Morti bianche alle cave di Carrara

Varata a Carrara (Foto Daniele Canali / Marmonews.it)

La storia continua tristemente a ripetersi. Un altro lavoratore, stavolta addetto alla movimentazione di magazzino, ha perduto la vita in un deposito di Marina di Carrara: le circostanze dell’incidente sono tuttora da approfondire, ma certamente surreali, perché secondo le cronache immediate il blocco di marmo che ha colpito questo nuovo Caduto era già stato posizionato. Come se non bastasse, c’è un particolare allucinante: il lavoratore, un giovane di 37 anni che lascia la moglie ed un figlio piccolo, aveva un contratto settimanale, ed aveva iniziato a prestare la propria opera da due giorni, verosimilmente senza alcuna specifica preparazione professionale.

Cave e cantieri sono entrati immediatamente in sciopero, secondo un rituale che si può comprendere in chiave emozionale, ma che certamente non risolve il problema della sicurezza, nonostante tutti gli sforzi che si sono compiuti a livello normativo ed organizzativo. Senza voler anticipare le conclusioni delle indagini che saranno esperite dalla Magistratura competente e dagli Organi di controllo, sembra di poter dire che esistano tuttora sacche di pressappochismo, se non anche di faciloneria, sempre da condannare: a più forte ragione, in un settore come quello lapideo dove il problema della sicurezza è assolutamente fondamentale, in primo luogo a livello preventivo.

Il Sindacato di maggiore riferimento nazionale e locale ha parlato senza mezzi termini di fallimento, ma tutti sanno che quella di estrazione e lavorazione del marmo e della pietra è un’attività importante, destinata ad andare avanti nonostante gli incidenti, il cui numero colloca il settore fra i più pericolosi, nonostante uno sviluppo tecnico che non è azzardato definire esponenziale. Proprio per questo, occorre che le attenzioni siano effettive, e corrispondano ad un vero e proprio imperativo categorico, quand’anche dovessero condizionare, comunque marginalmente, i livelli della produttività. E’ un assunto di cui bisogna prendere atto con scienza e coscienza, anzi tutto in campo istituzionale, ma nello stesso tempo, da parte delle imprese e di tutte le forze sociali.

Sigmund Freud, il padre della psicanalisi, scrisse che la vita è cosa grottesca, inutile e senza senso, con una dichiarazione oggettivamente opinabile, ma in qualche caso non del tutto impertinente, come si può dire per certi incidenti sul lavoro dovuti ad incuria ed incompetenza. Un cavatore apuano dei primi anni cinquanta aveva scritto, assai meglio di Freud, che “si lavora perché ciascuno di noi è come una ruota di vita nell’ingranaggio del mondo” e che gli uomini del marmo sono “creditori di anima”. Ecco un alto messaggio di speranza e di fede che nel momento di questo nuovo lutto e della partecipazione al dolore dei familiari e dei lavoratori, è bene affidare alle riflessioni comuni, ma soprattutto all’impegno collettivo che ne deve necessariamente scaturire.

I fratelli Lumière a Carrara

Nel 1897 i Fratelli Lumière commissionarono un video ad un loro agente girato a Carrara nella cornice delle cave per ritrarre la Ferrovia Marmifera. In particolare il filmato fu registrato in località Fantiscritti. La pellicola è stato ritrovata a Bruxelles dal regista Fabio Wuytiak.

