Export lapideo 2017: sale il grezzo (+21%), calano i lavorati (-7,8%)

Foto Ennevi

La politica delle quantità che si va nuovamente affermando nel mondo lapideo, con particolare riguardo alla congiuntura dell’ultimo biennio, non è priva di eccezioni, tra cui emerge quella dell’Italia, il Paese che vanta le maggiori tradizioni di settore e che costituisce tuttora un modello di riferimento, almeno dal punto di vista della qualità, e delle potenzialità offerte dalle sue tecnologie. Del resto, le condizioni operative non sono uguali per tutti, con differenze talvolta decisive, indotte da collocazione geografica, dotazioni infrastrutturali, capacità di valorizzare le risorse, propensione all’investimento, qualificazione professionale, volontà politica.

In Italia, la gestione delle attività settoriali continua ad evolversi in modo disomogeneo: da un lato, la disponibilità di ampie riserve accertate, di una competenza straordinaria e di una produzione tecnologica oltremodo avanzata la pongono in condizioni potenziali di vantaggio, che peraltro vengono regolarmente elise da strozzature finanziarie, difficoltà di accesso al credito agevolato, massimalismo ecologista, ristagno dell’attività edilizia, carenze promozionali, limiti della politica d’intervento. Si tratta di una condizione evidentemente contraddittoria, con effetti conseguenti sull’economia del settore e sui risultati della sua gestione, a cominciare dall’interscambio: effetti positivi soltanto in parte, come attestano le cifre.

Nel 2017 l’esportazione italiana ha fatto registrare una crescita di oltre centomila tonnellate, con un progresso del 4,6 per cento, che diventa più apprezzabile a fronte delle diminuzioni ascritte nel triennio precedente, per un totale di circa 14 punti. D’altra parte, la crescita in parola si deve quasi esclusivamente ai grezzi calcarei, dove le spedizioni si sono incrementate nella misura di 250 mila tonnellate, raggiungendo il nuovo massimo storico e mettendo a segno un balzo del 21 per cento, mentre i lavorati hanno perduto oltre centomila tonnellate, con una contrazione del 7,8 per cento che nel ragguaglio ventennale ammonta addirittura alla metà, evidenziando un decremento pari a 1,4 milioni di tonnellate.

Il ruolo crescente assunto dal grezzo nell’export italiano diventa particolarmente chiaro nella scomposizione delle spedizioni per tipologia di prodotto in quantità ed in valore, dove quelle dei blocchi e delle lastre a piano sega di materiali calcarei sono pervenute alle quote massime proprio nel 2017, raggiungendo il 49 per cento nei volumi ed il 20,8 per cento nei flussi valutari (tav. 56), mentre sono specularmente diminuite al 42,4 per cento le vendite estere di lavorati con valore aggiunto, ed al 75,4 per cento quelle in valore, con regressi rispettivi di sei punti e mezzo, e di oltre quattro. Ne emerge una modificazione strategica che è pervenuta ad una preferenza più accentuata per la politica del grezzo: da una parte, per l’incremento della domanda estera di blocchi, e dall’altra, per la diminuzione di quella del prodotto finito, ma nello stesso tempo per la minore disponibilità agli investimenti nel processo di verticalizzazione.

I maggiori acquirenti del grezzo italiano, con largo vantaggio sugli altri, sono la Cina e l’India, che nel 2017 hanno alimentato il 68 per cento del totale esportato dall’Italia, con un’incidenza pressoché uguale in valore, mentre le spedizioni totali hanno raggiunto 452 mila tonnellate, con un aumento del 29,8 per cento rispetto al 2016, e del 21,3 per cento in valore. I prezzi medi sono cresciuti per quasi tutte le vendite, comprese quelle nei mercati minori (tav. 57) dando luogo, anche per questo aspetto, ad un vero e proprio “rally”.

Quanto all’import, l’andamento negativo è stato ancora più forte, con un regresso di 140 mila tonnellate nei confronti del 2016, pari al 12,4 per cento, che porta a sette quelli annuali consecutivi e registra un crollo del 63,5 per cento rispetto al massimo del 2006, a cui corrisponde una media annua nell’ordine dei sei punti (tav. 58): ciò, senza dire che gli approvvigionamenti italiani dall’estero, un tempo costituiti in larga maggioranza da grezzi, con riferimento prioritario a quelli silicei, sono pervenuti al 25,8 per cento di materiale lavorato, evidenziando un ulteriore elemento critico per quanto riguarda le attività di segheria e di ulteriore trasformazione del prodotto semilavorato.

Il rovescio della medaglia assume un’evidente visibilità nell’andamento dei valori medi, in specie del materiale finito, dove l’accelerazione si è fatta più cospicua proprio negli ultimi anni, tanto che nel 2017 il prezzo per unità di prodotto ha conseguito il nuovo massimo con oltre 63 euro al metro quadrato equivalente (tav. 59) speculare a quello in valuta extra-europea, di poco inferiore ai 72 dollari, come già evidenziato nel raffronto con le quotazioni altrui, che vede proprio l’Italia in posizione di leader. Questo valore medio esprime alcuni massimi per singole destinazioni largamente superiori ai cento dollari, come è avvenuto, nell’ordine, per Regno Unito, Russia, Stati Uniti e Canada, a conferma di un gradimento per il prodotto italiano ormai consolidato (tav. 60) ed esteso anche ai mercati più interessati a materiali correnti ed a formati standard, quali Germania, Arabia Saudita, Emirati e Kuwait.

Il consuntivo italiano del 2017, in conclusione, mette in evidenza una gestione prevalente finalizzata alla redditività, tipica delle politiche aziendali rivolte al beneficio immediato, che non appare allineata a quella di altri Paesi protagonisti e concorrenti, cominciando dall’India e dalla Cina, dove le opzioni prevalenti sono orientate in senso quantitativo: beninteso, senza pregiudizio degli equilibri globali di gestione, ma attraverso un profitto che riviene soprattutto dai maggiori volumi prodotti e venduti. In questo senso, le indicazioni già emerse negli esercizi precedenti circa la vocazione italiana a riconsiderare la strategia del valore aggiunto nell’ottica dei mercati di nicchia, e soprattutto a sviluppare le opzioni di mercato in favore del grezzo, ne traggono ulteriore conferma.