Andamento commerciale delle Macchine tagliatrici di cava

L’espansione del mercato mondiale di marmi e pietre degli ultimi anni ha trovato una corrispondenza in quella degli investimenti, effettuati dalle aziende lapidee, nelle macchine e negli impianti.

Questo andamento è stato comunque contraddistinto da alcune specifiche inerenti soprattutto il mercato europeo, dove le difficoltà congiunturali generali delle imprese, hanno inciso anche nel campo dei macchinari lapidei.

Ricordiamo che è proprio il continente europeo quello caratterizzato dalla parte più consistente del mercato delle tecnologie; un ruolo egemone è ancora rappresentato dalle produzioni delle imprese italiane che nel giro degli ultimi quindici anni hanno addirittura raddoppiato il valore dell’export di settore.

Il commercio dei macchinari e delle strutture impiantistiche resta comunque caratterizzato da condizioni particolari legate alla elasticità della domanda, a sua volta legata alla propensione delle imprese ad investire nei macchinari per l’ estrazione, la lavorazione ed al trattamento in generale del materiale lapideo.

All’interno di questo contesto la presente analisi si sofferma sul settore delle macchine tagliatrici di cava automatiche, contraddistinto da una forte concentrazione di mercato, superiore a quella rilevabile per gli impianti di segheria e laboratorio.

Se prendiamo in considerazione l’andamento delle esportazioni mondiali di queste tecnologie nell’ultimo quinquennio, dal 2010 al 2014, possiamo mettere in rilievo che il valore complessivo delle esportazioni del comparto a raggiunto i circa 4,6 miliardi di dollari, con una media annuale superiore ai 900 milioni.

Un mercato abbastanza agile che ha ottenuto valori annui di interscambio commerciale superiori al miliardo di dollari nell’annualità 2010 e 2011, per poi perdere in valore assoluto negli anni successivi. Se prendiamo la dinamica dell’ultimo periodo, anno 2014, osserviamo una ripresa rispetto all’anno precedente, il 2013, valutabile in termini percentuali con un +10,3%, a testimonianza di un nuovo vigore del mercato, ma ancora lontana dalle esportazioni mondiali del 2010, raffronto che mostra una perdita del -17,1%.

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Nella distinzione per mercati di produzione, sempre negli ultimi cinque anni, è interessante osservare come i 4,6 miliardi di dollari, siano riferibili, per una quota del 62%, pari a 2,8 miliardi, alla Germania, produttrice leader di macchine tagliatrici, seguono con valori quasi identici, per un peso del 7% circa, le spedizioni all’estero degli Stati Uniti e quelle dell’Italia. Con una quota del 5% il Giappone e con il 2% la Cina: la parte restante, identificabile con altri Paesi vale il 17%, un valore di non poco conto.

Questa disamina evidenzia come il mercato delle macchine tagliatrici sia ad oggi concentrato in una cerchia ristretta di Paesi egemoni, dal punto di vista produttivo, e pertanto anche da quello delle conoscenze tecnologiche e del know –how, ma, allo stesso tempo, si osserva una crescita di altri piccoli produttori, competitor comunque ancora distanti dalle performances delle imprese tedesche, italiane e americane.

 

Soffermando l’attenzione sulla produzione dell’Italia segnaliamo un andamento non lineare nell’ultimo quinquennio, nel quale si è passato da un export di circa 110 milioni di dollari nel 2010, a valori dimezzati negli anni successivi, 56 milioni nel 2011 e 60 milioni nel 2012. Nell’ultimo biennio si è registrata una risalita delle vendite nel 2013 con un totale di circa 70 milioni, per poi perdere nell’ultimo anno, il 2014, addirittura il 44% del totale, assestandosi ad un valore di spedizioni pari a 39 milioni di dollari. E’ pur vero che tale caduta sia riconducibile ad alcune anomale variazioni che hanno interessato alcuni mercati di destinazione (Danimarca passata da 18 milioni a 2), e pertanto dovranno essere valutati con cautela ai prossimi consuntivi, ma, ciò nonostante, pur eliminando le variazioni anomale, nell’ultimo anno il trend è stato sostanzialmente negativo.

