Lapideo, condizioni settoriali nel mondo e situazione italiana

L’industria del marmo e della pietra è contraddistinta da uno sviluppo mondiale sostanzialmente costante, con un gradiente di crescita superiore a quello del sistema economico considerato nel suo complesso: nell’ultimo ventennio, il volume dei materiali estratti e lavorati è triplicato, portandosi dai 51 milioni di tonnellate del 1998 ai 153 milioni del 2018: al fenomeno hanno contribuito Paesi di tutti i continenti, nel quadro di una progressiva valorizzazione dei propri materiali, ovviamente con diversi apporti quantitativi, fra cui sono emersi in prima priorità quelli di India e Cina.

L’Italia resta il massimo produttore europeo ed occupa il sesto posto assoluto nella graduatoria mondiale del comparto, senza dire della sua consolidata “leadership” nella produzione e distribuzione di macchine ed impianti settoriali, e si avvale di condizioni assai avanzate del “know-how” e della professionalità, sempre in grado di fare la differenza per l’acquisizione delle commesse di alto livello progettuale ed esecutivo.

La dinamica mondiale del settore si fonda sull’apporto determinante dell’interscambio: oggi, il consumo planetario del marmo e della pietra, pari a circa 1,7 miliardi di metri quadrati equivalenti (allo spessore convenzionale di cm. 2) riviene in misura maggioritaria dall’export-import. Al riguardo, basti notare che nel 2018 sono stati scambiati 30,2 milioni di tonnellate in grezzi destinati ad essere lavorati nei Paesi di arrivo, e 26,2 milioni di tonnellate in prodotti finiti, per un totale di 56,4 milioni contro i 57,9 dell’anno precedente ed i 15 del 1994. In edilizia, si tratta della quota più alta nel ragguaglio alla produzione.

Per quanto riguarda l’Italia, giova sottolineare che il suo contributo alla movimentazione internazionale rimane importante soprattutto in valore, dove si colloca al secondo posto assoluto, con un volume d’affari che nel 2018 si è ragguagliato a circa 2.200 milioni di dollari, pari al 10,8 per cento del totale mondiale; e soprattutto, con un prezzo medio del prodotto finito che risulta primo nel mondo, con oltre 77 dollari per metro quadrato equivalente nello stesso 2018, contro i 71 dell’anno precedente, ad ulteriore attestazione di un crescente interesse dei mercati, in primo luogo per il suo livello qualitativo.

A proposito dell’Italia, si deve aggiungere che le sue opportunità sono parzialmente condizionate dalla forte parcellizzazione aziendale, espressa in modo icastico dalla media di occupati per azienda che non supera le cinque unità (soci compresi): cosa che rende necessaria, in parecchi casi, una politica di aggregazioni, talvolta sistematiche, come attesta la storia dei suoi Consorzi lapidei, talvolta contingenti, in specie nella gestione di specifici problemi ambientali, tecnici e commerciali.

La concorrenza non pratica strategie attendiste, e in diversi Paesi si avvale di un’accentuata propensione ad investire, supportata da una volontà politica capace di comprendere il ruolo propulsivo che il settore è in grado di esprimere, in specie nei comprensori caratterizzati dalla carenza di apprezzabili alternative; e quindi, di fornirgli adeguate infrastrutture e adeguati incentivi. Ciò, in aderenza alla strategia di promuovere iniziative opportune in campo professionale, economico e finanziario, raccomandata anche a livelli istituzionali a carattere internazionale. Lo sviluppo del comparto si è naturalmente differenziato anche alla luce degli interventi pubblici e della capacità imprenditoriale di sopperire alle loro carenze: fattore assai visibile in Italia, grazie al ruolo propulsivo di una struttura produttiva attenta alle esigenze dei mercati, e quindi disponibile ad investire nonostante le scarse attenzioni del momento pubblico.