 

 

MADE IN ITALY FABIO WUYTACK Belgio / 2004 / 29′ Nel film il giovane regista Fabio Wuytack riscopre un filmato storico dei fratelli Lumière che è stato girato cento anni fa a Carrara e decide di riportarlo nel luogo dove anche Michelangelo veniva a cercare la sua ispirazione ed i suoi blocchi di marmo, per compiere un’accurata indagine. Inizia così un’avventura attraverso le Alpi Apuane che dà vita ad una ricerca cinematografica, ricca di scene “da commedia dell’arte”, ma anche un viaggio affascinante che porta l’autore alle sue stesse radici. Con l’aiuto non solo dei cavatori, che tramandano nei secoli il duro rapporto dell’uomo con il marmo, ma anche di un “sinistro cinefilo” e di tanti altri originali personaggi, viene ricercato il set dimenticato dai fratelli Lumière, con il suo “tunnel misterioso

Regista FABIO WUYTACK Nasce nel 1981 ad Anversa in Belgio. Scultore, nel 1999 riceve una borsa di studio per perfezionare la sua tecnica a Carrara, la capitale della scultura marmorea. Le sue sculture sono state premiate, tra gli altri al simposio internazionale della Bassa Normandia. Dal 2000 decide di studiare e dedicarsi al cinema, specializzandosi in particolare modo nel documentario. I suoi lavori sono stati proiettati e premiati all’International Documentary Film Festival Vision du Rèel a Nyon e al Festival di Cannes.

Pietrasanta, con Carrara, centro mondiale della lavorazione artistica del marmo

Cava di Gioia lavorazione (Foto Daniele Canali / Marmonews.it)

Cava di Gioia lavorazione (Foto Daniele Canali / Marmonews.it)

I laboratori artistici rappresentano per la filiera lapidea un settore decisamente importante, non solo per la produzione di ricchezza ed occupazione ma, in particolare, per l’immenso patrimonio culturale, storico e identitario di cui sono portatori.

Il territorio apuano detiene una considerevole tradizione nella lavorazione artistica del marmo e della pietra naturale, attraverso le proprie imprese, i laboratori, le associazioni, gli artisti-scultori, le botteghe d’arte, ed altro ancora; un concentrato della filiera lapidea all’interno del quale una serie di attività possono essere considerate come apprezzati laboratori artistici di fama mondiale.

In questo contesto analizziamo brevemente il ruolo del territorio comprensoriale nel panorama nazionale, soffermando l’attenzione nel rapporto esistente tra il distretto apuo-versiliese e quello veneto, spesso raffrontati nella dimensione dei fenomeni dell’estrazione del materiale e nella lavorazione dello stesso, ma quasi mai sotto il profilo della propria caratterizzazione artistica: elemento erroneamente sottovalutato localmente nonostante la cultura e l’arte stiano assumendo un ruolo sempre più determinante nella sviluppo economico nei territori.

Nel comprensorio apuano i laboratori artistici del marmo e di altre pietre assommano a circa 159 unità imprenditoriali attive nel 2015, di queste 8 ubicate in provincia di La Spezia, di cui la maggioranza nel comune di Ortonovo, 57 nella provincia di Massa-Carrara, dove il comune leader è appunto Carrara con 37 laboratori artistici, segue Massa con 16 e la Lunigiana con 4. La concentrazione maggiore si trova nella provincia di Lucca, con ben 94 laboratori attivi di cui la quota maggiore è presente a Pietrasanta, che raffigura con 62 attività, il comune più rappresentativo del settore, non solo a livello locale, ma anche a livello nazionale. Nemmeno comuni delle dimensioni di Roma e Milano ottengono i valori di Pietrasanta che può essere considerata, da questo punto di vista, una vero centro di eccellenza a livello mondiale. Sempre nel territorio lucchese incontriamo il comune di Seravezza con 13 attività.

Il distretto veneto, rivale di quello apuano nella produzione e trasformazione dei materiali, possiede invece meno laboratori artistici, 124 per la precisione, circa 80 a Verona con la presenza più rilevante nei comuni di Dolcè (8 unità), e Sant’Ambrogio di Valpolicella (8 unità), e 44 nel vicentino, soprattutto nel comune di Chiampo (8 unità).

Se la leadership apuana ed in particolare versiliese risulta evidente per il numero di laboratori artistici attivi, lo è meno per i livelli occupazionali, difatti il numero di addetti nelle attività del distretto veneto risulta mediamente più elevato, si tratta di 446 addetti totali a fronte di 340, a testimonianza di una presenza di laboratori artistici più strutturati con una presenza media di addetti intorno alle 3,6 unità a dispetto delle 2,1 delle attività del comprensorio apuo-versiliese.

