Lapideo: in diminuzione le vendite nei primi mesi del 2016

I dati relativi alle esportazioni ed importazioni di materiale lapideo, sia grezzo che lavorato, riferito ai primi quattro mesi dell’anno in corso, confermano quanto avevamo già delineato nel consuntivo di fine anno 2015, ovvero, l’avvicinarsi di una fase economica non più redditizia come quella degli ultimi anni.

Difatti sia i valori monetari che quelli quantitativi mostrano alcune difficoltà del settore lapideo italiano; comparto che era stato invece caratterizzato, negli ultimi periodi, da variazioni positive delle proprie vendite all’estero, anche a doppia cifra percentuale.

In queste brevissime note possiamo affermare che, nel primo quadrimestre del 2016, sono state esportate complessivamente dalle aziende italiane all’incirca 801mila tonnellate di materiale, sia grezzo che lavorato, in diminuzione del -16,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: una contrazione notevole pari, in valore assoluto, a circa 163mila tonnellate.

Consequenziale è stata anche la perdita in termini monetari assommando complessivamente a 581 milioni di euro di prodotti venduti, ma in diminuzione di 18 milioni di euro, in percentuale -3,1%

Nella disamina per componenti osserviamo che le esportazioni italiane in quantità di materiale lapideo grezzo hanno toccato la quota di 333mila tonnellate nei primi mesi dell’anno, un calo fortissimo, del -29,9%: quasi un terzo in meno rispetto all’anno precedente. Una simile contrazione (-25,3%) è stata riscontrata anche nei valori monetari delle vendite. Preoccupa ovviamente la decisa frenata che ha riguardato la componente maggiormente rappresentativa, ovvero quella dei materiali calcarei grezzi, passati da 436mila tonnellate dei primi quattro mesi del 2015 alle 298 dei primi mesi del 2016. Una diminuzione in valore assoluto di ben 138mila tonnellate che si sono tradotte in una perdita in valore di circa 30 milioni di euro, un quarto in meno rispetto al primo quadrimestre del 2015. La destinazione che ha mostrato il peggior trend, rispetto all’anno precedente, è stata l’India.

Sempre in estrema sintesi evidenziamo che anche dal lato delle vendite di materiale lapideo lavorato i risultati non sono stati soddisfacenti, se tengono le vendite in termini di valore, pari a 491 milioni di euro, per un +2,5%, nel raffronto con il 2015, diminuiscono invece le quantità, -4,2%. Anche in questo caso l’incidenza delle variazioni del materiale in marmo ha pesato maggiormente rispetto a quella del granito.

A conclusione di questa breve analisi possiamo affermare che i primi dati disponibili del 2016 confermano le nostre valutazioni di fine 2015, mostrando una serie di difficoltà del settore lapideo italiano da non sottovalutare e da monitorare con accuratezza alle prossime scadenze.

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Andamento commerciale delle Macchine tagliatrici di cava

L’espansione del mercato mondiale di marmi e pietre degli ultimi anni ha trovato una corrispondenza in quella degli investimenti, effettuati dalle aziende lapidee, nelle macchine e negli impianti.

Questo andamento è stato comunque contraddistinto da alcune specifiche inerenti soprattutto il mercato europeo, dove le difficoltà congiunturali generali delle imprese, hanno inciso anche nel campo dei macchinari lapidei.

Ricordiamo che è proprio il continente europeo quello caratterizzato dalla parte più consistente del mercato delle tecnologie; un ruolo egemone è ancora rappresentato dalle produzioni delle imprese italiane che nel giro degli ultimi quindici anni hanno addirittura raddoppiato il valore dell’export di settore.

Il commercio dei macchinari e delle strutture impiantistiche resta comunque caratterizzato da condizioni particolari legate alla elasticità della domanda, a sua volta legata alla propensione delle imprese ad investire nei macchinari per l’ estrazione, la lavorazione ed al trattamento in generale del materiale lapideo.

All’interno di questo contesto la presente analisi si sofferma sul settore delle macchine tagliatrici di cava automatiche, contraddistinto da una forte concentrazione di mercato, superiore a quella rilevabile per gli impianti di segheria e laboratorio.

Se prendiamo in considerazione l’andamento delle esportazioni mondiali di queste tecnologie nell’ultimo quinquennio, dal 2010 al 2014, possiamo mettere in rilievo che il valore complessivo delle esportazioni del comparto a raggiunto i circa 4,6 miliardi di dollari, con una media annuale superiore ai 900 milioni.

Un mercato abbastanza agile che ha ottenuto valori annui di interscambio commerciale superiori al miliardo di dollari nell’annualità 2010 e 2011, per poi perdere in valore assoluto negli anni successivi. Se prendiamo la dinamica dell’ultimo periodo, anno 2014, osserviamo una ripresa rispetto all’anno precedente, il 2013, valutabile in termini percentuali con un +10,3%, a testimonianza di un nuovo vigore del mercato, ma ancora lontana dalle esportazioni mondiali del 2010, raffronto che mostra una perdita del -17,1%.

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Nella distinzione per mercati di produzione, sempre negli ultimi cinque anni, è interessante osservare come i 4,6 miliardi di dollari, siano riferibili, per una quota del 62%, pari a 2,8 miliardi, alla Germania, produttrice leader di macchine tagliatrici, seguono con valori quasi identici, per un peso del 7% circa, le spedizioni all’estero degli Stati Uniti e quelle dell’Italia. Con una quota del 5% il Giappone e con il 2% la Cina: la parte restante, identificabile con altri Paesi vale il 17%, un valore di non poco conto.

Questa disamina evidenzia come il mercato delle macchine tagliatrici sia ad oggi concentrato in una cerchia ristretta di Paesi egemoni, dal punto di vista produttivo, e pertanto anche da quello delle conoscenze tecnologiche e del know –how, ma, allo stesso tempo, si osserva una crescita di altri piccoli produttori, competitor comunque ancora distanti dalle performances delle imprese tedesche, italiane e americane.

 

Soffermando l’attenzione sulla produzione dell’Italia segnaliamo un andamento non lineare nell’ultimo quinquennio, nel quale si è passato da un export di circa 110 milioni di dollari nel 2010, a valori dimezzati negli anni successivi, 56 milioni nel 2011 e 60 milioni nel 2012. Nell’ultimo biennio si è registrata una risalita delle vendite nel 2013 con un totale di circa 70 milioni, per poi perdere nell’ultimo anno, il 2014, addirittura il 44% del totale, assestandosi ad un valore di spedizioni pari a 39 milioni di dollari. E’ pur vero che tale caduta sia riconducibile ad alcune anomale variazioni che hanno interessato alcuni mercati di destinazione (Danimarca passata da 18 milioni a 2), e pertanto dovranno essere valutati con cautela ai prossimi consuntivi, ma, ciò nonostante, pur eliminando le variazioni anomale, nell’ultimo anno il trend è stato sostanzialmente negativo.

Nell’ultimo anno l’Italia ha esportato macchine tagliatrici in moltissimi Paesi, le quote più rilevanti sono quello degli Stati Uniti (26,3% del totale), seguito dai mercati della Cina (11,9%) e dell’Arabia Saudita (11,5%), ecc.

I primi 15 paesi verso cui sono indirizzate le Macchine tagliatrici delle imprese italiane

Posizione

Paese

Euro

Inc. %

1

Stati Uniti

7.760.393

26,3

2

Cina

3.523.263

11,9

3

Arabia Saudita

3.385.378

11,5

4

Danimarca

2.234.763

7,6

5

Regno Unito

2.004.598

6,8

6

Australia

1.598.933

5,4

7

Turchia

1.048.323

3,6

8

Argentina

492.443

1,7

9

Francia

473.647

1,6

10

Svizzera

412.246

1,4

11

Romania

342.621

1,2

12

Israele

336.463

1,1

13

Venezuela

330.870

1,1

14

Sud Africa

283.181

1,0

15

Svezia

278.958

0,9

Appare significativa una duplice valutazione, da un lato le dinamiche delle macchine di cava, al pari di quelle utilizzate nella trasformazione, sono caratterizzate da una forte ciclicità collegata agli investimenti innovativi delle imprese del settore, dall’altro, al pari dei mercati principali di riferimento, sembrerebbero emergere, anche in questo caso con variazioni da anno ad anno molto accentuate, una serie di mercati minori, che nel prossimo futuro potrebbero rappresentare occasioni importanti per lo sviluppo delle vendite delle imprese italiane.

Ulteriori considerazioni devono essere riservati ai Paesi concorrenti più significativi.

In primis la Germania con 526 milioni di dollari annui, nel 2014, ha esportato macchine tagliatrici principalmente in Qatar, per una quota del 28,9% del totale, seguono Cina (12,3%), Arabia Saudita (10,2%), Stati Uniti (9,9%) e Venezuela (7,3%).

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Nella graduatoria dell’export mondiale dell’ultimo anno incontriamo, nella seconda posizione, il Giappone con circa 55 milioni di di vendite, dato che deve essere valutato con cautela, e le destinazioni principali sono state rispettivamente Singapore, Corea del Sud, Malaysia, Cina e altri Paesi asiatici. In questo caso è comunque osservabile che il ruolo del Giappone è autorevole in particolare per quanto concerne i mercati asiatici.

