Spunti di fiducia dall’Assemblea di Confindustria Marmo Macchine: Pronti al futuro!

Flavio Marabelli (foto Marmonews.it)

Nel 2016, il saldo attivo della bilancia commerciale italiana è stato pari a 51 miliardi di euro, contro i 42 dell’anno precedente, con una crescita nell’ordine del venti per cento: un risultato lusinghiero a cui marmi e pietre, assieme all’indotto tecnologico, hanno contribuito con due miliardi e mezzo, e quindi col cinque per cento del totale, tanto più significativo qualora si pensi che l’incidenza del comparto sul valore dell’export nazionale non arriva all’uno per cento.

Ecco una delle tante informazioni “formative” rivenienti dalla recente Assemblea Generale di Confindustria Marmo Macchine (Milano, 15 giugno): ciò, con particolare riguardo all’intervento del Presidente Onorario Flavio Marabelli da cui è emerso che il mondo lapideo italiano è sempre vivo, ed in grado di guardare all’avvenire con rinnovata fiducia. Basti dire che quel cinque per cento non è lontano dalle quote ascritte da taluni grandi comparti aggregati, come quello alimentare.

Al di là degli adempimenti istituzionali, votati in un contesto di forte coesione che sottolinea la significativa convergenza di comuni intenti anche da parte di categorie storicamente difformi nell’approccio strategico ed in quello promozionale, l’Assemblea ha fornito parecchi spunti di riflessione propositiva che non potranno e non dovranno essere ignorati, in primo luogo dal momento politico. Tra gli altri, emerge l’esigenza di rendere strutturali gli incentivi di “Industria 4.0” perché le provvidenze a carattere temporaneo, come ha ricordato lo stesso Marabelli, riducono gli effetti positivi di ogni intervento e condizionano quella “rivoluzione culturale” di cui il contesto produttivo avverte la crescente necessità.

L’Assemblea del 2017 si è svolta all’insegna di un logo che la dice tutta sulla volontà di progredire da parte dei marmisti e dei produttori di tecnologie: Pronti al futuro! In realtà, si è fatto già molto di quanto era possibile fare, ma altrettanto dovrà sussistere nell’ambito delle opzioni avvenire. L’assunto è stato sottolineato in modo particolare anche nella relazione ufficiale del Presidente Stefano Ghirardi, con annotazioni di rilievo sul nuovo contratto nazionale per gli addetti all’industria lapidea, sottoscritto in un’ottica cooperatrice di buon auspicio per le future relazioni sindacali, cui hanno fatto seguito, nello scorcio iniziale del 2017, taluni apprezzabili miglioramenti nelle variabili macro-economiche settorialmente più importanti.

Sulla stessa lunghezza d’onda hanno insistito nei loro interventi, fra gli altri, il Direttore Generale di Veronafiere, Mantovani, sottolineando come la collaborazione col mondo imprenditoriale del comparto sia stata sempre prioritaria e condivisa sin da tempi lontani, quando la leadership della Manifestazione scaligera non era ancora scontata, ed aggiungendo che per il 2017 si annunciano nuove cifre da primato, anche in alcune controllate come quella brasiliana di Vitoria; il Presidente dell’ICE, Scannavini, attirando l’attenzione sulla ripresa dell’export generale e settoriale, sul buon andamento degli investimenti esteri in Italia, e soprattutto, sulle decine di eventi specifici in programma nel biennio, per un investimento complessivo nell’ordine dei sei milioni di euro, verosimilmente destinato ad iterarsi nella sua realtà di misura strategica; ed il prof. Serio dell’Università Cattolica di Milano, che ha coordinato un’ampia ricerca sul comparto, cui ha partecipato un terzo degli Associati, con particolare riguardo al ricambio generazionale ed al quadro complessivo di un’industria conservatrice in senso illuminato, ossia propensa a quello che in altri tempi si sarebbe potuto definire un progresso senza avventure (come ha confermato la tavola rotonda di chiusura, con alcune partecipazioni imprenditoriali di rilievo).

In tutta sintesi, dal settore lapideo e dal suo indotto, pur condizionato dal ristagno permanente dell’attività edilizia in Italia, da una concorrenza internazionale sempre più selettiva e da attenzioni istituzionali non certo adeguate alla rilevanza socio-economica del comparto, perviene la conferma di quanto sia importante la capacità di confrontarsi attivamente e responsabilmente col rischio d’impresa, nel quadro di una politica di investimenti (compresi quelli promozionali) e quindi del credito, adeguata alle forti e mutevoli esigenze della globalizzazione. Il tema di fondo, come è stato affermato in Assemblea, resta quello di incrementare i salari e di tutelare i valori professionali tipici del “Made in Italy” attraverso la crescita proporzionale della produttività: si tratta di un programma impegnativo, ma la struttura unitaria del settore consente di presumere l’esistenza di una volontà operativa idonea a conseguire risultati probanti.