Sintesi del 30° rapporto Marmo e Pietre nel mondo

(Foto Ennevi)

1. Premessa

Il trend di crescita del comparto lapideo mondiale ha trovato conferma nei consuntivi di produzione del 2018, ascrivendo un aumento dello 0,8 per cento e portandosi al nuovo massimo storico, pari a 153 milioni di tonnellate, al netto dei cascami di cava. Non altrettanto può dirsi per quanto concerne l’interscambio, sceso a 56,5 milioni di tonnellate, con una flessione di un milione e mezzo nei confronti dell’anno precedente, quando era stato raggiunto il nuovo massimo, nell’ordine dei 58 milioni. Ne consegue che la pressione dell’offerta ha trovato maggiori opportunità distributive sui mercati domestici, meno condizionati dalle crescenti difficoltà politiche e doganali che hanno influito sulla stasi del traffico lapideo internazionale.

La dinamica dell’interscambio ha tratto conferma dall’andamento dei valori medi, con riguardo prioritario a quelli del prodotto finito, che nell’aggregato riferito ai primi dodici esportatori mondiali ha fatto registrare un decremento di quasi sette punti, portandosi a 34,10 dollari per metro quadrato equivalente, anche se i Paesi leader nella graduatoria del prezzo medio – Italia, Grecia e Brasile – hanno posto in evidenza ulteriori aumenti. E’ logico presumere che il fenomeno sia stato caratterizzato da maggiori accentuazioni sui mercati nazionali, dove hanno trovato utilizzo, a parte le quote destinate a magazzino, sia la maggior produzione, sia la quota riveniente dal regresso quantitativo dell’ex-import: ciò, con una crescita degli impieghi più accentuata nei consumi correnti.

2. Produzione e scambi internazionali

Il volume estratto, al lordo delle perdite di escavazione e lavorazione, ha superato 310 milioni di tonnellate, con un andamento speculare a quello del prodotto finito, che si è ragguagliato a 90 milioni di tonnellate: l’ampiezza del differenziale, nonostante lo sviluppo della tecnologia e dei rendimenti unitari, attesta l’importanza di una questione di fondo come quella di collocazione e valorizzazione dei materiali di risulta, dal perdurante rilievo strategico e tattico in specie nelle economie mature, più sensibili ai problemi dell’ambiente. La produzione di manufatti, dal canto suo, si è ragguagliata a circa 1.670 milioni di metri quadrati equivalenti (riferiti allo spessore convenzionale di cm. 2) alimentando ulteriormente il consumo mondiale.

Gli scambi internazionali, nonostante la congiuntura non ottimale dell’ultimo esercizio, restano la struttura portante nell’economia lapidea, con un ruolo nettamente superiore a quello dei prodotti concorrenti. In effetti, nel 2018 hanno interessato esportazioni ed importazioni che nell’aggregato complessivo di grezzi e lavorati bilanciano in circa 815 milioni di metri quadrati equivalenti ed in affari per oltre 20 miliardi di dollari: nel primo caso, con una flessione del 2,5 per cento che si deve prevalentemente ai grezzi, mentre quella del prodotto finito è stata pari a circa due punti, con una minusvalenza nel fatturato corrispondente, nell’ordine dei 400 milioni di dollari.

L’export, in fase di ulteriore concentrazione, è stato appannaggio largamente maggioritario dei sette massimi protagonisti: in ordine di valore, Cina, Italia, Turchia, India, Brasile, Spagna, Portogallo. Nel volume spedito, si è notevolmente consolidato il fatto nuovo già registrato nel 2017 con il sorpasso dell’India ai danni della Cina, che peraltro mantiene un forte vantaggio in valuta, collegato al fatto che le sue vendite all’estero sono costituite per una larghissima maggioranza da prodotti finiti. Giova aggiungere che i predetti Paesi, con l’aggiunta della Grecia, sono i soli ad avere collocato sul mercato lapideo mondiale marmi e pietre di loro produzione o trasformazione per oltre un milione di tonnellate cadauno, pari ad oltre il 72 per cento del traffico planetario.