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Gli Stati Uniti rappresentano invece una quota consistente dell’interscambio commerciale di macchine tagliatrici, sia dal lato delle importazioni, sia per quello che riguarda la produzione e la vendita delle stesse. In quest’ultimo caso possiamo sottolineare che le imprese americane hanno venduto macchinari per un valore di circa 54 milioni di dollari.

Allo stesso modo del Giappone anche le aziende degli Stati Uniti svolgono un ruolo centrale per i Paesi limitrofi, che difatti risultano anche i maggiori importatori dei loro prodotti; nell’ultimo anno il 44% del totale delle esportazioni è stato destinato al Canada (27%) ed al Messico (17%). Una quota rilevante è stata indirizzata anche a Singapore.

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Possiamo pertanto concludere questa breve disamina delle vendite di macchine tagliatrici per il lapideo evidenziando il ruolo di leader ancora appannaggio della Germania, di alcune difficoltà incontrate soprattutto nell’ultimo periodo da parte delle produzioni delle imprese italiane, a fronte di quote di mercato conquistate dagli Stati Uniti e dal Giappone che, comunque persistono come competitor soprattutto nei contesti continentali a loro limitrofi. Resta poco decisa la crescita della Cina in questo settore, preferendo ancora l’importazione di macchinari da altri Paesi, e l’Italia in questa graduatoria rappresenta il secondo mercato di riferimento.

In questo contesto, molto ciclico e volatile, le imprese italiane hanno, grazie soprattutto alla qualità dei prodotti, progettualità e servizi connessi, enormi margini di miglioramento, in particolare in taluni mercati in ascesa, una presenza sul mercato che deve comunque essere caratterizzata da innovazioni di prodotto e rinnovamento di servizi, valori aggiunti che possono permettere di recitare ancora un ruolo da protagonista in un mercato mondiale sempre più selettivo.

Export lapideo italiano 2015: perdite in quantità e valore (al netto del favorevole cambio euro/dollaro)

Prendendo spunto dalle prime anticipazioni del XXVII rapporto mondiale sull’andamento del marmo e delle pietre, redatto da dott. Carlo Montani, possiamo mettere in evidenza che la congiuntura del 2015 ha visto una crescita più attenuata rispetto al passato della produzione e dei consumi mondiali, assommando a circa 140 milioni di tonnellate nette, per un aumento di due punti percentuali; all’opposto, l’interscambio mondiale complessivo, dal punto di vista quantitativo, ha ottenuto una diminuzione dell’ordine del meno 7%, in valore assoluto si è trattato di circa 4 milioni di tonnellate.

In questo scenario diventa interessante osservare brevemente l’andamento dell’Italia, il cui consuntivo può essere definito sostanzialmente stazionario, se non addirittura negativo nella disamina delle quantità nell’arco degli ultimi quindici anni.

Andiamo con ordine: le esportazioni italiane in quantità di materiale lapideo grezzo hanno raggiunto la quota di 1.413.841 tonnellate, un risultato inferiore non solo all’annualità precedente, ma addirittura bisogna risalire al 2009, l’anno peggiore per le vendite italiane, per incontrare un dato quantitativo minore. Nell’arco dell’ultimo anno le tonnellate perse sono state più di 94mila e diventano addirittura 150mila se si confrontano con quelle del 2013, l’anno record per quanto riguarda la vendita all’estero da parte delle aziende lapidee italiane di materiale grezzo. In termini percentuali il calo complessivo è stato del -6,3%.

Nel dettaglio delle componenti segnaliamo che i calcarei grezzi, pari ad un export di circa 1.275.964 tonnellate nell’ultimo anno, hanno registrato il peggior risultato dell’ultimo quinquennio, perdendo circa 100mila tonnellate di materiale nell’ultimo periodo, per un calo delle quantità esportate del -7%. All’opposto per i silicei grezzi la quota esportata ha raggiunto le 138mila tonnellate, in crescita del +1,3% nel raffronto con il 2014, nonostante si tratti ancora del secondo peggior risultato degli ultimi quindici anni.

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Se le quantità di materiale grezzo esportate nel 2015 hanno sostanzialmente mostrato dei numeri non soddisfacenti, cambia lievemente il saldo finale se si osserva l’andamento dei lavorati lapidei. In questo caso i lavorati semplici hanno perso il -12% rispetto al’anno precedente toccando con 116mila tonnellate il livello più basso di sempre, mentre la componente di maggior importanza, i lavorati speciali, con 1.475.998 tonnellate, hanno leggermente incrementato la loro quantità nel raffronto con il 2014, un +0,9% che mostra una ripresa, ma che risulta il terzo più sfavorevole trend negli ultimi sei anni.

L’ardesia con 10mila tonnellate esportate è aumentata del +10,7% in un solo anno.

In sostanza il complesso dei materiali lapidei lavorati e usciti dall’Italia nell’ultimo anno assomma a circa 1,6 milioni di tonnellate, una quantità sostanzialmente stabile rispetto all’anno 2014, con un piccolissimo calo quantificabile percentualmente in un -0,1%, sufficiente comunque a rendere il consuntivo 2015 il peggior di sempre.

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Infine è doveroso considerare che la quota totale di materiale lapideo complessivamente esportato, sia lapideo grezzo che lavorato, ha superato di poco i 3 milioni di tonnellate, rappresentando il risultato meno buono degli ultimi quindici anni, con la sola eccezione dell’anno horribilis 2009.

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Giova a questo punto una breve disamina del giro di affari dell’export italiano, considerando che la valuta del dollaro statunitense è quella maggiormente rappresentativa delle reali dinamiche registratesi nell’anno 2015.

Se le valutazioni delle quantità esportate ha segnato il passo, soprattutto in un’analisi più tendenziale delle serie storiche del settore, ancor meno rassicuranti appaiono gli andamenti del valore delle vendite.

Se il cambio euro/dollaro può aver facilitato i fatturati di alcune aziende italiane, difatti l’esportazione lapidea si è incrementata, sia pure in misura contenuta, nel ragguaglio alla moneta unica europea, meno propensi alla soddisfazione appaiono coloro che valutano i bilanci aziendali al netto dei favorevoli mutamenti monetari.

I calcarei grezzi esportati a consuntivo 2015 sono stati pari a 377 milioni di dollari, un valore in diminuzione del -14,2% rispetto al 2014 e che risulta il saldo economico meno favorevole dell’ultimo quinquennio. Con valori minori, pari a 45 milioni di vendite, anche i silicei grezzi perdono quote, un -4,8% rispetto al 2014 che registra il peggiore risultato degli ultimi anni. La conseguenza è che il differenziale delle vendite effettuate nel complesso dei materiali lapidei grezzi da parte delle imprese italiane nel 2015 è stato del -13,3% rispetto a quello del 2014. Il totale di 423 milioni di dollari è stato l’ammontare meno propizio degli ultimi cinque anni, pur mantenendo un livello valoriale superiore a quelli raggiunti fino al 2010.

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Non cambia sostanzialmente il giudizio se la valutazione si sofferma sulle vendite dei materiali lapidei lavorati, anche in questo caso la componente più rappresentativa, quella dei lavorati speciali, ha ottenuto vendite per quasi 1.762 milioni di dollari, in calo del -9,8% nel raffronto con il 2014. Il valore a consuntivo 2015 risulta il peggiore degli ultimi tre anni e allargando la valutazione ad un arco di tempo decennale, l’ipotetica graduatoria per valore pone l’ultimo anno in un posizione mediana, difatti ben cinque annualità hanno registrato valori di vendite migliori.

Perdite nell’ordine del -25% sono riscontrabile per i lavorati semplici e variazioni negative del -1,5% per l’ardesia. Il totale del lapideo lavorato ha perso circa 10 punti percentuale nel 2015 rispetto all’annualità precedente.

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Sostanzialmente dello stesso valore, in specifico -10,7%, è quello identificativo della variazione in valore attribuibile alle vendite complessive del settore lapideo italiano, sia nella componente dei materiali lapidei grezzi sia di quelli lavorati, per un totale di vendite all’estero pari a 2.224 milioni di dollari statunitensi.

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In sentesi possiamo affermare che le valutazioni più che entusiastiche descritte anche di recente da alcuni analisti di settore, lasciano il campo alla critica roditrice dei numeri che, nel nostro caso, mostrano un ventaglio di difficoltà del settore lapideo italiano da non sottovalutare e da monitorare con accuratezza alle prossime scadenze.