Il dato più significativo resta comunque quello della concentrazione delle attività legate alla lavorazione artistica del marmo, e di pietre affini, nel comune di Pietrasanta, comune leader nella graduatoria nazionale, seguito, come abbiamo già detto, da Roma, Milano, Firenze e Carrara. Considerando che i grandi comuni citati risentono comunque della presenza di attività artistiche legate anche ad altre pietre ed ai mosaici, si può affermare che la concentrazione a Pietrasanta e Carrara delle maggioranza dei laboratori artistici lapidei, rende il territorio apuano centrale a livello nazionale e internazionale: un punto di forza che troppo spesso viene dimenticato e che troppo spesso non è oggetto delle necessarie attenzioni nelle scelte strategiche per lo sviluppo economico e sociale del territorio.

Non mancano comunque le note dolenti riguardanti un settore dalle ampie possibilità di miglioramento, in primis, l’elemento più preoccupante può essere rappresentato dalla poca presenza di imprenditori giovani, ovvero con meno di 35 anni, che risulterebbero essere solo l’8% del totale del comparto. Un dato questo su cui l’intera comunità politico-economica locale dovrebbe riflettere con attenzione, pena la potenziale perdita nel medio periodo di un patrimonio di saperi e di capacità, e di tradizioni lavorative, di inestimabile valore.

Laboratori artistici attivi, e relativi addetti, nelle Province dei distretti apuo-versiliese e veneto

Laboratori artistici attivi, e relativi addetti, nelle Province dei distretti apuo-versiliese e veneto

Accordo tra Confindustria Marmomacchine e Imm per CarraraMarmotec2016

marmotecSi consolida il legame ultradecennale tra IMM, Internazionale Marmi e Macchine Carrara, e Confindustria Marmomacchine, Associazione nazionale di riferimento del settore tecno-lapideo, per intraprendere azioni comuni di promozione di CarraraMarmotec 2016, in programma dal 18 al 21 Maggio p.v.

Il rapporto di collaborazione costruito nel tempo fra IMM/CarraraFiere e Confindustria Marmomacchine trova oggi una significativa conferma con il rinnovo di una lettera d’intenti studiata per dare vita ad azioni comuni di marketing e comunicazione in occasione della prossima CarraraMarmotec, giunta quest’anno alla sua 33° edizione. In un momento di grandi performance del settore marmo e di forte interesse dei mercati internazionali verso il comparto della trasformazione e dei macchinari, le due parti convengono sulla necessità di una più stretta collaborazione per stimolare nelle aziende del settore a focalizzarsi primariamente sullo studio di nuove sinergie tese a creare nuove e fruttuose opportunità di business.

“In qualità di Associazione nazionale di categoria del settore, CONFINDUSTRIA MARMOMACCHINE non può prescindere dal proprio ruolo di interlocutore privilegiato per i territori a più elevata vocazione lapidea quale quello apuo-versiliese. Un territorio che sta trovando un riassetto baricentrico sul polo di Carrarafiere e con il quale, come espressamente richiestoci dalle nostre Aziende associate del territorio stesso che siedono nel nostro Consiglio Direttivo, siamo pronti a collaborare in sinergia a partire dal rinnovo di questa lettera d’intenti con IMM” – dichiara il Presidente On. con Delega ai Rapporti Istituzionali di CONFINDUSTRIA MARMOMACCHINE, Flavio Marabelli.

Proprio in funzione di CarraraMarmotec si concentreranno gli sforzi condivisi di IMM/CarraraFiere e Confindustria Marmomacchine, che sarà presente in Fiera con un proprio spazio istituzionale, al fine di veicolare il messaggio di Carraramarmotec 2016 quale piattaforma di incontro e di condivisione per le organizzazioni di sintesi della rappresentanza delle imprese, sia a livello nazionale che internazionale.

