Grandi grattacieli in marmo

(Foto Ennevi)

Le difficoltà congiunturali ormai croniche, e l’impatto della concorrenza internazionale, non hanno impedito all’industria lapidea italiana di acquisire commesse importanti, destinate a costituire un punto fermo a futura memoria, sia dal punto di vista simbolico sia sul piano dei valori economici. Per citare un esempio di alto significato politico ed estetico, nella Freedom Tower, sorta a Ground Zero dopo il disastro delle Torri Gemelle di New York, è stato impiegato anche il Bianco Statuario delle Alpi Apuane: un materiale dalle nobili tradizioni che risalgono a Michelangelo, e dagli ottimi caratteri decorativi e tecnologici.

Il grattacielo in questione è un grande edificio di 108 piani ed alto 1776 piedi, che con questa cifra si richiama deliberatamente all’anno in cui venne promulgata l’indipendenza statunitense, ed è diventato l’emblema di una forte volontà politica, capace di impegnarsi a fondo nella difesa dei valori proposti dai padri fondatori. Anche per questo, l’utilizzazione del marmo italiano costituisce un prestigioso biglietto da visita, al pari – tanto per fare un altro esempio probante – del Fior di Pesco Carnico che si può ammirare, sempre a New York, negli ascensori dell’Empire State Building.

E’ importante che questi impieghi di alto valore mediatico siano venuti dagli Stati Uniti: il Paese che ha avvertito in modo più consistente gli effetti del ristagno, anche in campo lapideo, tanto da ascrivere un permanente, ragguardevole ritardo di parecchi anni rispetti ai massimi storici dell’import di pietre lavorate. In effetti, un’opera come la Freedom Tower è sempre in grado di indurre un buon effetto moltiplicatore tanto più importante nel comparto lapideo, la cui domanda, relativamente elastica, trova ottimi supporti nelle realizzazioni architettoniche di maggiore impatto quantitativo e qualitativo, e nel caso di specie, anche simbolico, e quindi promozionale. Non a caso, il marmo italiano continua ad essere scelto per impieghi di grande rilievo esemplificativo, sostanzialmente dovunque.

La qualità continua ad essere in grado di fare la differenza, in specie quando si tratta di coniugare al meglio i caratteri tecnologici e l’effetto estetico. In Italia il prezzo medio del prodotto lapideo finito continua a porsi in testa alla graduatoria mondiale, non lontano dagli 80 dollari per metro quadrato equivalente (allo spessore convenzionale di cm. 2) raddoppiando la quotazione planetaria, ma gli spazi di mercato, sia pure a livello di grandi nicchie, sono sempre disponibili, come si evidenzia nel XXX Rapporto Marmo e Pietre nel Mondo, in distribuzione a Marmomac 2019. La congiuntura difficile è tuttora in atto, ma le indicazioni fornite dalla domanda sembrano sottolineare che quello nella qualità è sempre un investimento destinato a rendimenti proporzionali, in quanto coniugato con la promozione della competitività tecnologica. Ciò, con riferimenti prioritari alle imprese esportatrici ed agli impianti che abbiano completato il ciclo di ammortamento.

La necessità di “fare sistema” – più volte sottolineata quale esigenza irrinunciabile sia dal momento imprenditoriale che dalle altre forze sociali – rimane prioritaria, sia attraverso possibili aggregazioni a cui il momento creditizio ha sempre dichiarato di guardare con interesse e con la disponibilità a fornire adeguati supporti finanziari; sia attraverso un rilancio dei Distretti (opportunità strategica troppo a lungo trascurata), nell’ambito di una politica settoriale di ampio respiro che vada a fondarsi sui passaggi salienti di verticalizzazione, valore aggiunto, iniziative promozionali, omogeneità tributaria ed utilizzo ottimale degli scarti.

Marmi e pietre costituiscono una realtà importante dell’economia italiana, che esprime una quota ragguardevole dell’occupazione industriale e dell’export, con quote assai più alte in taluni comprensori come quelli di Carrara e di Verona, dove il lapideo contribuisce alla determinazione del prodotto lordo provinciale in misure leader. Ecco un ottimo motivo in più per salutare con le attenzioni del caso le referenze acquisite dalla pietra italiana, come è accaduto con la Freedom Tower, e per impostare strategie di rilancio funzionali e condivise.