Il settore lapideo in Corea del Sud

Le mutazioni strategiche del settore lapideo, con particolare riguardo a quelle dell’ultimo ventennio, acquistano motivi di specifica evidenza nel caso di Paesi che hanno abdicato al ruolo di produttori per assumere quello di acquirenti del manufatto pronto per la messa in opera. I loro consumi, ben lungi dall’essere in flessione, ne hanno tratto rinnovato impulso, ma le politiche di valorizzazione delle risorse locali sono finite in lista d’attesa, con grande vantaggio per gli esportatori esteri, ed in primo luogo per i nuovi protagonisti del mercato globale.

Da questo punto di vista, appare emblematico quanto è accaduto nella Corea del Sud, i cui approvvigionamenti di lavorati sono aumentati di circa 90 volte, balzando dalle 40 mila tonnellate del 1994 ai due milioni e mezzo del 2007 ed ai 3,6 milioni del 2017, cui corrispondono circa 70 milioni di metri quadrati equivalenti (allo spessore convenzionale di cm. 2). Nel frattempo, le produzioni domestiche hanno fatto registrare continue flessioni, riducendosi a quantitativi sostanzialmente frizionali. Del resto, lo stesso import di grezzi si è contratto fino al punto da costituire circa l’uno per cento di quello quantitativo globale, ed una quota ancora più bassa in valore.

Chi ha beneficiato oltre ogni dire del cambiamento di rotta sono stati gli esportatori cinesi, che sempre nel 2017 hanno soddisfatto quasi tutta la domanda coreana di lavorati lapidei, lasciando all’Italia, alla Spagna ed agli altri esportatori tradizionali qualche fornitura di nicchia, con un valore complessivo non superiore, nel migliore dei casi, al cinque per cento complessivo. Il prezzo medio degli acquisti effettuati in Cina, che era stato di 16,7 dollari per metro quadrato equivalente dieci anni orsono, si è portato a 22,9 nel consuntivo per il 2017, restando inferiore di otto dollari al valore medio dell’export cinese di manufatti, e di ben 50 dollari a quello delle spedizioni italiane corrispondenti, che con oltre 72 dollari conservano la quotazione più alta a livello mondiale.

Le differenze di prezzo assumono rilevanza decisiva, ma si deve aggiungere che il prodotto cinese arriva in Corea nel giro di pochi giorni, mentre quello europeo richiede un tempo di percorrenza superiore di otto volte, e costi in proporzione. Ciò, senza contare la cosiddetta contiguità linguistica con la Cina, ed il fatto che parecchie imprese cinesi hanno investito nella Corea del Nord, creando altrettante iniziative di trasformazione nello specifico intento di servire il mercato sud-coreano.

Le ultime stime circa la produzione di cava nella Corea meridionale evidenziano che i bacini in attività si sarebbero ridotti a poche decine, mentre le unità di trasformazione risultano pari a qualche centinaio, con un’occupazione media di circa dieci addetti per azienda (comunque più che doppia rispetto a quella italiana). Da diversi anni sono state predisposte misure incentivanti, con riguardo prioritario alla semplificazione delle procedure e dell’iter di ottenimento o rinnovo delle concessioni, ma il loro impatto è stato relativo, tanto più che la successiva crisi mondiale ha colpito duramente anche la Corea, con ricadute conseguenti sull’edilizia che nonostante piani di rilancio basati sulla costruzione di 500 mila nuove abitazioni residenziali, nell’ultimo decennio ha fatto registrare una crescita media circoscritta al 2,6 per cento in ragione annua.

Quanto al lapideo, è inutile aggiungere che la concorrenza cinese ha fatto ridurre in misura particolarmente apprezzabile tutti gli investimenti, coinvolgendo anche quelli promozionali, come si è visto quando la fiera settoriale di Seul ha deciso di rinviare a tempi migliori la sua effettuazione. Non meno indicativo, poi, è che qualche iniziativa mista in Corea del Nord, diretta a valorizzare alcuni giacimenti di granito prossimi al confine, sia stata avviata anche da imprese sud-coreane, contribuendo al disgelo ormai in atto fra i due Paesi, ma evidenziando in modo palese che lo sviluppo del lapideo, anche in Estremo Oriente, batte bandiere nuove.