L’Associazione e IMM/CarraraFiere sfrutteranno le sinergie derivanti dall’accordo per organizzare congiuntamente anche il “Marble Architectural Awards”, premio destinato agli architetti che abbiano realizzato opere nelle quali sia presente un uso d’eccellenza della pietra naturale, e collaboreranno anche nell’organizzazione di una lectio magistralis  tenuta da un prestigioso esponente dell’architettura internazionale. In parallelo a queste attività, le due strutture lavoreranno di concerto anche per la promozione di CarraraMarmotec, e delle Aziende del territorio, in Italia e all’estero.

“In momenti in cui è necessario ottimizzare gli investimenti e fare squadra per raggiungere obiettivi importanti” – dichiara il Presidente di IMM/CarraraFiere, Fabio Felici – “questo accordo consentirà di valorizzare il know-how specifico sia dell’Associazione sia di IMM, che metteranno a sinergia le rispettive competenze per dare nuovo impulso sia alle attività commerciali delle imprese, sia alla promozione tecnica e scientifica della pietra naturale”.

CarraraMarmotec è organizzata da CarraraFiere e promossa da IMM Internazionale Marmi e Macchine Carrara Spa, con il supporto e il patrocinio di: Ministero dello Sviluppo Economico, ICE Agenzia Italia, Confindustria Marmomacchine e Regione Toscana.

Presentata Carrara Marmotec 2016

marmotecLa preparazione di CarraraMarmotec, alla sua 33° edizione nel 2016, vede il forte coinvolgimento di Internazionale Marmi e Macchine; la IMM infatti ritiene strategico mettere al servizio delle aziende del territorio apuo-versiliese il proprio know-how in materia di promozione e sviluppo della pietra naturale e delle tecnologie ad essa collegate attraverso lo studio e la realizzazione di un progetto pluriennale di sviluppo dell’industria lapidea territoriale, all’interno del quale fare crescere anche la manifestazione, con servizi dedicati alle imprese che operano nel settore e che contribuiscono all’immagine di Carrara nel mondo.

Il progetto espositivo della prossima Marmotec punta l’attenzione sulla ricchezza dei bacini marmiferi italiani e sull’imbattuta capacità di trasformazione della materia grezza in prodotti finiti di altissimo pregio. La manifestazione è un appuntamento fondamentale per il settore lapideo e delle tecnologie: vetrina naturale del distretto lapideo più importante al mondo, CarraraMarmotec rappresenta un evento di forte impatto economico per il distretto lapideo Apuo-Versiliese, che a sua volta dispone con questa fiera di un ulteriore strumento per la sua promozione e valorizzazione.

Nel momento in cui la Commissione Europea sta varando una legge che riconosca anche ai prodotti non agricoli, tra cui proprio il marmo di Carrara, l’indicazione di origine geografica protetta, CarraraMarmotec 2016 dedicherà al Made in Tuscany un’area in cui toccare con mano l’eccellenza delle lavorazioni e dei materiali, in un percorso che attraversa l’arte, la storia e le avanguardie del design. Qui sarà possibile entrare anche in contatto con le principali aziende del settore delle tecnologie per la lavorazione, vanto dell’industria meccanica italiana. Le aziende produttrici di tecnologie per la pietra garantiscono di fatto al settore lapideo del nostro Paese i migliori strumenti per diventare e rimanere l’eccellenza mondiale nella trasformazione dei materiali, assorbendo a loro volta dal settore stesso le informazioni utili a rimanere leader nel campo della ricerca e dell’innovazione.
Novità del 2016 sarà il rilievo dato a un tema centrale per la filiera nel settore lapideo: la sostenibilità. La filiera sostenibile è l’obiettivo futuro a cui necessariamente tendere, creando una filiera produttiva socialmente responsabile e rispettosa del territorio e dell’ambiente. Sono molte le aziende virtuose che hanno intrapreso un percorso di questo tipo, ma la loro visibilità risulta ridotta, sebbene sia noto ad ogni livello come non sia più possibile sottovalutare questa tematica. CarraraMarmotec 2016 si propone di evidenziare e promuovere, per la prima volta in una fiera di settore, le aziende che producono tecnologie per il riciclo, o che operano garantendo maggior sicurezza ai propri lavoratori, così come le realtà che realizzano prodotti innovativi riciclando gli scarti, o semplicemente aziende che racchiudono l’intera filiera e hanno improntato la loro attività produttiva su criteri di sostenibilità e rispetto ambientale, ottenendo in alcuni casi delle certificazioni (ISO 144001, EMAS, Ecolabel).

