Distribuzione mondiale dell’impiego lapideo

Con un’ulteriore espansione, dovuta soprattutto all’Asia, nel 2018 i consumi mondiali di marmi e pietre hanno continuato a progredire, raggiungendo 1.670 milioni di metri quadrati equivalenti, contro 1.200 del 2010 e 700 del Duemila, e consolidando un trend positivo di lungo periodo. Per dare un’idea sia pure approssimativa della dimensione, si tratta di una superficie pari ad oltre 200 mila volte quella di Piazza della Signoria, patrimonio fiorentino dell’umanità, con i suoi settemila metri di Pietra Serena. Le ricorrenti avvisaglie di ristagno sono state generalmente esorcizzate, quanto meno negli effetti quantitativi, grazie alla permanente crescita asiatica, ed in primo luogo a quella cinese, ma anche della Corea e soprattutto dell’India, che è diventata la prima esportatrice mondiale in volume. Dal canto suo, la quota destinata ai mercati domestici è aumentata, sebbene l’utilizzo di materiali posti in opera in Paesi diversi da quelli di estrazione e di trasformazione sia sempre maggioritario.

 

In cifra assoluta, il Paese con il massimo consumo è stata la Cina, con circa 500 milioni di metri, seguita da altri quattro (India, Stati Uniti, Corea del Sud e Brasile) in cui il volume ha raggiunto o superato i 50 milioni, e nel primo caso, superando largamente i cento. Questi “top five” hanno espresso, da soli, circa metà dell’intero impiego mondiale.

 

Il ragguaglio pro-capite è stato caratterizzato, a sua volta, da un consolidamento dell’incidenza pregressa, che è salita a 266 metri quadrati per mille abitanti, contro i 195 del 2010. Vi sono quattro Paesi in cui il consumo per abitante ha  superato la fatidica soglia del metro quadrato a testa: si tratta, nell’ordine, di Svizzera, Corea del Sud, Arabia Saudita e Belgio, mentre hanno regredito sensibilmente i vecchi leader, quali Grecia, Italia, Portogallo e Spagna.  Quanto ai maggiori costruttori mondiali, Stati Uniti e Giappone seguono nelle retrovie della graduatoria pro-capite, mentre Cina e India figurano in coda, con impieghi unitari inferiori alla media mondiale, ed assai lontani da quelli dei Paesi d’avanguardia. Ciò conferma che le strategie promozionali debbono essere affinate ma che esistono tuttora potenzialità di grande importanza.

 

La destinazione prevalente degli impieghi si conferma quella nell’edilizia, stimata in tre quarti del totale, mentre il resto è appannaggio dell’arredo urbano, della funeraria, ed in misura marginale, dell’oggettistica, senza tenere conto di un ampio utilizzo dei sottoprodotti ed in particolare dei granulati di varia dimensione, in opere strutturali come le banchine, le massicciate stradali, i marciapiedi. Nell’ambito dell’attività costruttiva, la maggioranza relativa riguarda i pavimenti ed i rivestimenti interni, ed è quella che deve confrontarsi in modo più stringente coi prodotti concorrenti, a cominciare dalla stessa pietra artificiale.

 

Il materiale lapideo può fruire di un ventaglio molto articolato di usi che costituisce un carattere indubbiamente competitivo, in grado di sottolineare la versatilità del marmo e della pietra, e la loro idoneità a soddisfare una clientela molto articolata, ma prima ancora, le doti di creatività e di fantasia tipiche del marmista.

 

In un’ottica di marketing motivazionale, questo carattere si traduce in un ventaglio di preferenze suffragato dalla struttura e dalla tecnica: quali altri materiali possono vantare l’impiego nei grandi rivestimenti esterni e nei masselli funerari ad alto spessore, accanto a quelli nei pavimenti sottili, nei pezzi fuori sagoma e nell’arte musiva? Tutto ciò non avviene per caso, ma perché marmi e pietre sono prodotti di natura, dotati di importanti requisiti di resistenza, durata e compattezza, che peraltro non escludono ottimi livelli di duttilità e di lavorabilità: fattori ormai entrati a far parte del patrimonio di conoscenze dei progettisti, dei costruttori edili e della stessa clientela finale. Proprio per questo, il lapideo può fronteggiare la congiuntura difficile meglio di altri materiali, ed i grandi numeri lo attestano con efficacia.