Notevolmente più articolato, invece, risulta il consuntivo mondiale dell’import, con sei Paesi che hanno effettuato approvvigionamenti esteri per almeno un milione di tonnellate: nell’ordine, si tratta di Cina, Stati Uniti, Corea del Sud, Germania, India e Francia, con un aggregato pari al 45,6 per cento di quello mondiale. In proposito, è da rilevare la scomparsa dell’Italia nel ristretto gruppo degli importatori leader.

3. Concorrenza e consumi

Nel confronto con gli altri settori collegati all’edilizia, ed in particolare di quelli contigui, il bilancio del comparto lapideo resta competitivo, con un rapporto marginalmente migliorativo rispetto alla ceramica ed al grés porcellanato, che prevale di circa otto volte nel ragguaglio quantitativo espresso in termini di metri quadrati, ma soltanto di 3,4 in quello riferito al valore corrispondente, senza dire del suo interscambio che supera di poco la quinta parte della quantità prodotta, contro la forte maggioranza dei lapidei.

Al contrario, hanno confermato una crescita decisamente importante i consumi della cosiddetta pietra artificiale, specialmente in alcuni rilevanti mercati extra-europei: al riguardo, è da porre in luce come il valore globale dell’export di riferimento abbia ormai superato il 30 per cento di quello espresso dalla pietra naturale, contro il 21,5 per cento del 2010, e quindi, con un gradiente di sviluppo assai competitivo. D’altro canto, la pietra artificiale è costituita dal materiale di natura per una quota quantitativa quasi totalitaria, confermando il gradimento di parecchia clientela per i valori tecnologici ed estetici, che sono caratteristica essenziale di marmo, granito, travertino e prodotti similari.

L’impiego pro-capite è salito a 266 metri quadrati per mille unità, a fronte dei 264 dell’anno precedente e dei 117 del 2001, con una crescita annua di lungo periodo a doppia cifra, e quote assolute prioritarie in Cina, India e Stati Uniti, che peraltro figurano nelle retrovie della graduatoria unitaria, aperta da Svizzera, Corea del Sud, Arabia Saudita e Belgio, i soli Paesi che continuano ad esprimere un impiego superiore al metro quadrato per abitante, ma in regresso sia pure marginale rispetto agli ultimi consuntivi, diversamente da quanto è accaduto per altri protagonisti nello scacchiere lapideo mondiale, quali Portogallo e Spagna. Questa variabile, il cui trend di ascesa dimostra di essere in grado di prescindere dalle fluttuazioni del mercato internazionale, attesta che la crescita del settore può contare su risultati costanti, e soprattutto, sul probante gradimento degli utilizzatori.

Bisogna sottolineare che il ruolo più importante nel quadro della mondializzazione è svolto sempre dall’interscambio quantitativo, prima ancora che da quello in valore: l’assunto è da condividere se non altro per la comparabilità delle cifre di consuntivo in volume, anche nel lungo periodo, mentre quelle del giro d’affari sono condizionate dall’andamento del mix, da quello dei costi e dei prezzi, e talvolta da fattori monetari come le differenze di cambio e le eventuali svalutazioni o rivalutazioni. Si deve precisare, a proposito del mix, che la quota del grezzo ha interrotto la propensione alla crescita rilevata negli ultimi esercizi, anche a fronte degli investimenti nelle strutture produttive, in specie di trasformazione, effettuati da alcuni Paesi leader, con riguardo prioritario a quelli del continente asiatico. Ciò ha dato luogo, fra l’altro, ad un effetto secondario non trascurabile, come la riduzione della quota di trasporto del materiale destinato a discarica a fronte dei cascami di segheria e laboratorio.