Il relativo avanzamento tecnologico del nostro settore nella gestione degli scarti e dell’impatto ambientale – quali il riciclo dell’acqua e la raccolta dei fanghi – attira costantemente nell’area Apuo-Versiliese delegazioni di operatori esteri provenienti da paesi produttori come la Cina, l’India o la Turchia, paesi che hanno iniziato ad affrontare questo genere di problematiche solo in tempi recenti. – osserva Fabio Felici, presidente di IMM/Carrarafiere- A questo proposito, a partire dal 28 settembre, sarà in visita sul territorio Apuo-Versiliese una delegazione cinese arrivata da noi proprio per comprendere, sotto la guida di IMM, le modalità di gestione ambientale lungo tutta la catena produttiva. Confidiamo, pertanto, che sviluppare all’interno di CarraraMarmotec 2016 il tema della sostenibilità possa attirare numeri importanti in termini di visitazione estera, oltre a fornire un’ottima occasione di approfondimento per tutte le imprese che operano nel settore

Per favorire il trasferimento di conoscenze tra l’ambiente accademico e quello imprenditoriale, le aziende innovative in ambiti legati all’eco-sostenibilità, ma anche ad altri aspetti connessi all’innovazione tecnologica, potranno usufruire dell’area Research to Business (R2B) uno spazio dedicato allestito in fiera proprio a questo scopo. Previsti, inoltre, corsi gratuiti sui temi di più stretta attualità quali: tecnologie lapidee, geologia, product design, rivestimenti di edifici in pietra, recupero e restauro. Al fine di garantire l’incoming di accademici specializzati sulla ricerca nel settore lapideo, la IMM sta già lavorando all’organizzazione di un’importante conferenza internazionale dal titolo “First Sustainable Stone Conference”.

Saranno inoltre organizzate, come da tradizione, molteplici iniziative dedicate al mondo della progettazione, con workshop, convegni e conferenze di altissimo livello sulle nuove frontiere del marmo, oltre a simposi professionali dedicati alle conoscenze indispensabili per un utilizzo ottimale dei materiali lapidei in ogni ambito costruttivo. In occasione della fiera saranno presentati anche i vincitori del premio internazionale di architettura Marble Architectural Award (MAA) che festeggia nel 2016 la sua ventottesima edizione.
Resta in ogni caso centrale a Marmotec la peculiarità commerciale e di business dell’evento – puntualizza Luca Figari, direttore di IMM/CarraraFiere – sia attraverso l’esposizione di materiali e macchine, sia con la programmazione di incoming di operatori esteri per l’organizzazione di incontri Business to Business (B2B) da realizzarsi all’interno di un apposito spazio dove gli espositori interessati potranno incontrare i buyer in cerca di materiali e tecnologie. Oltre alle attività di recruitment portate avanti da CarraraFiere sarà possibile usufruire del supporto di ICE Agenzia Italia che supporterà l’incoming di importatori e contractors altamente selezionati, provenienti dai principali mercati di sbocco per la pietra Made in Italy come USA e Germania, ma anche per le tecnologie come la Cina, L’Iran e i Paesi Emergenti. E’ prevista la presenza di almeno 200 operatori, per un calendario importante di incontri business oriented, completamente gratuiti per le aziende partecipanti.