Aumenta ancora l’export del marmo. Nel 2015 raggiunti i 3,2 miliardi di euro

Foto Ennevi

Foto Ennevi

La filiera tecno-marmifera italiana continua a rappresentare uno dei comparti d’eccellenza del made in Italy, grazie ad un valore delle esportazioni complessive che nel 2015 ha raggiunto 3,2 miliardi di euro, tra materiali lapidei grezzi (382 milioni di euro), lavorati e semilavorati (1 miliardo e 625 milioni di euro) e relative tecnologie d’estrazione e lavorazione (1 miliardo e 195 milioni di euro). È quanto emerge dal consuntivo 2015 sull’andamento del settore lapideo tricolore elaborato dal Centro Studi Confindustria Marmomacchine – l’Associazione confindustriale nazionale per il comparto marmifero e delle tecnologie complementari – e dall’Osservatorio di Marmomacc, la più importante manifestazione internazionale per la filiera della pietra naturale, la cui 51ª edizione è in programma a Veronafiere, dal 28 settembre al 1 ottobre 2016 (www.marmomacc.com).

Nello specifico, con 2,008 miliardi di euro di esportazioni complessive tra materiali lavorati e grezzi, il comparto lapideo italiano chiude il 2015 con un nuovo record di vendite all’estero, superando per la prima volta nella storia i due miliardi di euro e facendo segnare un +7% rispetto al 2014, quando l’export di marmi, graniti, travertini e pietre naturali si era fermato a 1.877,2 milioni di euro.

Scendendo ulteriormente nel dettaglio, sono le esportazioni di prodotti lavorati e semilavorati – quelli a più alto valore aggiunto e che costituiscono circa l’80% del valore totale delle nostre esportazioni – a guidare l’ottima performance del settore, con vendite per 1.625,7 milioni di euro e una variazione del +7,8% rispetto al 2014, quando avevano raggiunto un controvalore di 1.508,8 milioni di euro.

In aumento, più contenuto, anche l’export di prodotti grezzi, passato da 368,4 a 382,4 milioni di euro, con un incremento del 3,8 per cento.

In crescita anche le importazioni, che nel 2015 hanno fatto segnare un +5,3%, per un controvalore complessivo di 409 milioni di euro (contro i 388,4 milioni del 2014). Di questi, 297,3 milioni sono costituiti da materiali grezzi (+4,3%) e 112 milioni da prodotti lavorati (+8%).

Tra i paesi di destinazione dei prodotti lavorati e semilavorati italiani, sono sempre gli Stati Uniti a spingere le nostre esportazioni – con la domanda, stimolata dalla forte ripresa dell’attività edilizia locale, che è cresciuta del 24,7% rispetto al già positivo 2014 – confermandosi anche per il 2015 quale mercato di riferimento per le nostre aziende con 458,4 milioni di euro di importazioni.

In Europa rimangono stabili i principali partner commerciali come Germania (secondo mercato di destinazione con 147,5 milioni di euro, -1,2%) e la Svizzera (terzo con 109,6 milioni di euro, +1,2%), mentre cresce il Regno Unito (71,9 milioni di euro, +4,7%) e arretra la Francia (71,9 milioni di euro, -7,6%).

Molto buone le indicazioni che provengono dal medio oriente, con gli Emirati Arabi che sono tornati ad essere la principale destinazione di marmi e graniti lavorati italiani in quest’importante area, con 77 milioni di euro di import (+52,9%), seguiti dall’Arabia Saudita, con 72 milioni, anch’essa in crescita, +5 per cento. Si segnala infine – nonostante le tensioni internazionali e la svalutazione del rublo – la tenuta delle esportazioni settoriali verso il mercato russo, con 50,8 milioni di euro (+0,4%).

La Cina rimane anche per il 2015 il principale mercato di destinazione dell’export di materiali grezzi, con 123,5 milioni di euro di importazioni di blocchi italiani (+4% rispetto al 2014), ma si segnala la forte crescita dell’India (+33,7%), secondo buyer con 81,2 milioni di euro. Da questi numeri emerge chiaramente come i due giganti asiatici abbiano assorbito da soli più della metà delle esportazioni italiane di pietre ornamentali non lavorate.

 

Per quanto riguarda il comparto delle tecnologie, nel 2015 le aziende italiane produttrici di macchine e attrezzature per l’estrazione e la lavorazione delle pietre ornamentali hanno fatto registrare un incremento delle vendite all’estero – che costituiscono in media oltre l’80% del loro fatturato totale – pari al 19% rispetto all’anno precedente, per un valore totale delle esportazioni che ha raggiunto i 1.195 milioni di euro, contro 1.004 milioni di euro dell’anno precedente. Dati che confermano per il 2015 una crescita significativa del settore tecno-lapideo italiano sui mercati esteri, dopo un 2014 di sostanziale tenuta (+1,7% l’incremento dell’export lo scorso anno).

Tra i paesi di destinazione delle tecnologie lapidee italiane, sono ancora i mercati extra UE a trainare le vendite oltreconfine. Anche in questo caso gli Stati Uniti si confermano primo buyer, con 141,7 milioni di euro di import. Ancora positiva, nonostante le criticità del Paese, la performance del Brasile (+22,9%), secondo mercato di sbocco con 87,1 milioni di euro. Arretra invece al terzo posto la Turchia (65,4 milioni di euro), dopo i grandi volumi di macchine e attrezzature italiane importate negli anni precedenti.

Tra i mercati emergenti sale l’Algeria, che ha importato macchine e attrezzature italiane per complessivi 51,5 milioni di euro. Primo mercato europeo e quinto a livello globale rimane la Germania, con vendite per 49,4 milioni di euro (+3%). Sempre sul Vecchio continente, segnali molto confortanti arrivano anche dal Regno Unito, sesto con 43,9 milioni di euro (+72,6%), seguito dalla Spagna, in forte crescita, a quota 43,5 milioni di euro. In lieve flessione invece il nostro principale mercato del medio-oriente, l’Arabia Saudita, ottava con 42,6 milioni di euro di import (-11,8%). In arretramento anche le nostre esportazioni in India (-39,2%, per un valore di 28,7 milioni di euro), mentre sale al decimo posto il Vietnam, il cui mercato ha assorbito 28,1 milioni di euro.

 

«Il settore lapideo italiano, sia per quanto riguarda i materiali che le relative tecnologie d’estrazione e lavorazione, continua a dimostrare una straordinaria dinamicità sui mercati internazionali – commenta Flavio Marabelli, Presidente onorario di Confindustria Marmomacchine –.  Il dato interessante è che negli ultimi anni le nostre Imprese hanno saputo reagire molto bene alla forte concorrenza internazionale, soprattutto nel campo delle pietre ornamentali ma anche in quello delle macchine e attrezzature complementari. La nostra forza consiste nella capacità di riposizionarci velocemente, rimanendo gli unici in grado di esportare le nostre produzioni in oltre 140 paesi su tutti i cinque continenti».

 

«La filiera della pietra naturale e delle tecnologie di lavorazione – afferma Maurizio Danese, Presidente di Veronafiereè l’esempio di quel sistema-Italia vincente all’estero grazie al gioco di squadra tra aziende, la più importante fiera di settore al mondo, Confindustria Marmomacchine e Governo, con il Piano straordinario di promozione del made in Italy. I dati dell’osservatorio confermano il ruolo fondamentale dell’export e la 51° edizione di Marmomacc sarà ancora una volta la piattaforma più efficace per internazionalizzare il business delle nostre imprese, grazie a più di 38mila buyer stranieri da 150 nazioni sugli oltre 67mila operatori totali attesi in fiera anche quest’anno».

 

Seicento milioni di quintali: ulteriore crescita dell’interscambio lapideo nel mondo

Marmomacc 2015 (Foto Ennevi)

Marmomacc 2015 (Foto Ennevi)

