Sviluppo socio-economico nella legalità e nella sicurezza: un obiettivo prioritario

filleaL’ultima edizione della Fiera di Carrara ha assunto un’importanza politicamente straordinaria, tanto da indurre il convincimento che “d’ora in poi nulla sarà come prima” (come ha scritto un quotidiano locale nel commento all’inaugurazione). Ciò, alla luce di una tragica recrudescenza infortunistica certamente abnorme, soprattutto nel comprensorio apuano, ma non solo in questo: fenomeno tanto più grave, in quanto coincide con uno sviluppo tecnologico particolarmente avanzato, sia nelle cave che nelle segherie e nei laboratori.
Gli incidenti mortali che si sono verificati dal 2010 ad oggi sono pervenuti a 34 (tre dei quali relativi ad imprenditori), concentrandosi per circa un terzo nella sola provincia di Massa e Carrara, ed hanno costituito il naturale “leit-motiv” della rassegna trovando momenti di particolare attenzione nella cerimonia inaugurale, e soprattutto, in un affollato ed attento convegno sul tema dello “sviluppo nella legalità” organizzato dalla FILLEA-CGIL con ampio concorso del mondo lapideo. All’inizio dei lavori, particolarmente significativa è stata la lettura dei Nomi delle Vittime, seguita da un minuto di silenzio osservato in memoria dei Caduti, ed in una toccante atmosfera di commosso raccoglimento.
In Italia, come è stato evidenziato nella prolusione di Salvatore Lo Balbo, Segretario Nazionale del Sindacato promotore, esistono tuttora cinquemila cave attive, anche se quelle chiuse sono almeno il triplo: in altri termini, si tratta di un comparto strategico, che esige adeguate attenzioni istituzionali, a cominciare da quelle di una legislazione di quadro moderna e funzionale, e di una collaborazione organica tra momento pubblico e privato, finalizzata a governare un “bene comune” come il marmo nell’ottica di uno sviluppo compatibile con l’ambiente e con la salute dei lavoratori. Non è accettabile, a giudizio di Lo Balbo, che le maestranze e gli stessi imprenditori possano perdere la vita, sia nelle cave che nei cantieri, a fronte di talune illegalità che “convivono” anche nel lungo periodo con incrementi significativi del volume d’affari e della produttività.
In tale ottica, ha concluso il Segretario, urge un ripensamento strategico della formazione professionale e delle norme di sicurezza, in specie sul piano dei controlli; non senza interventi legislativi capaci di promuovere maggiore giustizia, e con essa, un governo delle attività produttive idoneo a ripudiare ogni approssimazione e ad applicare le norme senza sconti di sorta.
In una linea sostanzialmente affine hanno fatto seguito gli interventi del Sindaco Angelo Zubbani, preoccupato per le sorti delle maestranze coinvolte in possibili provvedimenti di revoca delle concessioni, laddove non siano disponibili appositi ammortizzatori, ed attento all’esigenza di una rivalutazione psicologica del mestiere, non meno che al ripristino di norme oggettivamente giuste e condividibili, come quella del lavoro lapideo usurante; e del giudice Beniamino Deidda, che ha richiamato l’attenzione sulla necessità di evitare reazioni emotive prive di alcun efficace seguito, sebbene gli attentati alla salute ed alla dignità del lavoro equivalgano a speculari comportamenti incostituzionali, e sebbene non manchino buone leggi, ma troppo frequentemente trasgredite, come se la sicurezza fosse una sorta di variabile indipendente.
A proposito del lavoro usurante, non è fuori luogo aggiungere che, visti i dati predisposti dal Sindacato organizzatore, otto dei 34 Caduti censiti, peri a circa un quarto del totale, avrebbero avuto diritto al pensionamento anticipato se fossero state applicabili le norme già riferite a detta tipologia; senza dire che tre di loro erano addirittura ultrasettantenni, cosa che attesta, se ve ne fosse stato bisogno, il maggiore livello di rischio derivante dall’operare in condizioni fisiche oggettivamente non ottimali, nell’ambito di processi produttivi come quelli del lapideo che richiedono doti specifiche di forza, concentrazione ed elasticità.
Erich Lucchetti, Presidente dell’Associazione provinciale degli industriali, ha condiviso il giudizio comune sulla priorità di interventi idonei a promuovere il massimo di legalità e sicurezza, auspicando che il tema sia oggetto di apposita certificazione, ma non si è dichiarato concorde con l’assunto di un’ulteriore espansione storica del comparto, che avverte il peso della concorrenza ed ha visto regredire la produzione rispetto ai livelli degli anni novanta.
Carlo Montani, Direttore Scientifico di Aldus Edizioni (ed Autore del Rapporto annuale “Marmi e Pietre nel mondo” che quest’anno giunge alla XXVII edizione) si è chiesto se non esista anche uno sviluppo senza legalità, soprattutto nei Paesi terzi, citando gli esempi di Benin, Perù, e soprattutto dell’India, con particolare riguardo al lavoro minorile, o della Cina, dove l’orario di lavoro supera di circa due terzi quelli dell’Occidente. Ha aggiunto che legalità significa anche certezza del diritto, fattore che talvolta manca nella stessa Italia, se non altro per le divergenze in qualche caso discriminanti fra l’una e l’altra normativa regionale; e significa ammortamenti conformi ai limiti di legge, in modo da prevenire il rischio di macchine obsolete tuttora in funzione, indotto, in particolare, dalle note difficoltà di accesso al credito. Quanto all’incremento di valore dell’export che si sarebbe verificato nel 2015, ha aggiunto che si tratta di una crescita apparente, dovuta all’effetto cambio: il consuntivo in dollari evidenzia una flessione di diversi punti percentuali, peraltro comune ai maggiori concorrenti, fatta eccezione per la Cina.
Il Procuratore Capo della Repubblica di Massa, Aldo Giubilaro, ha affermato che non si può criminalizzare un intero settore. D’altro canto, è necessario sensibilizzare il momento produttivo sul fatto che in tema di sicurezza, e quindi di legalità, ovvero di un “problema della vita” (sia dei lavoratori che delle rispettive famiglie) non è possibile né moralmente lecito “scherzare o bluffare”. Di qui, la necessità di ottimizzare i controlli che ora s’intende perseguire ma che a ben vedere costituisce una sconfitta perché “i rischi dovrebbero costituire un deterrente oggettivo” mentre all’atto pratico, soprattutto nelle cave, il rispetto della legge non è sufficientemente elevato. A conferma dell’assunto, il Procuratore ha fatto riferimento ad inchieste in corso su reati fiscali ed ambientali, ed ha ribadito la “necessità di un alto senso etico per evitare ulteriori situazioni di rischio”.
Nelle conclusioni tratte dal momento sindacale, sia nelle componenti locali che in quella nazionale, è stata confermata la necessità di tutelare il lavoro soprattutto tramite la cooperazione con le Istituzioni e con le altre forze sociali, auspicando una rapida ed equa conclusione delle trattative per il rinnovo del contratto collettivo di categoria ed una programmazione delle attività settoriali conforme a diritti ed interessi generali.