Fra i caratteri salienti degli scambi che sono andati consolidandosi nel tempo, si deve fare riferimento alla conferma di un’altra realtà significativa di settore, pur nell’ambito delle accennate difficoltà congiunturali: la maggioranza dei consumi mondiali continua a riferirsi a materiali estratti e lavorati in Paesi diversi da quello di posa in opera, alimentando un indotto di grande rilevanza economica anche nel campo dei servizi, ed in primo luogo dei trasporti.

4. Maggiori produzioni mondiali

I primi sei produttori – nell’ordine: Cina, India, Turchia, Iran, Brasile, Italia – hanno espresso oltre sette decimi dell’estrazione mondiale, superando di oltre trenta punti la quota del 1996, ma ascrivendo alcune condizioni di stasi, talvolta più accentuate come nei casi del Brasile e dell’Italia, dove la congiuntura critica ha trovato motivazioni prevalentemente extra-settoriali. Invece, la maggiore propensione alla crescita è stata espressa dalle produzioni indiane, da leggere anche in sinergia con la crescente domanda di granito grezzo da parte cinese. La tendenza alla concentrazione, generalmente estesa alle fasi trasformatrici ed alla distribuzione, ne risulta comunque consolidata nonostante la crescita spesso ragguardevole di qualche realtà lapidea complementare, come in Macedonia od in Vietnam: basti pensare che allo stato delle cose sono soltanto undici i Paesi che sono in grado di mettere a disposizione del mercato una produzione superiore all’uno per cento del volume planetario.

In particolare, con quasi 50 milioni di tonnellate estratte, la Cina ha ribadito il suo primato produttivo con il 31 per cento di marmi e pietre prodotti nel mondo – in calo di circa un punto rispetto all’anno precedente – mentre l’India ha fatto registrare un’espansione quasi speculare, con una quota che è salita al 17 per cento.

I prezzi, alla luce di quanto si è detto, sono stati caratterizzati da un ripensamento talvolta molto significativo delle strategie precedenti, con cedenze anche vistose come è accaduto per le esportazioni dalla Turchia, dal Messico, dalla Francia e dalla stessa India, mentre hanno continuato a salire quelle dalla Grecia, e soprattutto dall’Italia, che per le sue spedizioni di manufatti lapidei, peraltro in ulteriore flessione quantitativa, ha potuto ascrivere il nuovo massimo di circa 78 dollari per metro quadrato equivalente contro i 71,7 dollari dell’anno precedente ed i 67,6 del 2016. L’andamento differenziato delle quotazioni, da interpretare in rapporto al mix distributivo, e per quanto riguarda i lavorati, alla diversa incidenza del valore aggiunto, dimostra che le strategie commerciali possono assumere caratteri alternativi anche nei Paesi leader, dovendosi confrontare con ampie differenze dei costi e con un mercato mondiale molto selettivo, caratterizzato da equilibri piuttosto elastici di offerta e di domanda.

Sul piano merceologico, i rapporti di forza tra materiali calcarei e silicei sono rimasti quasi stazionari, anche se in periodo lungo il gradiente di sviluppo dell’interscambio grezzo mondiale di marmo e travertino è stato notevolmente superiore a quello pur significativo del granito.

La Cina, pur confermandosi quale Paese leader in grado di determinare scelte strategiche anche in altri Paesi, ha visto diminuire la sua esportazione in volume per il quarto anno consecutivo, con una flessione di oltre un milione di tonnellate nei confronti del 2017 e di 3,2 milioni nel ragguaglio al 2014, mentre il decremento in valore è stato pari ad oltre 100 milioni di dollari nel confronto di breve periodo, ed a circa 1.200 milioni in quello di medio termine, con un saldo dell’interscambio nazionale che nel 2018 è sceso al di sotto dei tre miliardi. Il calo determinante è stato quello dei prodotti finiti, con perdite ragguardevoli nei maggiori mercati di sbocco, a cominciare da Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud, quale effetto di varie concause ivi compresa la sostanziale saturazione dei due mercati contigui, e prima ancora, le rinnovate vischiosità fatte registrare dagli acquisti nordamericani. Invece, le importazioni sono rimaste stazionarie, con ulteriore crescita di quelle del grezzo siliceo, in specie dall’India, a conferma del buon andamento della domanda domestica, e quindi dell’attività di segheria e laboratorio nel trattamento dei materiali importati, e naturalmente, delle produzioni domestiche.

