Pianeta Russia: effetti delle sanzioni per l’aggregato lapideo

La Camera dei Rappresentanti di Washington ha dato il via ad un’ulteriore serie di sanzioni nei confronti della Russia, nonostante i dubbi e le perplessità di taluni alleati europei, ivi compresa l’Italia: atteggiamento, quest’ultimo, facilmente comprensibile alla luce dell’interscambio più recente, anche per quanto concerne marmi e pietre, assieme al relativo indotto.  Infatti, l’import russo era già stato penalizzato in maniera pesante, nonostante le ampie potenzialità di questo grande mercato, sia dal punto di vista produttivo, sia sul piano dei consumi.

L’interscambio settoriale della Russia vede una larghissima prevalenza degli acquisti, sia di materiali lapidei, soprattutto  lavorati, sia di tecnologie impiantistiche. In particolare, il consuntivo per il 2016 si è compendiato in approvvigionamenti per 436 mila tonnellate, con un buon recupero rispetto all’anno precedente ma con un regresso residuo del 21,2 per cento nei confronti del 2014, mentre l’export, di poco superiore alle 50 mila tonnellate, è rimasto quasi stazionario. Dal canto suo, il consumo domestico, nell’ordine dei 14 milioni di metri quadrati, risulta in flessione nella misura del 13,6 per cento, sempre in sede di ragguaglio biennale.

Non meno negativo è il bilancio tecnologico. Il lieve recupero del 2016, nell’ordine del dieci per cento, non deve prescindere dal risultato di medio periodo, in cui il regresso è stato di dimensioni straordinarie, in specie nei confronti del 2013, nei cui confronti sussiste una perdita globale nell’ordine dei due terzi, analoga a quella ascritta dall’Italia, primo Paese fornitore. Non a caso, il valore degli acquisti russi di tecnologie è sceso dai 141 milioni di dollari del 2013 ai 44 dello scorso esercizio, mentre l’apporto italiano è precipitato , nel medesimo periodo, dai 34,6 milioni di dollari ai 12,2  del 2016, ed in volume da 17.170 a 8110 quintali.

Sono cifre impietose, che attestano come le sanzioni non abbiano colpito soltanto i beni di largo consumo, a cominciare dagli alimentari, alla stregua di quanto si afferma da parte di una facile vulgata. Infatti, i beni industriali non sono stati meno penalizzati, anche in un comparto come quello lapideo, in cui la valorizzazione delle risorse locali costituisce uno strumento di sviluppo generalmente riconosciuto, tanto più che le risorse russe, sebbene ridotte dalla perdita storica di quelle dell’Ucraina e degli altri Paesi  ex sovietici, sono sempre più che ragguardevoli, dalla Carelia agli Urali ed alla grande direttrice transiberiana.

In questa ottica, è per lo meno sconcertante che le sanzioni abbiano riguardato un ampio ventaglio di merci e di servizi, in maniera sostanzialmente indiscriminata. Senza entrare nel loro fondamento giuridico e politico, su cui sono stati già versati i classici fiumi d’inchiostro, sia consentito aderire alle perplessità di cui si diceva in premessa, anche per quanto riguarda un comparto come quello lapideo, la cui idoneità ad avviare e potenziare politiche di espansione nel comune interesse è stata oggetto di autorevoli pronunzie della comunità internazionale e delle sue Organizzazioni più significative.