ordinario, anche in campo lapideo è costituita dalla pulizia: un trattamento di cui hanno bisogno tutti i materiali. Marmi e pietre non fanno eccezione, anche se l’impatto è ben diverso secondo il tipo d’impiego ed i caratteri fisico-chimici e fisico-meccanici: una cosa è l’utilizzo all’esterno piuttosto che all’esterno della costruzione, al pari degli indici di resistenza di un prodotto calcareo rispetto a quello siliceo. Proprio per questo, lo specialista della pulizia deve essere un professionista che non lasci campo libero all’improvvisazione ed al pressappochismo, ma possegga, al contrario, una buona base di conoscenze teoriche, e soprattutto di esperienza: se non altro, per prevenire confronti tra marmisti, posatori ed utilizzatori che non siano costruttivi ed equamente risolutivi.

E’ stato detto che la pulizia del marmo è più complessa della lucidatura: affermazione per molti aspetti pertinente, perché di norma riguarda interventi su materiale in opera, mentre la lucidatura è una fase del processo industriale.

La pulizia può essere manuale, meccanica od elettromeccanica. Nel primo caso, raggiunge difficilmente risultati ottimali, ma in diverse occasioni esercita un’utile funzione integrativa, al pari di quella indotta da una generosa risciacquatura: infatti, il trattamento delle vie di fuga è più esauriente proprio con la manualità, idonea a penetrare capillarmente negli interstizi del pavimento o del rivestimento.

Un’altra forma di pulizia relativamente semplice, utilizzata anche nel privato, è quella al vapore acqueo, che si pratica con attrezzature di facile manovrabilità; nondimeno, l’alta temperatura del fluido detergente può creare problemi di vario genere, come la condensa nei pori, l’esaltazione visiva delle fughe ed il distacco di piccoli pezzi isolati, con effetti negativi per l’intera commessa. E’ necessario, pertanto, controllare con le dovute attenzioni l’intensità del getto e la temperatura dell’acqua.

La pulizia meccanica può essere effettuata per mezzo di macchine a disco girevole – calettato ad un perno centrale – che esce dal vano motore, ed è in grado di effettuare un numero di giri assai variabile, che oscilla dai 180 ai 1100 al minuto, utilizzando in maniera differenziata la capacità abrasiva delle apposite spazzole, dotate di setole aventi un diametro compreso fra i tre ed i cinque millimetri, e di un aspiratore idraulico per la raccolta della sporcizia. L’utilizzo di queste attrezzature deve essere calibrato in funzione del materiale da trattare, onde prevenire il rischio di abrasioni sulla superficie in vista, e presume l’applicazione in locali di ampiezza limitata, più spesso su concrezioni ostinate.

Un’alternativa funzionale maggiormente diffusa è quella delle macchine spazzolatrici ed aspiratrici più complesse, con gruppo motore, due serbatoi indipendenti, dispositivo aspirante e spazzole. Il primo serbatoio contiene la sostanza liquida detergente, ed è dotato di dosatore automatico, mentre il secondo è destinato alla raccolta del materiale di risulta. La produttività del complesso è garantita dalla centralina regolatrice della velocità di spazzolatura e della potenza di aspirazione: la pulizia a regola d’arte è funzione di una regolazione ottimale di questi parametri, e quindi, di una professionalità a più forte ragione adeguata.

In conclusione, anche un’operazione apparentemente semplice come la pulitura della superficie lapidea ha bisogno di attenzioni opportune nell’utilizzo di attrezzature e consumabili, e nella scelta preventiva delle tecnologie. La manutenzione del marmo e della pietra è più agevole e veloce di quella di altri materiali da finitura, soprattutto nella normale opera di pulizia periodica, ma non deve essere governata da criteri discrezionali come quelli del “praticone” di turno, se non si vogliono compromettere i risultati di alto livello funzionale ed estetico che è giusto esigere nella moderna fornitura lapidea.

La Piramide di Cestia torna a risplendere. Magnate giapponese finanzia il restauro

Foto Flickr Zach Maggio

Foto Flickr Zach Maggio

Torna a splendere, dopo un restauro da 2 milioni di euro finanziato dal mecenate giapponese Yuzo Yagi, la Piramide Cestia. E’ durato 327 giorni il restyling del monumento fatto realizzare da Caio Cestio nel I secolo a.C., conclusosi il 19 dicembre scorso con 75 giorni d’anticipo rispetto alla stima del progetto. Stamattina il taglio del nastro: presenti, tra gli altri, insieme allo stesso Yagi, il sindaco di Roma Ignazio Marino, l’assessore capitolino alla Cultura e al Turismo Giovanna Marinelli, i sottosegretari ai Beni culturali, Francesca Barracciu e agli Esteri, Benedetto Della Vedova e l’ambasciatore del Giappone Kazuyoshi Umemoto. LEGGI TUTTO SU REPUBBLICA.IT