A fronte della congiuntura cinese, improntata al ristagno dell’export, la conferma del primo posto nella graduatoria delle spedizioni quantitative mondiali da parte dell’India risulta sostanzialmente scontata ma ribadisce l’effetto psicologico riveniente dal sorpasso storico del 2017 a danno della Cina, se non altro per la visibile innovazione negli equilibri dell’interscambio mondiale. D’altra parte, è d’uopo sottolineare ancora una volta che tra le ragioni fondamentali del successo acquisito dall’India si deve annoverare l’incremento prioritario delle sue vendite di silicei grezzi proprio sul mercato cinese.

5. Italia: un ristagno annunciato

Nell’ambito dei maggiori Paesi lapidei, il consuntivo dell’Italia, pur contraddistinto dallo straordinario primato nel prezzo medio del manufatto, è stato ancora una volta negativo, con una diminuzione produttiva nell’ordine dei cinque punti ed una flessione del 9,6 per cento nell’export in quantità – netto da sottoprodotti – dovuta prevalentemente ai grezzi, con un regresso di circa 12 punti, e subordinatamente, al prodotto finito, dove la contrazione è stata pari al 7,5 per cento.

In conseguenza, si è nuovamente ampliato il differenziale negativo rispetto al massimo del 2000, nell’ordine del milione di tonnellate spedite e dei 28 punti percentuali, la cui maggioranza risulta concentrata nell’ultimo quinquennio, con un trend discendente interrotto marginalmente nel solo 2017.

L’importazione, dal canto suo, ha fatto registrare un’ulteriore diminuzione del 10,3 per cento che si aggiunge ai 26 punti perduti nel triennio precedente e che deve inquadrarsi nel permanente ristagno delle attività di segheria e laboratorio, oltre che in quello decisamente cronico dell’edilizia nazionale, con corrispondenti ulteriori effetti negativi sui livelli occupazionali: non a caso, negli ultimi dodici anni l’import lapideo italiano è diminuito per ben dieci volte, e risulta crollato del 63,4 per cento rispetto al massimo del 2006.

L’esportazione settoriale dall’Italia, sempre nel 2018, si è riferita a manufatti nella misura del 48,1 per cento del volume complessivo, con il recupero di oltre un punto rispetto all’anno precedente, mentre le spedizioni del grezzo, pur conservando la maggioranza assoluta, si sono ridotte al 51,9 per cento, con il tradizionale punto di forza del marmo, pari al 90,7 per cento dei grezzi venduti all’estero. La struttura dell’export italiano resta improntata ad una vocazione duplice: da un lato, quella di collocare sui mercati esteri il materiale grezzo più appetibile, e dall’altro, quella di una politica del manufatto sostanzialmente subordinata, che sottintende l’esistenza di carenze diffuse nelle strategie di verticalizzazione e di perseguimento del valore aggiunto, che nel settore lapideo – giova ricordarlo – consente di incrementare quello della materia prima, nell’ordine di parecchie volte.

In buona sostanza, il bilancio settoriale dell’Italia rimane assai problematico, sia nel breve termine che nel lungo periodo, e ripropone la necessità di adeguati interventi correttivi con riguardo prioritario al rilancio degli investimenti, pur avendo trovato un parziale antidoto alla flessione di produzione e vendite nell’ulteriore crescita dei prezzi di cui si diceva in precedenza, con particolare riguardo a quelli del materiale lavorato. In questo senso, è sempre lecito parlare di una “decrescita felice” sia pure per pochi, come da definizione utilizzata nel precedente Rapporto annuale.