Rottamazione delle Fiere – Il caso di Carrara

 

Da cima Canalgrande (Foto Daniele Canali)

Da cima Canalgrande (Foto Daniele Canali)

Al pari delle infinite cose umane, anche le Fiere hanno un inizio ed una fine, e quelle di marmi e pietre non fanno eccezione. In tempi ancora recenti, la loro proliferazione aveva raggiunto un’accelerazione da primato, ma poi la crisi mondiale ha dato luogo ad un fenomeno selettivo tuttora in atto: diverse manifestazioni hanno chiuso i battenti, mentre altre hanno consolidato le posizioni di leadership che i mercati avevano conferito loro, in maniera inequivocabile.

Non è il caso di fare esempi che gli operatori del lapideo conoscono molto bene, ma si può dire che diversi Paesi, persino dell’Asia, dove pure si concentra la maggioranza assoluta di produzione e distribuzione, hanno perduto la propria Fiera: pensiamo a Giappone, Corea del Sud, Singapore, Il fenomeno, del resto, si estende a diversi esempi significativi dell’America Latina e dell’Europa, Orientale ed Occidentale. Al contrario, le iniziative di sicuro riferimento, come quelle di Verona, Xiamen, Izmir e Vitoria hanno fatto registrare ulteriori progressi, confermando un primato che per le prime due non è azzardato definire mondiale.

Secondo un’espressione ormai di moda, si deve dire che anche le Fiere del lapideo hanno conosciuto la rottamazione, spesso e volentieri con un sospiro di sollievo di operatori nel cui bilancio d’esercizio le spese di partecipazione avevano assunto incidenze abnormi, tanto più opinabili in quanto caratterizzate da ritorni marginali.

Caso mai, spiace che, pur senza arrivare a risultati tanto icastici, la crisi abbia coinvolto una realtà consolidata da secoli come quella di Carrara, la cui Fiera era sorta verso la fine degli anni settanta grazie alla lungimirante intuizione di Giulio Conti ed al ripudio di vecchie concezioni secondo cui il marmo non avrebbe bisogno di promozione, né tanto meno di tirare la volata alla concorrenza. Purtroppo, i ritardi iniziali e le successive scelte strategiche, non sempre vincenti, avrebbero finito per coniugarsi con i problemi del mercato, dando luogo ai risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti: aggravati, sia consentito dirlo, dalle interminabili logomachie tipiche del momento pubblico.

Oggi, il rischio non troppo nascosto è che Carrara faccia la fine dell’asino di Buridano, il quale, per l’incapacità di scegliere il cibo secondo opportunità e convenienza, finì per morire di fame. Intendiamoci: si tratta di un pericolo che le Aziende più avanzate e modernamente organizzate non correranno mai, ma nell’ottica del distretto, e dei suoi valori socio-economici, l’altra faccia della medaglia è palesemente scoperta. Occorrerebbero scelte unitarie che sono state sempre un sogno, già dai tempi in cui la zona apuana aveva un’Organizzazione di categoria diversa da quella del resto d’Italia, sia pure per ragioni storicamente valide; e servirebbe l’idea di considerare la vera promozione scientifica alla stregua di un investimento, non già di una spesa.

A proposito di cose umane, giova aggiungere che anche nelle situazioni più difficili c’è sempre una soluzione: come diceva un antico proverbio, a tutto c’è rimedio, fuori che alla morte. Fuor di metafora, se si vuole evitare il peggio, sarebbe il caso di prendere atto della nuova realtà lapidea del mondo globalizzato, andare alla ricerca di accordi e collaborazioni secondo ragione e convenienza, e non disperdere un grande patrimonio umano e professionale nella cultura del grezzo. E’ ben vero ciò che si affermava in epoche lontane, quando il blocco era considerato oro, ed il lavorato veniva definito piombo, ma oggi non è più “quel tempo e quell’età” perché marmi e pietre sono diventati, per unanime riconoscimento internazionale, un settore strategico destinato al progresso di tutti, e non certo di pochi.