Nell’ultimo anno l’Italia ha esportato macchine tagliatrici in moltissimi Paesi, le quote più rilevanti sono quello degli Stati Uniti (26,3% del totale), seguito dai mercati della Cina (11,9%) e dell’Arabia Saudita (11,5%), ecc.

I primi 15 paesi verso cui sono indirizzate le Macchine tagliatrici delle imprese italiane

Posizione

Paese

Euro

Inc. %

1

Stati Uniti

7.760.393

26,3

2

Cina

3.523.263

11,9

3

Arabia Saudita

3.385.378

11,5

4

Danimarca

2.234.763

7,6

5

Regno Unito

2.004.598

6,8

6

Australia

1.598.933

5,4

7

Turchia

1.048.323

3,6

8

Argentina

492.443

1,7

9

Francia

473.647

1,6

10

Svizzera

412.246

1,4

11

Romania

342.621

1,2

12

Israele

336.463

1,1

13

Venezuela

330.870

1,1

14

Sud Africa

283.181

1,0

15

Svezia

278.958

0,9

Appare significativa una duplice valutazione, da un lato le dinamiche delle macchine di cava, al pari di quelle utilizzate nella trasformazione, sono caratterizzate da una forte ciclicità collegata agli investimenti innovativi delle imprese del settore, dall’altro, al pari dei mercati principali di riferimento, sembrerebbero emergere, anche in questo caso con variazioni da anno ad anno molto accentuate, una serie di mercati minori, che nel prossimo futuro potrebbero rappresentare occasioni importanti per lo sviluppo delle vendite delle imprese italiane.

Ulteriori considerazioni devono essere riservati ai Paesi concorrenti più significativi.

In primis la Germania con 526 milioni di dollari annui, nel 2014, ha esportato macchine tagliatrici principalmente in Qatar, per una quota del 28,9% del totale, seguono Cina (12,3%), Arabia Saudita (10,2%), Stati Uniti (9,9%) e Venezuela (7,3%).

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Nella graduatoria dell’export mondiale dell’ultimo anno incontriamo, nella seconda posizione, il Giappone con circa 55 milioni di di vendite, dato che deve essere valutato con cautela, e le destinazioni principali sono state rispettivamente Singapore, Corea del Sud, Malaysia, Cina e altri Paesi asiatici. In questo caso è comunque osservabile che il ruolo del Giappone è autorevole in particolare per quanto concerne i mercati asiatici.

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Gli Stati Uniti rappresentano invece una quota consistente dell’interscambio commerciale di macchine tagliatrici, sia dal lato delle importazioni, sia per quello che riguarda la produzione e la vendita delle stesse. In quest’ultimo caso possiamo sottolineare che le imprese americane hanno venduto macchinari per un valore di circa 54 milioni di dollari.

Allo stesso modo del Giappone anche le aziende degli Stati Uniti svolgono un ruolo centrale per i Paesi limitrofi, che difatti risultano anche i maggiori importatori dei loro prodotti; nell’ultimo anno il 44% del totale delle esportazioni è stato destinato al Canada (27%) ed al Messico (17%). Una quota rilevante è stata indirizzata anche a Singapore.

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Possiamo pertanto concludere questa breve disamina delle vendite di macchine tagliatrici per il lapideo evidenziando il ruolo di leader ancora appannaggio della Germania, di alcune difficoltà incontrate soprattutto nell’ultimo periodo da parte delle produzioni delle imprese italiane, a fronte di quote di mercato conquistate dagli Stati Uniti e dal Giappone che, comunque persistono come competitor soprattutto nei contesti continentali a loro limitrofi. Resta poco decisa la crescita della Cina in questo settore, preferendo ancora l’importazione di macchinari da altri Paesi, e l’Italia in questa graduatoria rappresenta il secondo mercato di riferimento.

In questo contesto, molto ciclico e volatile, le imprese italiane hanno, grazie soprattutto alla qualità dei prodotti, progettualità e servizi connessi, enormi margini di miglioramento, in particolare in taluni mercati in ascesa, una presenza sul mercato che deve comunque essere caratterizzata da innovazioni di prodotto e rinnovamento di servizi, valori aggiunti che possono permettere di recitare ancora un ruolo da protagonista in un mercato mondiale sempre più selettivo.