Il volume dell’interscambio lapideo mondiale riferito al 2014 è pervenuto a circa 600 milioni di quintali, costituiti in misura quasi paritetica da grezzi e lavorati. Nel giro di venti anni, il volume delle movimentazioni internazionali è quadruplicato, con un aumento ovviamente superiore del valore, ed in campo merceologico con una crescita più accentuata di marmo, travertino, ed altri materiali calcarei.
Detratti gli sfridi di trasformazione sulla quota grezza, la cifra in parola corrisponde ad un impiego nell’ordine degli 830 milioni di metri quadrati equivalenti, allo spessore convenzionale di cm. 2, ed a volumi di traffico proporzionali, con uso prioritario del mezzo navale. Bastano questi pochi accenni per comprendere quanta importanza strategica sia stata assunta dal settore, e quale rilievo possano avere le politiche di incentivazione allo sviluppo, sia dal punto di vista produttivo che da quello distributivo e promozionale.
Nel ventennio, l’interscambio lapideo netto da sottoprodotti ha dato luogo a spedizioni per sette miliardi di quintali, cui vanno sommati i consumi domestici, stimabili in un volume sostanzialmente similare, con un impiego complessivo nell’ordine dei quindici miliardi di metri quadrati. Sembrano cifre astronomiche, ed in qualche misura lo sono, ma il loro impatto è destinato a ridimensionarsi quando si pensi che l’utilizzo mondiale di ceramica e di grès porcellanato del solo 2014 è stato uguale, per l’appunto, a dieci miliardi di metri quadrati effettivi.
E’ appena il caso di porre in evidenza come gli spazi di potenziale espansione siano di grande ampiezza, ma come il loro perseguimento passi necessariamente attraverso importanti strategie di investimenti, come quelle di alcuni Paesi protagonisti: prima fra tutti la Cina, che ha acquisito da parecchi anni un ruolo ormai riconosciuto di leadership, balzando dai 22 milioni di quintali spediti nel 1994 ai 135 milioni esportati nel 2014, e quel che più conta, con una quota di prodotti finiti pari ad oltre il 75 per cento, grazie ad una forte politica del valore aggiunto. Non meno importante è stato l’aumento del valore corrispondente, salito da 435 milioni di dollari a circa 6.7 miliardi.
L’Europa ha sofferto, avvertendo il peso stringente della concorrenza, compresa quella degli altri Paesi in via di sviluppo, guidati dall’India e dalla Turchia, ma nel complesso ha retto abbastanza bene, riuscendo a mantenere le cifre assolute di base, sia pure a scapito delle quote di mercato, in progressiva diminuzione. Ciò si deve ad investimenti calibrati nella ricerca e nella trasformazione automatizzata, ed a strategie di marketing che hanno cercato un dialogo propositivo e selettivo con la progettazione qualificata e col mondo del “design” il cui ruolo nella scelta e nell’impiego dei materiali è diventato decisivo, almeno per la fascia alta dei consumi.
600 milioni di quintali costituiscono un obiettivo intermedio che non esclude risultati di ben altra dimensione. Intanto, esso dimostra che il mercato del marmo e della pietra non è più vischioso come un tempo, essendo in grado di crescere con forti accelerazioni, cui corrisponde una reale democratizzazione degli impieghi attestata dalle scelte di una clientela sempre più vasta, e prima ancora, dai grandi numeri. Da questo punto di vista, la domanda mondiale resta improntata ad un notevole grado di elasticità, ma nell’ambito di una preferenza che, al contrario, è diventata rigida: le prerogative tecnologiche, funzionali ed estetiche della pietra non sono più oggetto di discussione, ma appartengono ad una cultura universale.

In calo gli infortuni nel settore lapideo

(Foto Daniele Canali)

(Foto Daniele Canali)

Per i settori economici dell’industria e dei servizi l’annualità 2014 si è chiusa, a livello nazionale, con un numero di denunce di infortuni sul lavoro pari a 512.371, in diminuzione del -4,5% rispetto all’anno precedente e comunque in linea, anche se con percentuali inferiori, con le contrazioni registrate nell’ultimo quadriennio (nel 2013 -8,3%, nel 2012 -9,7% e nel 2011 -6,6%).

La quota maggiore di infortuni si sono verificati nel comparto commerciale (8,9% del totale), segue quello edile con valori simili (8,5%), poi troviamo la sanità e assistenza sociale (8,2%), il trasporto e magazzinaggio (7,7%), i servizi alle imprese (4,5%), le attività di servizi di alloggio e ristorazione (4,3%), e nel comparto delle attività manifattura, che rappresenta con il 18% del totale degli infortuni la quota più rilevante, con un valore 4% l’attività inerente la fabbricazione dei prodotti in metallo.

La breve descrizione per agglomerati economici permette di mettere in rilievo che il settore lapideo italiano, con precisione l’escavazione e la lavorazione della pietra naturale, hanno catalogato un numero di infortuni sul lavoro pari a 1.257, pari allo 0,2% del totale, distribuiti per la parte più consistente, 1.102 infortuni, nella componente della lavorazione della pietra e per i restanti 245 infortuni nel comparto della escavazione. La linea di tendenza degli infortuni è in calo, si è passati dai 2.222 infortuni del 2010 agli attuali 1.257, un calo nel quadriennio di circa il -43%, nel raffronto tra il 2014 e l’anno precedente la diminuzione è stata del -10,8%. Tra le cause che possiamo menzionare a spiegazione di tali decrementi degli infortuni sul lavoro, vi sono certamente le più stringenti regole sulla sicurezza del lavoro, divenute ormai indispensabili per tutte le attività che vogliono immettere sul mercato prodotti di qualità, è ormai nota l’equivalenza tra prodotto della lavorazione di elevato valore qualitativo e qualità del lavoro necessario per produrlo. Altro elemento da prendere in considerazione riguarda la scrematura delle attività legate alla trasformazione lapidea in virtù della crisi che ha colpito tale produzione, soprattutto dall’anno 2009 in poi, una caduta delle vendite all’estero che ha inciso anche sulla permanenza in attività di una serie di imprese che, di conseguenza, ha determinato anche un calo nei valori assoluti degli infortuni sul lavoro.

Di assoluta importanza anche l’analisi degli infortuni mortali che sono risultati nel 2014 ben 7, di cui 5 nella lavorazione e 2 nella escavazione della pietra, un valore in calo rispetto ai 10 infortuni mortali del 2013 ed ai 17 del 2012, ma pari a quelli avvenuti nel 2011. In questo caso la quota del settore lapideo sul totale degli incidenti mortali sale allo 0,7%.

E’ doveroso sottolineare che l’infortunistica lapidea descritta viene calcolata al netto degli infortuni avvenuti in altri comparti riferiti al settore, come ad esempio a quello degli abrasivi e mole, a quello degli accessori, ed a quello delle macchine e macchinari. Inoltre le valutazioni suddette non contengono degli incidenti, spesso mortali, che avvengono nel trasporto dei materiali, un settore non estrapolabile singolarmente dai dati a disposizione ma che sappiamo essere cruciale nelle zone dove si procede all’estrazione del materiale al monte: in questi casi il materiale viene caricato e trasportato a valle unicamente con mezzi a motore che devono spesso utilizzare strade di accesso alla cava di difficilissima e pericolosissima percorrenza.

Visto il dato e la tendenza di livello nazionale passiamo brevemente ad una disaggregazione che riguarda l’ambito regionale, ed in specifico la Toscana ed il Veneto, ed anche l’ambito provinciale con Massa-Carrara, Lucca, Verona e Vicenza.

La Toscana nell’ultimo periodo ha registrato 265 infortuni sul lavoro in ambito lapideo di cui zero mortali. Una dinamica in linea con quella nazionale nonostante la diminuzione sia stata del -9,5%, leggermente minore, anche in questo caso nell’arco dell’ultimo quadriennio si è ottenuta una diminuzione degli infortuni del -39%. Il 67% degli infortuni è riconducibile al settore della lavorazione ed il restante a quello dell’estrazione di materiale lapideo.

Minore è invece risultata la decrescita degli infortuni del comparto lapideo nel Veneto, un -2,5% che è decisamente distante dal dato toscano, sebbene in valore assoluto i 234 infortuni verificatisi nel 2014 siano inferiori di sole 31 unità. La regione Veneto nell’ultimo anno ha registrato anche due infortuni mortali entrambi nella comparto della lavorazione e trasformazione del materiale.

Nella disamina delle maggiori provincie del comprensorio Apuoversiliese e di quello Veneto il primato spetta, con 141 infortuni sul lavoro a Verona, di cui 139 nella lavorazione lapidea, segue Massa-Carrara con un valore quasi identico pari a 140 infortuni, in questo casi equamente distribuiti tra la lavorazione al monte del prodotto (65) e quella di trasformazione al piano (75). Lucca ha visto ben 75 infortuni, di cui 67 nella trasformazione del materiale, e Vicenza 49, di cui 46 sempre nella lavorazione.

In questi casi assistiamo a delle dinamiche distinte, difatti se la tendenza è in linea con quella nazionale nella variazione rispetto al 2010, nel raffronto 2014-2013 le province di Lucca e Massa-Carrara, hanno addirittura incrementato gli infortuni sul lavoro nel settore lapideo, e rispettivamente del +1,4% e del +2,9%. Per Lucca tale incremento è dovuto all’aumento degli infortuni nel comparto della lavorazione lapidea, cresciuti di 14 unità in un solo anno, mentre per Massa-Carrara a quelli nell’attività di escavazione che hanno raggiunto la quota di 65, in aumento di 8 unità rispetto al 2013.

Vicenza è addirittura incrementata del 22%, in valore assoluto ha registrato + 9 infortuni, mentre Verona è l’unica di queste provincie che ha visto ridursi nell’ultimo anno la quota di infortuni con un calo del -2,8% in valore assoluti 4 unità.

Sempre nell’ultimo anno gli infortuni mortali nel settore lapideo analizzato sono risultati pari a zero a Lucca e Massa-Carrara, mentre se ne sono verificati 1 a Verona ed 1 a Vicenza.

Possiamo concluder che questa breve disamina di alcuni dati Inail riferita alle denunce degli infortuni sul lavoro, confermano che la tendenza degli ultimi anni è quella di un calo degli infortuni sul lavoro, più accentuato nella componente lapidea rispetto alla media nazionale, nonostante le regioni del Veneto e della Toscana, dove si assommano il 40% del totale degli infortuni del settore, mostri delle dinamiche congiunturali, riferite al raffronto 2014-2013, nella sede territoriale delle province più rappresentative, abbastanza contraddittorie, con variazioni in alcuni casi addirittura in aumento di tale fenomeno.

