Marmo e Sviluppo: Un binomio inscindibile

L’idoneità del settore lapideo ad avviare politiche di sviluppo dove altre industrie non potrebbero avere analoga capacità tecnologica e cromatica è fuori discussione, ed è stata riconosciuta nelle sedi più qualificate, a cominciare dall’ONU, con apposita Dichiarazione del 1976. In precedenza, il IX Congresso dell’industria marmifera europea aveva attirato l’attenzione dei Governi nazionali e regionali sul ruolo trainante della pietra anche in chiave sociale, ed aveva costituito la Federazione internazionale del settore con lo scopo di promuovere la crescita del comparto (1964).

 

Oggi, sono tanti i comprensori, o meglio i Paesi in cui la valorizzazione di questa importante risorsa naturale ha permesso di conseguire risultati occupazionali e sociali di buona consistenza: non a caso, la forza lavoro impiegata nel lapideo a livello mondiale avrebbe raggiunto, secondo stime mai smentite, 18 milioni di unità. Non a caso, in diversi Stati è stato riconosciuto alla pietra un ruolo strategico, assimilato a quello del comparto minerario.

 

In questo senso, il progresso è incontestabile, avendo tratto largo vantaggio dalla diffusione sostanzialmente universale delle riserve, ed in misura non inferiore dal forte avanzamento tecnologico. Ciò, sebbene in diversi Paesi la politica di ricerca sia tuttora limitata (soltanto in pochi casi la conoscenza del territorio è davvero esaustiva, come in alcuni Stati europei, in Arabia Saudita od in Turchia), facendo presumere che altre importanti risorse possano essere condotte alla vista e quindi alla coltivazione.

 

In alcuni casi, lo sviluppo è stato esponenziale. Del resto, negli ultimi venti anni la produzione ed i consumi mondiali sono sostanzialmente raddoppiati, senza dire che approfondite indagini scientifiche (condotte dal Dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Siena) hanno permesso di rilevare come il volume dei marmi e delle pietre scavati nel mondo dal 1950 in poi sia stato superiore a quello di tutte le epoche precedenti messe insieme. Chi si ostinasse a pensare che il settore lapideo svolge un ruolo di retroguardia nel quadro di concessioni ad un prestigio retorico e magniloquente, è servito.

 

Per comprendere quanto siano ampie le dimensioni del settore, basti dire che la produzione mondiale del 2016, al netto degli scarti di cava, risulta non lontana dai 150 milioni di tonnellate, metà delle quali destinate ad un fiorente interscambio.

 

Il progresso assicurato dal comparto, a parte quello economico e tecnologico, spazia in un contesto di maggiore ampiezza e non è alieno dal volare alto. Oggi, la progettazione più moderna e competente ha riscoperto gli utilizzi del marmo, del granito e delle altre pietre sia nell’edilizia di rappresentanza, sia in quelle civili ed economiche, grazie a caratteri funzionali ed espressivi di grande competitività. Vale la pena di ribadire che le economie di durata e di manutenzione dei lapidei sono tali da motivare ampiamente qualche differenza di prezzo, che soltanto in prima battuta può consentire la formulazione di riserve senza reale fondamento tecnico.

 

L’ottimizzazione nel modo di vivere dell’uomo contemporaneo, quasi ininterrotta da oltre un secolo, ha trovato un fondamento significativo nell’espansione degli impieghi di materiali nobili, a cominciare dal marmo e dalle altre pietre. Ciò che un tempo era riservato ad una schiera molto ristretta di fruitori ha finito per diventare accessibile quasi a chiunque: motivo di più per sottolineare come il consumo medio per abitante, che nel mondo di oggi ammonta a circa un metro quadrato ogni quattro abitanti, con punte massime nell’Europa mediterranea che superano il metro pro-capite, sia destinato ad aumentare, potenziando un trend in ascesa in atto dagli anni cinquanta del secolo scorso, e migliorando ulteriormente la “way of life”.