Macedonia: Il marmo come strumento di sviluppo

Ad un ventennio dalla propria indipendenza, la Repubblica di Macedonia sorta dalla disintegrazione della ex Jugoslavia ha trovato nel marmo una fonte di reddito apprezzabile, soprattutto nel distretto di Prilep, quarta città del Paese, grazie ai suoi giacimenti del Bianco Sivec: un cristallino compatto, le cui produzioni di prima scelta pongono a disposizione della clientela blocchi, lastre e manufatti di valore monocromatico assoluto, che ne hanno fatto un prodotto particolarmente apprezzato, anche alla luce delle sue riserve oggettivamente limitate.

 

Stante la dimensione modesta del mercato interno, che riguarda un Paese con due milioni di abitanti su un’area pari a 25 mila chilometri quadrati, le fortune del comparto lapideo macedone sono legate soprattutto all’esportazione, che nel 2015 ha interessato spedizioni per 79 mila tonnellate, costituite per nove decimi da grezzi, ed un valore nell’ordine dei 22 milioni di dollari. Possono sembrare cifre di poco conto, ma nel ragguaglio al 2001, quando le vendite all’estero si erano fermate a 30 mila tonnellate ed a cinque milioni di dollari, non si può negare che sia stato conseguito un progresso molto significativo.

 

La Macedonia lapidea non possiede soltanto il Bianco Sivec, ma può contare su altri giacimenti di buon rilievo come quelli in agro di Gostivar. Tuttavia, le caratteristiche tecnologiche e soprattutto cromatiche del Sivec ne hanno fatto il materiale di gran lunga più conosciuto e promozionato, anche nelle manifestazioni fieristiche leader, a cominciare da quella di Verona.

 

Le strutture di trasformazione sono relativamente limitate, ed in prevalenza fanno capo ad investimenti greci, resi attuali e competitivi da un regime fiscale favorevole. Non a caso, la stessa esportazione grezza, struttura portante del settore, interessa proprio la Grecia come primo mercato di sbocco, seguita nell’ordine da Cina, Italia e Turchia: in particolare, nel 2015 le importazioni italiane hanno avuto riguardo a circa seimila tonnellate, pari a nove punti percentuali. Fra le altre destinazioni, quelle con un flusso superiore alle mille tonnellate hanno interessato, sempre nel 2015,  Albania, Serbia e Bulgaria. In sostanza, fatta eccezione per le vendite in Cina, i mercati di maggiore interesse per il marmo macedone sono quelli europei contigui.

 

L’importazione è pervenuta a 26 mila tonnellate, contro le 13 mila del 2001, ed è costituita in buona maggioranza da prodotti finiti, compresi quelli di granito, di cui la Macedonia è priva. In ogni caso, oltre un quarto degli approvvigionamenti esteri sono di grezzi, a conferma di una buona funzionalità delle strutture trasformatrici locali.

 

Allo stato delle cose si può dire che la Macedonia lapidea è identificabile soprattutto nel Bianco Sivec: un materiale che, anche alla luce dei costi contenuti e del regime operativo oggettivamente elastico, costituisce una concorrenza di qualche rilievo per le produzioni altrui, non soltanto apuane, ma anche turche ed elleniche, e ripropone, soprattutto in Italia, l’esigenza di adeguate iniziative a tutela dei suoi prodotti esclusivi.