6.Tecnologie di trasformazione

Un ruolo settorialmente fondamentale resta quello dell’indotto ed in particolare delle tecnologie di lavorazione: macchine e beni strumentali. Per quanto riguarda l’impiantistica, il 2018 si è chiuso con una produzione mondiale sostanzialmente stazionaria – in linea con quella dei materiali – ed un volume complessivo stimabile in circa tre milioni di quintali, oggetto d’interscambio nella misura di due terzi: ciò, unitamente alla conferma del tradizionale primato italiano forte di un’esportazione che assomma al 57,2 per cento di quella europea in volume, ma in calo di circa 16 punti rispetto al 2017, mentre esprime oltre un quarto dello scambio mondiale interessando la maggioranza assoluta della domanda in parecchi Paesi del Vecchio Continente, senza contare diversi Stati extra-comunitari di notevole rilevanza settoriale, quali Brasile, Australia, Stati Uniti e Nuova Zelanda dove la copertura di mercato risulta di appannaggio italiano in misura superiore ad un terzo dei rispettivi valori di riferimento.

Ciò conferma, anche alla luce di un valore medio per unità di prodotto notevolmente superiore alla media mondiale, che la “leadership” italiana riviene da una qualità riconosciuta in termini di durata, rendimenti e sicurezza, ma nello stesso tempo da una funzionale politica di servizio, ivi compresa la fornitura di “know-how” e di assistenza nelle fasi di avviamento degli impianti e di formazione professionale.

L’export dall’Italia di macchine ed impianti per la trasformazione di marmi e pietre ha interessato spedizioni del 2018 nell’ordine dei 570 mila quintali, mentre il volume d’affari si è ragguagliato a circa 780 milioni di euro, con un valore medio per unità di prodotto che si è ragguagliato a 1371 euro/quintale, contro i 1454 dell’anno precedente (massimo storico) ed i 920 del 2008. Conviene aggiungere che la flessione del 2018 non mette in discussione lo specifico primato italiano nei confronti dei concorrenti più significativi, ed in primo luogo della Cina.

Tale flessione si è ragguagliata al 5,7 per cento, ma confermando la consolidata competitività italiana pur nel contesto di una concorrenza mondiale in crescita costante, soprattutto da parte della medesima Cina (ed in misura minore di Giappone e Germania). Non a caso, il giro d’affari cinese nell’export di macchine ed impianti per il settore lapideo ha raggiunto, sempre nel 2018, un valore pari a 482 milioni di dollari, che corrispondono al 52,7 per cento di quello italiano.

Il consuntivo della tecnologia italiana è completato dai beni strumentali, dove primeggiano tradizionalmente gli abrasivi e gli utensili diamantati, le cui esportazioni in valore hanno dato luogo a consegne per circa 350 mila quintali, con un fatturato per oltre 380 milioni di dollari che nell’ambito europeo risulta superato soltanto dal giro d’affari tedesco, ed in quello mondiale da Cina e Giappone, collocando l’Italia al quarto posto assoluto.

Vale la pena di sottolineare che il prezzo medio italiano dei beni strumentali, pari a 11 dollari/kg., è cresciuto del 18,3 per cento rispetto al 2017, aggiungendosi al precedente 21,4 per cento, con un forte recupero dopo parecchi anni di sostanziale stazionarietà, a conferma del rinnovato apprezzamento per il prodotto italiano, riconosciuto da parte del mercato mondiale anche nell’ambito dei consumabili dopo il “flop” della concorrenza a basso costo. Nella medesima ottica, è congruo rammentare il ruolo significativo assunto dalla cooperazione internazionale, con particolare riguardo alla realizzazione di sinergie fra Case italiane e Soggetti locali, finalizzata a promuovere iniziative di assemblaggio “in loco” ed approvvigionamenti di consumabili idonei a soddisfare le specifiche esigenze di mercato anche in termini di tempestività delle consegne.