Il progetto di un anfiteatro in Marmo di Angelo Mangiarotti

Angelo Mangiarotti

Angelo Mangiarotti

La sintesi del concetto di “progettazione oggettiva” su cui Angelo Mangiarotti ha fondato mezzo secolo di sperimentazioni e ricerca nel campo della architettura contemporanea, si svolge nelle brevi e schiette e risposte a questa intervista. La presentazione di un affascinate progetto inedito, arricchisce di sostanza concreta le tesi proposte da questo maestro dell’architettura e del design contemporanei.
D-Quale è il tuo punto di vista circa le attuali tendenze della architettura contemporanea, dove pare che sia in atto una inversione di tendenza radicale che scalza le basi della nostra tradizione costruttiva puntando alla realizzazione di edifici intesi come macro oggetti?
R. Sarò molto esplicito: purtroppo si sta abbandonando il concetto di progettazione oggettiva. Prendiamo ad esempio il caso di un concorso di progettazione. Fare una cosa “corretta” che però appare in qualche misura come cosa già vista significa semplicemente aspettarsi una stroncatura da parte dei “critici”. Non importa che il progetto sia corretto in relazione alla propria funzione, o che l’analisi dei costi, l’utilizzo di soluzioni e di materiali opportuni renda evidente la correttezza della progettazione. Il semplice fatto che qualcuno possa considerarlo “già visto”esclude ogni possibilità di successo. Basta fare un elenco, relativamente agli ultimi anni, circa il lavoro di decine di commissioni di concorso per capire che i risultati sono un disastro. Si tende ormai a premiare le cose strambe ed inutilmente complicate solo perché appaiono innovative, o semplicemente non appaiono già viste. Anzi, credo che non si sappia più nemmeno il perché debbano essere così torti e complicati; insomma, per esagerare il mio pensiero, a Michelangelo oggi gli si farebbe fare una cupola a spirale. Il mio è quindi un giudizio non positivo sulle attuali tendenze, su questa ricerca formale di cose mai viste. Certi architetti fanno scintille per un anno o due e poi scompaiono dalla scena. Ricordi il post-modernismo? Se non facevi cose post-moderne eri un cretino. Ora dove sono finiti i post-modernisti? Forse è una questione di clima culturale, ma in effetti…sono solo formalismi. Se non ci sono strumenti realmente innovativi è inutile fare del formalismo. Prima non si sono mai fatte cose strambe, ardite si! Non tutti i giorni nasce un materiale nuovo e realmente innovativo, ma dato che tutti i giorni si costruisce, la tendenza per essere “un po’ diverso”è il cercare la forma contorta e non funzionale. Forse anche perché il pensiero è contorto, e se guardi sotto… non c’è niente. Ecco perché continuo a pensare che è meglio vedere una cosa già vista, ma corretta, che una mai vista ma scorretta.
D- La tua lunga esperienza professionale e di ricerca ti ha messo in rapporto a scelte circa l’uso di due materiali fondamentali per la progettazione architettonica: la pietra e il cemento. Quale è il tuo rapporto con questi due materiali?
R-Due cose completamente diverse per uso e funzione: bisogna conoscerle per poterle usare bene. Se il marmo non lo conosci fai le cose in cemento, magari che sembra pietra, e tiri via. E’ vero che le copie sono molto ben fatte, ma tu hai perso il contatto con la realtà, una realtà culturale millenaria. E’ come paragonare il pane fresco con quello raffermo; ma d’altronde quando c’è crisi di farina si addotta la crusca, con la scusa che fa bene, che digerisci meglio…

Io ho cominciato ad utilizzare il marmo alla Henraux, nei primi anni sessanta:venivo giù da Milano, e confesso che rimasi affascinato dalla estrosa personalità di Erminio Cidonio, che mi lasciava fare, mi lasciava sperimentare la materia, ricercare soluzioni innovative.

