Il progetto di un anfiteatro in Marmo di Angelo Mangiarotti

Angelo Mangiarotti

Angelo Mangiarotti

La sintesi del concetto di “progettazione oggettiva” su cui Angelo Mangiarotti ha fondato mezzo secolo di sperimentazioni e ricerca nel campo della architettura contemporanea, si svolge nelle brevi e schiette e risposte a questa intervista. La presentazione di un affascinate progetto inedito, arricchisce di sostanza concreta le tesi proposte da questo maestro dell’architettura e del design contemporanei.
D-Quale è il tuo punto di vista circa le attuali tendenze della architettura contemporanea, dove pare che sia in atto una inversione di tendenza radicale che scalza le basi della nostra tradizione costruttiva puntando alla realizzazione di edifici intesi come macro oggetti?
R. Sarò molto esplicito: purtroppo si sta abbandonando il concetto di progettazione oggettiva. Prendiamo ad esempio il caso di un concorso di progettazione. Fare una cosa “corretta” che però appare in qualche misura come cosa già vista significa semplicemente aspettarsi una stroncatura da parte dei “critici”. Non importa che il progetto sia corretto in relazione alla propria funzione, o che l’analisi dei costi, l’utilizzo di soluzioni e di materiali opportuni renda evidente la correttezza della progettazione. Il semplice fatto che qualcuno possa considerarlo “già visto”esclude ogni possibilità di successo. Basta fare un elenco, relativamente agli ultimi anni, circa il lavoro di decine di commissioni di concorso per capire che i risultati sono un disastro. Si tende ormai a premiare le cose strambe ed inutilmente complicate solo perché appaiono innovative, o semplicemente non appaiono già viste. Anzi, credo che non si sappia più nemmeno il perché debbano essere così torti e complicati; insomma, per esagerare il mio pensiero, a Michelangelo oggi gli si farebbe fare una cupola a spirale. Il mio è quindi un giudizio non positivo sulle attuali tendenze, su questa ricerca formale di cose mai viste. Certi architetti fanno scintille per un anno o due e poi scompaiono dalla scena. Ricordi il post-modernismo? Se non facevi cose post-moderne eri un cretino. Ora dove sono finiti i post-modernisti? Forse è una questione di clima culturale, ma in effetti…sono solo formalismi. Se non ci sono strumenti realmente innovativi è inutile fare del formalismo. Prima non si sono mai fatte cose strambe, ardite si! Non tutti i giorni nasce un materiale nuovo e realmente innovativo, ma dato che tutti i giorni si costruisce, la tendenza per essere “un po’ diverso”è il cercare la forma contorta e non funzionale. Forse anche perché il pensiero è contorto, e se guardi sotto… non c’è niente. Ecco perché continuo a pensare che è meglio vedere una cosa già vista, ma corretta, che una mai vista ma scorretta.
D- La tua lunga esperienza professionale e di ricerca ti ha messo in rapporto a scelte circa l’uso di due materiali fondamentali per la progettazione architettonica: la pietra e il cemento. Quale è il tuo rapporto con questi due materiali?
R-Due cose completamente diverse per uso e funzione: bisogna conoscerle per poterle usare bene. Se il marmo non lo conosci fai le cose in cemento, magari che sembra pietra, e tiri via. E’ vero che le copie sono molto ben fatte, ma tu hai perso il contatto con la realtà, una realtà culturale millenaria. E’ come paragonare il pane fresco con quello raffermo; ma d’altronde quando c’è crisi di farina si addotta la crusca, con la scusa che fa bene, che digerisci meglio…

Io ho cominciato ad utilizzare il marmo alla Henraux, nei primi anni sessanta:venivo giù da Milano, e confesso che rimasi affascinato dalla estrosa personalità di Erminio Cidonio, che mi lasciava fare, mi lasciava sperimentare la materia, ricercare soluzioni innovative.

E’ determinate avere buoni rapporti con le ditte che lavorano il marmo, stabilire un rapporto di fiducia con chi vi lavora.Materiale c’è ne dappertutto, non la cultura del marmo; devi avere il piacere di conoscerlo, di sapere come è e di immaginare il senso e il significato di quello che potresti realizzare.
D-Ho dinnanzi a me un tuo progetto, inedito, aggiungo “formalmente corretto”,che è stato concepito dalla tua fantasia sulla base di qualche cartografia, foto, indicazione che ti portai la scorsa estate:assolutamente insufficente per ogni virtuosismo. Eppure, è un progetto che sposa felicemente marmo e cemento in una soluzione “ardita”. Come e perché è nato questo progetto?
R- C’era la possibilità di fare un’anfiteatro. Mi sono posto il problema di fare una cosa fortemente attenta all’ambito spaziale e alla sua collocazione. Mi sembrava una buona idea che la gente potesse sedere in un’anfiteatro a guardare il mare. La “provocazione”è stare seduti, guardare il mare, ed essere a Carrara, con alle spalle le Apuane con il loro cuore di marmo e davanti il mare. Vi sembra poco?

La struttura portante è in cemento armato, rivestita di marmo bianco lavorato in maniera curvilinea. E’ vero, assomiglia vagamente ad una conchiglia spiaggiata sulla scogliera da una mareggiata. Si possono fare concerti sul mare, manifestazioni, spettacoli teatrali, oppure sedersi in una giornata qualsiasi a guardare il mare, a leggere. Insisto, vi sembra poco?

 

2004

Daniele Canali