SERIE STORICA INFORTUNI SUL LAVORO (Industria e servizi)

 

2010

2011

2012

2013

2014

 

Totale

di cui mortali

Totale

di cui mortali

Totale

di cui mortali

Totale

di cui mortali

Totale

di cui mortali

 

ITALIA

Estrazione pietra

467

5

427

4

320

5

292

4

245

2

Lavorazione pietra

1.755

9

1.533

3

1.341

12

1.118

6

1.012

5

Totale settore lapideo

2.222

14

1.960

7

1.661

17

1.410

10

1.257

7

Totale complessivo

693.343

1.269

647.823

1.171

585.122

1.137

536.808

992

512.371

911

 

TOSCANA

Estrazione pietra

149

2

134

1

89

1

97

0

87

0

Lavorazione pietra

286

1

240

0

248

2

196

0

178

0

Totale settore lapideo

435

3

374

1

337

3

293

0

265

0

Totale complessivo

55.644

79

53.015

91

47.626

82

44.207

69

42.222

65

 

VENETO

Estrazione pietra

26

0

21

0

17

0

16

0

12

0

Lavorazione pietra

314

0

298

1

255

0

224

1

222

2

Totale settore lapideo

340

0

319

1

272

0

240

1

234

2

Totale complessivo

80.221

125

74.809

113

67.235

114

62.930

106

61.039

76

 

LUCCA

Estrazione pietra

17

0

14

1

15

0

21

0

8

0

Lavorazione pietra

92

1

77

0

78

2

53

0

67

0

Totale settore lapideo

109

1

91

1

93

2

74

0

75

0

Totale complessivo

7.431

10

6.687

10

5.761

8

5.245

6

4.977

11

 

MASSA-CARRARA

Estrazione pietra

107

1

93

0

55

1

57

0

65

0

Lavorazione pietra

125

0

91

0

104

0

79

0

75

0

Totale settore lapideo

232

1

184

0

159

1

136

0

140

0

Totale complessivo

3.618

5

3.140

4

2.707

3

2.610

3

2.439

5

 

VERONA

Estrazione pietra

11

0

6

0

8

0

6

0

2

0

Lavorazione pietra

201

0

170

0

164

0

139

1

139

1

Totale settore lapideo

212

0

176

0

172

0

145

1

141

1

Totale complessivo

16.284

16

15.392

24

14.111

20

13.138

17

12.424

12

 

VICENZA

Estrazione pietra

14

0

7

0

7

0

6

0

3

0

Lavorazione pietra

53

0

45

0

32

0

34

0

46

1

Totale settore lapideo

67

0

52

0

39

0

40

0

49

1

Totale complessivo

15.918

19

14.974

20

12.788

21

11.803

20

11.544

12

Consumi unitari in crescita di marmo e pietre naturali

Foto Ennevi

Foto Ennevi

Negli ultimi 15 anni, il consumo mondiale pro-capite di marmo e pietra è raddoppiato, ascrivendo un aumento di circa sette punti in ragione annua. I Paesi europei hanno fatto registrare incrementi più contenuti ma hanno conservato posizioni di vantaggio, occupando sette posti fra i primi dieci della graduatoria assoluta, con Svizzera e Belgio nei ruoli di vertice, davanti ad Arabia Saudita, Taiwan e Corea del Sud, che a loro volta precedono Italia, Portogallo, Spagna, Francia e Regno Unito.
Rispetto alla media mondiale del 2014, pari a 237 metri quadrati per mille abitanti, gli impieghi unitari dei Paesi europei oscillano da nove a due volte, conservando una “leadership” indubbiamente significativa, anche se nei casi dell’Italia e dei due Paesi iberici hanno espresso notevoli contrazioni in cifra assoluta.
Ciò conferma, da una parte, che la velocità di crescita dell’Europa è diventata sempre più lenta rispetto al resto del mondo, dove la differenza è stata fatta in primo luogo dai Paesi asiatici; ma dall’altra, che il mercato del Vecchio Continente resta competitivo dal punto di vista dei consumi unitari, anche se le cifre, ormai, vedono la netta prevalenza della Cina come nuovo leader mondiale con oltre 400 milioni di metri quadrati equivalenti (riferiti allo spessore convenzionale di cm. 2). Va aggiunto che l’approccio europeo al lapideo resta il più selettivo, come confermano i valori medi dell’import per unità di prodotto, che restano i più alti dopo quelli del Nord America, nonostante la crescita delle forniture provenienti dai Paesi in via di sviluppo.
Non sorprende che la massima espansione del consumo europeo pro-capite abbia avuto luogo nel Regno Unito, che partiva dal livello più basso; come non sorprende il regresso dei Paesi di più antica vocazione lapidea, dove la congiuntura ha inciso più pesantemente che altrove, scontando, da una parte, gli effetti di una rincorsa troppo accelerata dell’edilizia residenziale (Spagna), e dall’altro, quelli di un rallentamento fisiologico del mercato di tipologia alternativa, con particolare riguardo alle ristrutturazioni (Italia).
Con 865 metri quadrati per mille abitanti, l’Italia ha visto proseguire, sia pure lentamente, il trend negativo in essere dagli inizi del secolo, con un contributo alla decrescita che è venuto anche dai materiali d’importazione, sia grezzi che lavorati. Condizioni peggiori, d’altronde, sono rilevabili nei consuntivi di altri Paesi europei di forte rilevanza settoriale come la Germania, che peraltro ha evidenziato una buona ripresa marginale rispetto al 2013, e soprattutto la Grecia (in quest’ultimo caso, a tutto vantaggio dell’export).
C’è l’impressione, alla luce di questi risultati, che nell’Unione Europea si sia scelto di assumere un atteggiamento conservatore, ma non è così: in realtà, gli investimenti produttivi non sono mancati, anche in chiave innovativa, e talvolta con impegni importanti. Il problema, se così può dirsi, sta nel fatto che altrove il progresso del settore è stato molto più accentuato e che si mantiene tale.
Allo stato delle cose, almeno per quanto riguarda i consumi unitari, il sorpasso non è dietro l’angolo, ma la riduzione del vantaggio europeo costituisce un fatto di cui bisogna prendere atto, valutando quali opportunità possano essere colte per elidere un fenomeno non facilmente governabile, stante il carattere fisiologico della crescita altrui. Ciò non vuol dire che si debba indulgere al fatalismo perché esistono potenzialità tuttora valide, in specie nei lavorati ad alto valore aggiunto e nei cosiddetti prodotti di nicchia, dove la concorrenza non è in grado di avvalersi delle doti di fantasia e di creatività che fanno parte del bagaglio professionale e culturale dei marmisti europei e soprattutto di quelli italiani.
Esistono problemi di investimenti specifici nella comunicazione e nella promozione che continuano ad essere considerati, spesso senza ragione, alla stregua di spese generali, e che vengono sacrificati per necessità di gestione un tantino approssimative, suggerite dalla congiuntura. Sarebbe il momento, invece, di potenziarli opportunamente nel quadro di strategie finalmente condivise

Le dinamiche storiche e congiunturali del lapideo in Italia

(Foto Daniele Canali / Marmonews.it)

(Foto Daniele Canali / Marmonews.it)

Uno dei tanti spunti di assoluto interesse dell’analisi del mercato mondiale della pietra, emerso nel 26° Rapporto sul marmo e la pietra nel mondo, riguarda le dinamiche storiche ed anche congiunturali dell’Italia, Paese destinato, anche nella pietra naturale, ad alternare periodi di luce a periodi di ombre. Nell’ultimo anno, il 2014, si conferma un ristagno ormai consolidato, che si sostanzia nel mantenimento dei livelli acquisiti negli anni precedente, ma costantemente erosi nell’incidenza sui mercati: una leadership che sembrerebbe consumarsi nel mercato globale per mantenersi solo nel ristretto ambito europeo.

Il dato del consuntivo 2014, dal lato delle esportazioni, appare in linea con quello del decennio precedente, 3 milioni e 112 mila tonnellate a fine 2014 a fronte dei 3 milioni e 89 mila del 2004, ma distante dai 3,5 milioni di fine anni novanta e primi anni duemila; pur con una particolarità degna di assoluta attenzione, in quanto il materiale grezzo venduto all’estero è praticamente raddoppiato, passando dalle 706 mila tonnellate del 2004 ad 1 milione e 509 mila del 2014 (la soglia del milione è stata superata per la prima volta nel 2006, e poi si è costantemente incrementata fino ad oggi, ad eccezione della congiuntura 2014-2013 cha ha segnato in termini quantitativi una lieve flessione).

Allo stesso tempo i lavorato finiti sono diminuiti di oltre un quarto passando dai 2,3 milioni del decennio precedente agli attuali 1,6 milioni.

Soffermandoci sulla dinamica congiunturale dell’ultimo anno si evidenzia che è stata caratterizzata da una perdita complessiva di oltre 110 mila tonnellate, di cui più di 50 per i materiali lavorati e circa 60 per i materiali lapidei grezzi.

Da sottolineare invece che dopo molto tempo, ultimo dato in controtendenza nel 2010, si è registrata una ripresa dal lato delle importazioni. Nello specifico abbiamo assistito ad una variazione positiva dei materiali grezzi, circa il 6% in più rispetto al 2013.