7. Sviluppo del mondo lapideo

La movimentazione internazionale, asse portante della crescita mondiale di settore, è stata caratterizzata, come in passato, da una larga e logica prevalenza dei mezzi navali. Si è confermato, peraltro, il ruolo importante dei trasporti ferroviari, sia a breve che a lungo raggio (ad esempio, negli approvvigionamenti cinesi di grezzi silicei provenienti dall’Europa settentrionale) mentre il numero di quelli su strada, funzionalmente complementari ai primi due, fatta eccezione per i casi di lavorazioni e consumi di mercato locale, è cresciuto in misura sostanzialmente proporzionale alle produzioni, con una stima pari ad oltre 50 milioni di carichi e scarichi.

L’esame differenziato per Paesi dimostra che lo sviluppo del mondo lapideo è governato da processi assai variabili: se gli aumenti maggiori sono stati conseguiti in Asia, dove si concentra la maggioranza assoluta di produzione ed interscambi, non sono mancati apprezzabili spunti reattivi anche in un’area assai matura come quella europea, attestando la permanente idoneità di marmi e pietre ad elidere gli effetti di una congiuntura economica verosimilmente non facile: tra i vari casi di rilevanza significativa basti rammentare quelli del Portogallo, della Grecia e della Macedonia, che hanno consolidato il proprio export, in larga maggioranza di marmo, nonostante le vischiosità di cui si è detto a proposito del contesto internazionale di settore.

Altri protagonisti di prima fascia che hanno dovuto confrontarsi con un rallentamento settoriale di rilevanza considerevole, oltre la media planetaria, sono stati Brasile e Turchia, anche alla luce della loro dipendenza prioritaria da un mercato in specifica difficoltà come quello nordamericano: nel primo caso, con una flessione globale di sette punti nell’export quantitativo del 2018, e nel secondo con una contrazione del 5,9 per cento, cui sono riferite minori spedizioni pari, rispettivamente, a 160 mila ed a 470 mila tonnellate. Ciò, senza contare che, soprattutto nel consuntivo della Turchia, si sono dovuti registrare ulteriori sacrifici notevoli del prezzo medio, con qualche effetto negativo in chiave di investimenti.

A proposito degli Stati Uniti si deve aggiungere che l’import lapideo del 2018 è rimasto quasi invariato in valore, con circa tre miliardi di dollari, mentre ha fatto registrare una forte contrazione in volume, nell’ordine di un quinto, con conseguente elevazione speculare del prezzo medio, giunto al nuovo massimo di oltre 50 dollari per metro quadrato equivalente, ma pressoché uguale a quello del 2013: ciò significa che l’ipotesi di politiche protezioniste a favore delle produzioni locali, di cui alle opzioni formulate ripetutamente dal Governo di Washington, ha indotto effetti diversificati nell’import del 2018, che ha maggiormente penalizzato gli acquisti dei prodotti di minor valore unitario.

Un buon consuntivo – pur nell’ambito di una produzione destinata in larga maggioranza ad un mercato interno forte di ottime tradizioni consolidate – resta quello fatto registrare dall’export iraniano, soprattutto a fronte delle spedizioni di grezzo in Cina, dove si è confermato al terzo posto nella graduatoria degli acquisti di calcarei, e segnatamente di travertini, dietro la Turchia (che continua a soddisfare oltre metà della domanda specifica) e l’Italia: ciò, ai danni principali di Spagna ed Egitto, un Paese – quest’ultimo – che ha cercato di potenziare la politica del valore aggiunto, al pari di quanto è accaduto in misura analoga in altri Paesi asiatici, sia del Vicino che del Medio Oriente.