E’ determinate avere buoni rapporti con le ditte che lavorano il marmo, stabilire un rapporto di fiducia con chi vi lavora.Materiale c’è ne dappertutto, non la cultura del marmo; devi avere il piacere di conoscerlo, di sapere come è e di immaginare il senso e il significato di quello che potresti realizzare.
D-Ho dinnanzi a me un tuo progetto, inedito, aggiungo “formalmente corretto”,che è stato concepito dalla tua fantasia sulla base di qualche cartografia, foto, indicazione che ti portai la scorsa estate:assolutamente insufficente per ogni virtuosismo. Eppure, è un progetto che sposa felicemente marmo e cemento in una soluzione “ardita”. Come e perché è nato questo progetto?
R- C’era la possibilità di fare un’anfiteatro. Mi sono posto il problema di fare una cosa fortemente attenta all’ambito spaziale e alla sua collocazione. Mi sembrava una buona idea che la gente potesse sedere in un’anfiteatro a guardare il mare. La “provocazione”è stare seduti, guardare il mare, ed essere a Carrara, con alle spalle le Apuane con il loro cuore di marmo e davanti il mare. Vi sembra poco?

La struttura portante è in cemento armato, rivestita di marmo bianco lavorato in maniera curvilinea. E’ vero, assomiglia vagamente ad una conchiglia spiaggiata sulla scogliera da una mareggiata. Si possono fare concerti sul mare, manifestazioni, spettacoli teatrali, oppure sedersi in una giornata qualsiasi a guardare il mare, a leggere. Insisto, vi sembra poco?

 

2004

Daniele Canali

E se i marmi lavorati nel comprensorio apuano fossero già il 55% della produzione dichiarata?

Foto Daniele Canali / Marmonews.it

Foto Daniele Canali / Marmonews.it

Pubblichiamo per dovere di cronaca l’opinione di Andrea Balestri (di Assindustria Massa Carrara) apparso su Toscana 24 – Il Sole 24 Ore che aprirebbe nuove riflessioni in merito al recente dibattito sulla legge regionale relativa alle cave di marmo.

Dalla tabella proposta in questa opinione emerge che già il 55% del marmo estratto nel comprensorio apuano viene lavorato in loco. Significa che è già assolto l’obbligo previsto dalla tanto contestata legge? Significa che dobbiamo ripensare in termini innovativi le strutture della trasformazione del prodotto lapideo? Rispetto ad un passato non troppo lontano, le lavorazioni di marmi e graniti nel territorio hanno certamente vissuto una fase di parcellizzazione, ovvero mancano grossi impianti di trasformazione compensati dall’aumento di piccole e medie imprese dedicate a lavorazioni complesse che, per limiti oggettivi, non sono ancora in grado di fare un sistema compiuto.

Ora se la tesi esposta da Balestri corrisponde all’oggettività delle cose, possiamo domandarci shakespirianamente “tanto rumore per nulla”?
L’OPINIONE DI ANDREA BALESTRI

Sulle cave Consiglio regionale poco informato

Toscana 24 – Sole 24 Ore

Questi ultimi scampoli della legislatura hanno visto il Consiglio Regionale impegnato a licenziare (frettolosamente) una serie di provvedimenti con la testa rivolta alle prossime elezioni. Ne sono scaturiti provvedimenti a tratti sconclusionati, in modo particolare nel caso della legge sulle cave e del Piano Paesaggistico.
Il malcelato intento di adottare provvedimenti molto restrittivi nei confronti delle attività estrattive è stato edificato su basi conoscitive parziali che hanno associato le cave al male assoluto: escavazione selvaggia e priva di regole, nessuna ricaduta per le comunità locali, danni irreparabili per le sorgenti, montagne violate per farne dentifrici e altre affermazioni estreme per enfatizzare artatamente un trade off tra civiltà e barbarie. ….

LEGGI SU TOSCANA 24 – IL SOLE 24 ORE