La redditività nell’export di prodotti finiti ha comunque ottenuto un prezzo medio unitario in aumento di circa cinque punti, superando i 54 euro per metro quadrato equivalente. Sempre per quanto concerne il valore, l’incidenza del prodotto finito sul totale esportato e rimasta superiore ai quattro quinti del totale, nonostante la politica del grezzo perseguita negli ultimi esercizi da diversi operatori.

tab011015

Abbiamo quindi osservato che il 2014 ha ottenuto una variazione negativa del -3,4% per quanto riguarda le quantità di materiale lapideo venduto all’estero, determinato sia dall’andamento dei grezzi che dei lavorati, mentre dal alto delle importazioni abbiamo descritto una inversione di tendenza determinata maggiormente dalla componente grezza (+10%).

Passiamo ora a valutazioni attinenti i primi sei mesi dell’anno in corso, il 2015, sia a livello nazionale che a quello distrettuale.

Nella prima parte di quest’anno il settore lapideo italiano ha esportato 1.544.352 tonnellate di marmi, graniti, travertini e altri materiali sia grezzi sia lavorati per un valore di 972.113.844 euro, registrando un calo delle quantità del -4,6%, ma un aumento dei valori del +5,8%.

Anche nel caso delle importazioni abbiamo registrato un calo del -3,3% nelle quantità, per un totale di 674 mila tonnellate di materiale importato, e una variazione positiva in valore del +11,9%, per un totale di circa 212 milioni di euro.

Nello specifico osserviamo che i lavorati semplici, che pesano solo il 7% sul totale dei lavorati, hanno subito, all’export, sia nelle quantità che nei valori delle contrazioni di quasi 19 punti percentuali, mentre all’import hanno ottenuto rimbalzi interessanti pari al +43% per le quantità e +45% per i valori.

I lavorati speciali hanno invece registrato sostanzialmente variazioni soddisfacenti: l’export di 729 mila tonnellate ha generato un +2% rispetto ai primi sei mesi del 2014, ed in valore con 759 milioni di euro una variazione addirittura del +7,9%. Il marmo con 490 milioni ha ottenuto un +8,9% ed il granito con 270 milioni di euro un +6,1%. In sostanza i primi sei mesi delle vendite all’estero di materiali lapidei lavorati hanno evidenziato valori in decisa ascesa, +7,3%, con le quantità nel complesso stabili.

Positivi anche gli andamenti dell’import di lavorati, +16% per i valori, pari a 58 milioni di euro, e +13% le quantità, pari a 149 mila tonnellate.

All’opposto dei lavorati i materiali grezzi nei primi sei mesi dell’anno in corso hanno registrato nelle esportazioni una diminuzione del -9,2% nelle quantità, fermandosi a 752 mila tonnellate, per un valore che invece è rimasto sostanzialmente stabile, +0,2% e pari a 195 milioni di euro. Questo dato testimonia che i nostri operatori riescono comunque a mantenere nelle vendite dei prodotti dei prezzi medi unitari piuttosto elevati. Le stesse dinamiche sono però riscontrabili anche nella componente delle importazioni per le quali abbiamo registrato 525 mila tonnellate, in calo del -7,1%, e 154 milioni di euro di materiale acquistato, in aumento nei valori del +10.4%.

Interscambio commerciale prodotti lapidei I° semestre 2015

IMP2013

IMP2014

Diff. 2015-14

EXP2013

EXP2014

Diff. 2015-14

lavorati semplici 6801

Euro

3.948.599

5.732.235

45,2

16.509.565

13.418.640

-18,7

KG

29.617.897

42.341.877

43,0

70.636.492

57.514.402

-18,6

lavorati speciali 6802

Euro

42.753.925

48.748.193

14,0

704.464.143

759.936.136

7,9

KG

94.621.349

99.420.720

5,1

714.789.394

729.407.766

2,0

di cui marmo

Euro

18.123.760

20.158.698

11,2

450.375.514

490.320.703

8,9

KG

36.963.455

39.355.985

6,5

442.046.902

457.468.044

3,5

di cui granito

Euro

24.630.165

28.589.495

16,1

254.088.629

269.615.433

6,1

KG

57.657.894

60.064.735

4,2

272.742.492

271.939.722

-0,3

ardesia 6803

Euro

3.119.516

3.465.890

11,1

3.174.705

3.658.306

15,2

KG

7.710.896

7.438.932

-3,5

4.384.339

4.944.338

12,8

totale lavorati

Euro

49.822.040

57.946.318

16,3

724.148.413

777.013.082

7,3

KG

131.950.142

149.201.529

13,1

789.810.225

791.866.506

0,3

calcarei grezzi

Euro

46.618.741

47.707.803

2,3

176.895.568

175.112.818

-1,0

KG

191.965.675

154.780.713

-19,4

763.444.000

678.863.715

-11,1

silicei grezzi

Euro

93.723.167

107.165.439

14,3

17.781.270

19.987.944

12,4

KG

373.553.815

370.785.394

-0,7

65.159.745

73.621.471

13,0

totale grezzi

Euro

140.341.908

154.873.242

10,4

194.676.838

195.100.762

0,2

KG

565.519.490

525.566.107

-7,1

828.603.745

752.485.186

-9,2

totale lapideo

Euro

190.163.948

212.819.560

11,9

918.825.251

972.113.844

5,8

KG

697.469.632

674.767.636

-3,3

1.618.413.970

1.544.351.692

-4,6

Fonte: Elaborazioni su dati Istat

Possiamo pertanto sintetizzare che i primi sei mesi dell’anno 2015, a livello nazionale, sono stati contraddistinti per delle contrazioni nelle quantità di materiale lapideo venduto all’estero, in particolare nella componente grezza, ma con dei valori che a livello complessivo, e soprattutto per i materiali lavorati, hanno ottenuto tendenze più che favorevoli.

A questo punto passiamo ad analizzare le dinamiche che hanno interessato due dei maggiori distretti lapidei italiani, quello apuano e quello veneto, tenendo in considerazione che per quanto riguarda i primi sei mesi dell’anno faremo riferimento esclusivamente ai valori esportati e non alla quantità degli stessi, oltre al fatto che saranno utilizzate delle codifiche ateco, per i materiali, leggermente distinte da quelle del livello nazionale.

Nel distretto apuo-versiliese nell’insieme delle diverse componenti lapidee si è passati da 333 milioni di vendite all’estero nei primi sei mesi del 2014, ai 357 milioni dell’anno 2015, per una variazione positiva del +7%, e sulla stessa lunghezza anche il distretto veneto, con una variazione complessiva addirittura maggiore (+10,5%).

Nello specifico osserviamo che il materiale grezzo nel distretto apuano ha avuto una leggera flessione del -2,1%, mentre la sola provincia di Massa-Carrara ha invece registrato un +0,7%.

Sempre nel comprensorio, nei primi sei mesi del 2015, il marmo e granito lavorato, la componente di maggiore rilevanza del settore lapideo, ha registrato, rispetto allo stesso periodo del 2014, e in continuità con quanto si era già osservato nei consuntivi precedenti, una crescita in valore di circa l’11%, assommando a euro 257 milioni di export; allo stesso tempo il distretto veneto con circa 242 milioni di vendite effettuate ha ottenuto una variazione positiva del +11,7%, leggermente superiore a quella apuana. In sintesi si tratta di segnali, per entrambi i distretti, e per entrambe le componenti lapidee, più che soddisfacenti e che confermano, se ancora ve ne fosse bisogno, l’ottima richiesta del materiale lapideo, sia grezzo che lavorato, da parte dai mercati esteri.

 

Interscambio commerciale lapideo I° semestre 2015 (valori euro)

BB081-Pietra, sabbia e argilla

I° sem 2014

I° sem 2015

Diff. Val ass.

Diff. Val. %

Inc. %

Distretto Apuano

102.726.097

100.603.052

-2.123.045

-2,1

39,0

di cui Massa-Carrara

86.020.346

86.637.360

617.014

0,7

33,6

Distretto Veneto

23.391.341

23.169.305

-222.036

-0,9

9,0

Italia

268.716.780

257.993.948

-10.722.832

-4,0

100,0

CG237-Pietre tagliate, modellate e finite

I° sem 2014

I° sem 2015

Diff. Val ass.

Diff. Val. %

Inc. %

Distretto Apuano

231.201.105

256.669.681

25.468.576

11,0

33,0

di cui Massa-Carrara

165.134.411

182.901.581

17.767.170

10,8

23,5

Distretto Veneto

216.655.415

241.995.018

25.339.603

11,7

31,1

Italia

724.148.413

777.013.082

52.864.669

7,3

100,0

Totale produzione lapidea

I° sem 2014

I° sem 2015

Diff. Val ass.