Situazione sostanzialmente statica, in tendenza non difforme dalla congiuntura mondiale, è quella che riguarda il Sudafrica, con flessioni contenute dell’export in volume, e nello stesso tempo, con un ulteriore miglioramento del prezzo medio nei grezzi ma con una notevole flessione in quello dei lavorati. Al riguardo, si deve confermare che la distribuzione dei materiali sudafricani, con riguardo prioritario alle tipiche esclusive di granito, ha saputo coniugare i caratteri cromatici del materiale domestico, in grado di soddisfare una domanda sempre propensa all’acquisizione di colori forti, con la tradizionale strategia di valorizzazione della qualità e dei volumi estratti, le cui destinazioni prevalenti hanno continuato ad interessare l’Europa, ed in modo particolare l’Italia, ma con ottime posizioni anche in altri Paesi del Vecchio Continente, tra cui si deve citare la Polonia dove l’uso funerario del prodotto scuro può contare su consolidate tradizioni d’impiego.

8. Ipotesi avvenire

Le previsioni produttive di marmi e pietre nel mondo – pur improntate a criteri opportunamente prudenziali – rivenienti dall’estrapolazione delle serie storiche e dall’andamento pur contraddittorio dell’interscambio di breve periodo, ma anche da uno scontato incremento demografico seguito da quello sebbene contenuto dell’edilizia, restano favorevoli, tanto che nel 2025 il volume dei lapidei di pregio estratti nel mondo dovrebbe salire a 190 milioni di tonnellate lorde, con un impiego superiore ai due miliardi di metri quadrati equivalenti, mentre il quantitativo oggetto di scambio internazionale andrebbe a definirsi in misura proporzionale, e quindi oltre il miliardo.

E’ fondato presumere che il trend del comparto lapideo mondiale, nonostante le situazioni di ristagno presenti nel sistema, possa riprendere con un tasso conforme a quello di lungo periodo, e soprattutto, alle attese della domanda mondiale; tuttavia si porranno ancora una volta maggiori problemi di creazione delle infrastrutture, di adeguamento impiantistico e di collocazione dei cascami, a tutti i livelli nazionali e regionali. Sono problemi da affrontare tenendo conto del ruolo decisivo degli investimenti – e quindi del credito – e della necessità di potenziarli sia sul piano aziendale sia su quello aggregato, attraverso adeguati incentivi: ciò, tanto per il momento produttivo, quanto per quello della comunicazione e della promozione, con attenzioni particolari per la questione degli scarti, le cui difficoltà di stoccaggio e di compatibilità ambientale costituiscono ormai da tempo una strozzatura di evidenza prioritaria.

La cooperazione internazionale è certamente in grado di esercitare un ruolo propulsivo, se non altro alla luce degli impegni assunti dai Paesi sviluppati sin dal 2002, a cominciare dalle possibili soluzioni dei predetti problemi strategici, con un impatto tanto più concreto, nella misura in cui sia supportata dall’azione congiunta delle Organizzazioni imprenditoriali del comparto lapideo, che a livello sovranazionale non risulta funzionalmente conforme ad oggettive esigenze strategiche, tra cui hanno rilevanza prioritaria le attese del lavoro, le necessità imprenditoriali, e la riconosciuta idoneità del comparto lapideo ad avviare o potenziare opportune strategie di espansione.

Il mondo del marmo e della pietra possiede alti contenuti professionali e la possibilità di creare nuova occupazione con mezzi finanziari relativamente limitati, tanto che da oltre un cinquantennio è stato ritenuto idoneo – da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e delle stesse forze sociali di settore – a promuovere sviluppo anche nelle situazioni in cui ad altri comparti sarebbero precluse analoghe potenzialità strategiche e tattiche.

Quindi, ha diritto ad essere oggetto di consapevoli attenzioni istituzionali sia nei Paesi terzi, dove costituisce una significativa occasione per accrescere il valore aggiunto, sia in quelli maturi, attraverso il consolidamento di risultati socio-economici spesso notevoli: obiettivi tanto più importanti alla luce delle diffuse percezioni di precarietà, tipiche di una congiuntura oggettivamente difficile.