Modificazione strategiche in campo lapideo: il caso del Sudafrica

Esclusivista di talune tipologie ai massimi livelli mondiali, soprattutto in campo siliceo, il Sudafrica vanta una lunga tradizione esportatrice, soprattutto di blocchi, che in tempi più recenti si è dovuta confrontare con la crescita della concorrenza, senza trascurare la difesa della qualità, ed in qualche misura, senza ignorare le strategie di opportuno contenimento quantitativo dei volumi spediti all’estero, senza comprometterne i livelli tecnologici ed estetici. I mercati tradizionali hanno accolto con favore tali opzioni produttive e distributive, con particolare riguardo a quelli europei, guidati da Italia e Polonia, mentre in altri casi si sono registrate contrazioni di qualche rilievo.

Non a caso, l’export grezzo dal Sudafrica, costituito in larghissima prevalenza da graniti, ha chiuso il 2016 con un giro d’affari per 53,6 milioni di dollari, con una flessione del 40,6 per cento rispetto al 2008, e con vendite per circa 344 mila tonnellate, in calo del 26 per cento nei confronti del medesimo anno base, mentre il valore medio per unità di prodotto è riuscito a contenere il regresso in meno di un quinto. Sul piano strategico, una conseguenza particolarmente significativa ha avuto riguardo alla crescita quasi speculare dell’export di lavorati, a tutto vantaggio del valore aggiunto locale. Infatti, sempre nel 2016 il Sudafrica ha spedito all’estero prodotti finiti per 27,6 milioni di dollari, ascrivendo un aumento di circa 84 punti percentuali nei confronti del 2008, mentre il volume, di poco inferiore alle 60 mila tonnellate, è cresciuto del 29,8 per cento. Dal canto suo, il valore medio del manufatto esportato ha messo a segno un incremento superiore al 41 per cento.

E’ ovvio che non si tratta di cifre casuali, ma che a monte di questi consuntivi esistono decisioni di importanti investimenti anche nel campo della trasformazione, con apporti non marginali della tecnologia italiana. Sta di fatto che in meno di un decennio l’esportazione lapidea sudafricana ha visto crescere la quota del prodotto finito in maniera quasi impetuosa: non a caso, il suo “share” è pervenuto ad un terzo del totale, contro il dieci per cento scarso del 2008. Ciò significa che gli investimenti, oltre al momento produttivo, si sono estesi positivamente a quello distributivo e promozionale, non senza conseguire risultati di qualche rilievo anche sul piano socio-economico, in un contesto caratterizzato da forti attese di sviluppo.

Si tratta di un successo che non inficia la tradizionale priorità del grezzo, e che anzi la ribadisce, con un risultato tanto più degno di nota, in quanto le produzioni sudafricane, fatta eccezione per volumi complementari di ardesia e di marmi colorati, riguardano soprattutto i graniti di tonalità scura. Segno evidente che la clientela internazionale ne apprezza i parametri qualitativi, unitamente alle strategie di attenta difesa del prodotto che costituiscono, non da oggi, un punto di forza dell’industria estrattiva locale ed un valido paradigma di riferimento per quelle altrui. Del resto, sia pure con prudente attenzione, il volume mondiale dell’export di lavorati considerato nel suo complesso ha raggiunto il limite psicologico del 50 per cento, ed una quota notevolmente superiore del valore corrispondente, affermandosi quale asse portante dell’intero comparto.