Diff. Val. %

Inc. %

Distretto Apuano

333.927.202

357.272.733

23.345.531

7,0

34,5

di cui Massa-Carrara

251.154.757

269.538.941

18.384.184

7,3

26,0

Distretto Veneto

240.046.756

265.164.323

25.117.567

10,5

25,6

Italia

992.865.193

1.035.007.030

42.141.837

4,2

100,0

Fonte: Elaborazioni su dati Istat

Infine, brevemente, riportiamo il numero di aziende attive nel settore della trasformazione lapidea, intesa come taglio, modellatura e finitura di pietre, nei due comprensori più rappresentativi a livello nazionale, quello vento e quello apuo-versiliese, con l’aggiunta del numero degli addetti, stimati al 30 giugno 2015.

Il totale delle imprese assommano a circa 764 nelle provincie di Massa-Carrara e Lucca, e rappresentano il 63,9% del totale regionale, in specifico il 35,1%, ovvero 419 unità, appartengono alla provincia apuana, ed il restante 28,9%, 345 imprese, alla provincia lucchese. L’incidenza degli addetti è pari al 67,7% del totale regionale, in valore assoluto circa 4.158, e sono distribuiti per il 60% a Massa-Carrara e per il restante 40% a Lucca.

Sono presenti invece nel distretto veneto, un totale di circa 698 aziende della lavorazione lapidea, un valore inferiore rispetto a quello apuo-versiliese, e pari al 77,7% del totale delle aziende di settore presenti a livello regionale. La provincia più rappresentativa è quella di Verona, con 431 imprese, che rappresentano il 48% regionale, e ben 3.163 addetti che invece pesano per il 52,9%. Il dato più interessante di questa disamina dei due distretti è quello riferito alla media di addetti per aziende, che risulta più elevate nel distretto veneto, dove ad un numero minore di imprese attive nella lavorazione lapidea corrisponde mediamente un numero di addetti superiore. Il numero di addetti medi per aziende nel veneto tocca il punto massimo con Verona, 7,3 addetti per impresa, mentre il livello massimo nel distretto apuano spetta alla provincia di Massa-Carrara con un valore di 5,9 addetti a impressa: le distanze paiono piuttosto rilevanti e mostrano una strutturazione aziendale più dimensionata nel comparto della trasformazione lapidea veneto rispetto a quello apuano.

 

Ditte attive e addetti del settore trasformazione nel comprensorio Apuano e Veneto al giugno 2015

Provincia

Attive

Addetti tot.

Inc % ditte

Inc % addetti

Numero medio addetti

LUCCA

345

1.687

28,9

27,5

4,9

MASSA CARRARA

419

2.471

35,1

40,2

5,9

LU+MS

764

4.158

63,9

67,7

5,4

TOSCANA

1.195

6.143

100,0

100,0

5,1

LA SPEZIA

58

293

5,1

Provincia

Attive

Addetti tot.

Inc % ditte

Inc % addetti

Numero medio addetti

PADOVA

90

447

10,0

7,5

5,0

VERONA

431

3.163

48,0

52,9

7,3

VICENZA

177

1.279

19,7

21,4

7,2

PD+VR+VI

698

4.889

77,7

81,8

7,0

VENETO

898

5.977

100,0

100,0

6,7

Fonte: Elaborazioni su dati Infocamere

 

L’export lapideo italiano vicino a 1,6 miliardi

(Foto Daniele Canali)

(Foto Daniele Canali)

Comparto lapideo Made in Italy in crescita anche nel primo semestre 2015. Da gennaio a giugno, l’export italiano di marmi, graniti e pietre naturali ha registrato un aumento del 5,2% rispetto allo stesso periodo del 2014, grazie a 978,1 milioni di euro di ordinativi da oltreconfine. Nello specifico, sono i prodotti finiti e semilavorati a trainare la corsa, con vendite per 777 milioni di euro (+7,3%), mentre i materiali grezzi, con 201,1 milioni di euro, segnano un leggero calo (-2,3%). Crescita a doppia cifra per le esportazioni di macchine e tecnologie italiane di estrazione e lavorazione, con un controvalore di 616,1 milioni di euro (+28,8%).

Sono questi i numeri, elaborati dall’Osservatorio Marmomacc-Confindustria Marmomacchine, con cui il settore nazionale si presenta all’appuntamento con la 50ª edizione di Marmomacc, la più importante manifestazione internazionale per il business e la cultura legati alla pietra naturale, in programma alla Fiera di Verona da mercoledì 30 settembre a sabato 3 ottobre 2015.

«Marmomacc da 50 edizioni costituisce la prima piattaforma di promozione globale per lo sviluppo dell’industria marmo-lapidea – spiega Ettore Riello, presidente di Veronafiere –. Quest’anno sono presenti 1.524 espositori, dei quali 588 italiani e 936 esteri da 55 nazioni, mentre attendiamo più di 60mila operatori specializzati da 140 paesi. La manifestazione riveste quindi un ruolo strategico per il comparto, riconosciuto anche dal Ministero per lo Sviluppo Economico che l’ha inserita nel Piano di promozione straordinaria del Made in Italy».

Secondo Flavio Marabelli, presidente onorario di Confindustria Marmomacchine «I dati positivi del 1° semestre relativi all’export settoriale – sia per i materiali che per le tecnologie – sono la migliore risposta alla scelta del MiSE di includere il nostro comparto all’interno del Piano di promozione straordinaria del Made in Italy, che prevede lo stanziamento di fondi per la promozione dei principali settori dell’industria nazionale attraverso le piattaforme fieristiche di riferimento. Nel complesso, il nostro rimane uno dei comparti industriali di riferimento per il Paese, grazie ad un valore delle esportazioni che, nel 2014, ha sfiorato i 3 miliardi di euro e ad un saldo commerciale annuo attivo di quasi 2,5 miliardi».

Focus prodotti lapidei grezzi, finiti e semilavorati

I principali mercati di destinazione dei materiali lapidei lavorati, anche nei primi sei mesi dell’anno, vedono al primo posto gli Stati Uniti con 218,7 milioni di euro (+30,2%), seguiti dalla Germania, stabile con 71,3 milioni di euro. Nonostante le tensioni internazionali, la Russia si conferma il maggior cliente delle imprese italiane ad Est, con 23,5 milioni di euro (+6,6%). In crescita anche le esportazioni verso Turchia (6,6 milioni di euro/+19,6%), Polonia (9,2 milioni di euro/+10,8%) e Azerbaigian (4,5 milioni di euro/+6,6%).

In Medio Oriente, spiccano Emirati Arabi Uniti (35,2 milioni di euro/+54,3%), Arabia Saudita (36,5 milioni di euro/-1,9%) e Kuwait (16,9 milioni di euro/+8,7%). Tranne il caso del Marocco (17,9 milioni di euro/+11,8%), il bacino del Mediterraneo, tra Algeria, Tunisia, Egitto e Libia, segna un calo generale dell’import pari all’8,4 per cento.  Con 9,3 milioni di ordinativi, infine, raddoppia il fatturato delle aziende italiane verso l’India.

Tra gli acquirenti di materiali lapidei grezzi, invece, l’Asia continua a rappresentare ancora una volta l’area di riferimento. Nel primo semestre del 2015, aumentano le esportazioni dirette in India (44,1 milioni di euro/+30,7%), mentre scendono in Cina (-8,5%) che, con 58,9 milioni di euro, si conferma comunque il principale sbocco mondiale per i blocchi non lavorati di pietra italiana.

Segno positivo anche per l’import lapideo italiano. In sei mesi è aumentato sia quello relativo ai materiali grezzi (169,8 milioni di euro/+13,1%), in particolare dal Brasile (44,1 milioni di euro/+49,7%), sia quello di lavorati e semilavorati (57,9 milioni di euro/+16,3%).

Focus macchine e attrezzature per l’estrazione e la lavorazione delle pietre naturali

Riguardo al settore delle tecnologie per l’estrazione e la lavorazione delle pietre naturali – che già aveva chiuso il 2014 con un +1,7% –, nei primi sei mesi del 2015, i costruttori italiani hanno esportato macchine e attrezzature per un valore complessivo di 616,1 milioni di euro, con un incremento percentuale a doppia cifra pari a +28,8% rispetto allo stesso periodo del 2014.

Anche in questo caso sono gli Stati Uniti a guidare la classifica delle destinazioni delle esportazioni, con ordinativi per 65,8 milioni di euro e un incremento dell’82% rispetto al primo semestre del 2014. Buona anche la performance delBrasile, secondo importatore con 50,6 milioni di euro (+78,6%), mentre scende al terzo posto la Turchia (33,5 milioni/-16,2%). Primo mercato europeo si conferma la Germania, quarta a livello generale con 31 milioni di euro di importazioni (+12,6%), mentre sale al quinto posto l’Algeria (26 milioni/+67,7%), seguita da Arabia Saudita (22,5 milioni/-1,5%), Regno Unito (20,9 milioni/+69,6%) e India (20,8 milioni/-46%). Chiudono la top ten dei paesi importatori, la Spagna (19 milioni/+ 158%) e la Cina (14,4 milioni/-30,7%).

Quadro di sintesi del comparto lapideo italiano: consuntivo 2014

Nel 2014 la filiera tecno-marmifera italiana ha fatturato oltre 3,9 miliardi di euro. Le esportazioni hanno sfiorato i 2,9 miliardi di euro, equivalenti a quasi il 75% del valore totale, con un saldo commerciale in attivo di 2,48 miliardi di euro. Considerando la produzione di marmi, graniti e pietre, sia grezzi che lavorati, l’Italia detiene il secondo posto per fatturato nella classifica dei paesi esportatori. La leadership è indiscussa nel settore macchine e attrezzature, dove la quota italiana sull’export di tecnologie per la lavorazione delle pietre naturali raggiunge il 60% del totale a livello mondiale. L’industria italiana legata al comparto lapideo, conta 3.339 aziende strutturate, con 33.680 lavoratori.

Cresce l’export lapideo italiano

(Foto Daniele Canali)

(Foto Daniele Canali)

Il settore italiano della pietra naturale ha esportato, nei primi sei mesi del 2015, 2.035.800 tonnellate di grezzi e lavorati per un valore complessivo di 1.003.144.697 euro, con un calo delle quantità dell’8,6% ma un aumento dei valori del 5% rispetto al solito periodo dell’anno precedente (vedi Tav. 1). Lo rende noto l’ufficio studi di Internazionale Marmi e Macchine elaborando i dati ISTAT sul primo semestre 2015.

Il valore medio unitario dell’export settoriale cresce passando da 429 euro per tonnellata, del primo semestre 2014, a 493 euro per tonnellata del 2015, ma se si considerano soltanto i lavorati in marmo il valore medio unitario all’export raggiunge 1072 euro per tonnellata .

ITALIA – TUTTI I PAESI

EXPORT

2014

2015

diff. % 2015/2014

Gennaio-Giugno 2014-2015

Tonn

Euro

Tonn

Euro

% Q.ta’

% Val.

MARMO BLOCCHI E LASTRE

763.657

176.921.112

678.864

175.112.818

-11,10

-1,02

GRANITO BLOCCHI E LASTRE

64.917

17.724.335

73.621

19.987.944

13,41

12,77

MARMO LAVORATI

442.045

450.284.913

457.468

490.320.703

3,49

8,89

GRANITO LAVORATI

272.755

254.094.571

271.940

269.615.433

-0,30

6,11

ALTRE PIETRE LAVORATI

70.591

16.496.508

57.514

13.418.640

-18,52

-18,66

SubTOT Blocchi, Lastre e Lavorati

1.613.964

915.521.439

1.539.407

968.455.538

-4,62

5,78

GRANULATI E POLVERI

606.057

35.111.081

489.681

29.958.876

-19,20

-14,67

SubTOT con Granulati e Polveri

2.220.021

950.632.520

2.029.088

998.414.414

-8,60

5,03

ARDESIA GREZZA

1.920

859.524

1.307

779.568

-31,90

-9,30

ARDESIA LAVORATA

4.384

3.174.705

4.944

3.658.306

12,77

15,23

PIETRA POMICE

1.450

464.612

460

292.409

-68,24

-37,06

Totale

2.227.775

955.131.361

2.035.800

1.003.144.697

-8,62

5,03

L’ottima performance settoriale è infatti da attribuire proprio all’export di materiali lavorati, in particolare del marmo, che complessivamente (considerando marmi, graniti e altre pietre) ha fatto

registrare un valore di oltre 777 milioni di euro nei primi sei mesi del 2015, con una crescita tendenziale del 7,3%. E’ importante sottolineare, inoltre, che un terzo dei valori nazionali dell’export di lavorati (256,6 milioni di euro) è stato realizzato dalle aziende del comprensorio apuo-versiliese.

E’ l’ennesima conferma dell’eccellenza delle aziende del nostro territorio” afferma Fabio Felici – presidente di IMM “un territorio che punta sempre di più alla valorizzazione della materia prima di cui ha la fortuna di disporre. Il marmo segue ormai le logiche dei beni di lusso, spopolando in paesi ad alto reddito pro-capite non soltanto per usi in ambito edilizio, ma anche quale materiale che si presta ad interpretazioni completamente diverse unendo innovazione, arte e design di altissimo livello. Il dato per cui, rispetto al diminuire dell’esportazione di blocchi, ben un terzo del valore riferito all’esportazione di prodotti finiti sia attribuibile alle nostre aziende deve essere motivo di grande orgoglio: è qui che sono presenti le aziende produttrici delle tecnologie più avanzate e le maestranze migliori al mondo, e sono queste eccellenze che saranno presentate nel corso della prossima edizione di CarraraMarmotec, dal 18 al 21 maggio 2016, un’edizione tutta improntata alla valorizzazione del Made in Italy e del Made in Tuscany, con un ampio spazio dedicato all’innovazione e alla sostenibilità
Nello specifico, l’export di lavorati di marmo presenta un aumento delle quantità, che passano da 442 mila tonnellate nel I semestre 2014 a 457,5 mila tonnellate nei primi sei mesi 2015 (+3,5%), e un aumento ancora più evidente nei valori che raggiungono 490,3 milioni di euro registrando quasi un +9%. La crescita maggiore dell’export si riscontra sul mercato statunitense, primo mercato di sbocco dell’export lapideo italiano in termini di valore. Negli USA, nei primi sei mesi 2015, l’Italia ha esportato 79,7 mila tonnellate di lavorati in marmo per un valore di oltre 155 milioni di euro, registrando una crescita rispetto allo stesso periodo 2014 del 17% in quantità e di addirittura il 34,6% in valore.

Cala invece l’export di blocchi di marmo, sia in quantità che in valore. Nei primi sei mesi del 2015 sono state esportate 678,8 mila tonnellate di blocchi di marmo del valore di 175 milioni di euro registrando un -11% nelle quantità e un -1% nei valori. Un trend che in parte comincia a risentire del calo della domanda cinese che passa da un valore di 58,5 a 53 milioni di euro (-9%) e che risente dei disordini nell’area Nordafricana, in particolare in Libia e Egitto, dove l’export di marmo grezzo passa da un valore di quasi 26 milioni di euro, nei primi sei mesi 2014, a poco più di 17 milioni nel 2015 (-33%).
Interessante invece risulta il trend di crescita della domanda indiana. L’Italia, nel primo semestre 2015, ha esportato in India 205 mila tonnellate di marmo in blocchi e lastre per un valore di quasi 44 milioni di euro, registrando una crescita del 27% in quantità e del 31% in valore rispetto allo stesso periodo 2014. Per quanto riguarda la Germania, primo paese di sbocco dell’export lapideo italiano quando si parla di quantità, si registra un calo della domanda di marmo sia grezzo che lavorato, a fronte di un leggero aumento della domanda di granito. Complessivamente l’Italia ha esportato in Germania, per il periodo considerato, 107,5 mila tonnellate di materiali di pregio (marmi, graniti e altre pietre) del valore di 76,3 milioni di euro con un calo nelle quantità -5,7% su un valore sostanzialmente stabile (+0,2%) .

Diminuiscono quantitativamente le importazioni di pietra naturale, ma aumentano in termini di valore. Nei primi sei mesi 2015 l’Italia ha importato 750 mila tonnellate di materiali di pregio per un valore di 220,6 milioni di euro con un calo quantitativo del 2% ma un aumento nei valori del 12,5% (vedi Tavola 2). Tra i paesi fornitori, continuano a risultare sul podio il Brasile (38 milioni di euro, +37%) e l’India (33 milioni, +7,5%) ma risulta degno di nota anche il forte aumento delle importazioni italiane dal Mozambico. Nei primi sei mesi sono state importate dal Mozambico oltre 40 mila tonnellate di blocchi e lastre di granito del valore di 12,3 milioni di euro (un valore triplicato rispetto allo stesso periodo 2014).

ITALIA – TUTTI I PAESI

IMPORT

2014

2015

diff. % 2015/2014

Gennaio-Giugno 2014-2015

Tonn

Euro

Tonn

Euro

% Q.ta’

% Val.

MARMO BLOCCHI E LASTRE

191.879

46.578.032

154.781

47.707.803

-19,33

2,43

GRANITO BLOCCHI E LASTRE

373.695

93.792.381

370.785

107.165.439

-0,78

14,26

MARMO LAVORATI

36.963

18.123.437

39.356

20.158.698

6,47

11,23

GRANITO LAVORATI

57.654

24.628.689

60.065

28.589.495

4,18

16,08

ALTRE PIETRE LAVORATI

29.618

3.948.599

42.342

5.732.235

42,96

45,17

SubTOT Blocchi, Lastre e Lavorati

689.809

187.071.138

667.329

209.353.670

-3,26

11,91

GRANULATI E POLVERI

40.825

2.411.084

50.045

4.181.944

22,58

73,45

SubTOT con Granulati e Polveri

730.633

189.482.222

717.374

213.535.614

-1,81

12,69

ARDESIA GREZZA

22.724

2.614.554

22.363

2.880.957

-1,59

10,19

ARDESIA LAVORATA

7.711

3.119.029

7.439

3.465.890

-3,53

11,12

PIETRA POMICE

3.954

841.729

2.996

760.021

-24,21

-9,71

Totale

765.022

196.057.534

750.172

220.642.482

-1,94

12,54

1 2 3 4