Il Distretto lapideo apuano ai vertici nazionali

(Foto Daniele Canali)

(Foto Daniele Canali)

E’ uscita da pochi giorni l’ottava edizione del Rapporto Economia e Finanza dei Distretti Industriali, Intesa Sanpaolo, riferito all’analisi dei bilanci aziendali relativi a 48.100 imprese manifatturiere e agricole, con un fatturato complessivo pari a circa 560 miliardi di euro, di cui 12.922 imprese del campione dislocate in 147 distretti.

I distretti si confermano punto di forza dell’industria italiana e nel biennio 2014-15 il fatturato a prezzi correnti delle imprese distrettuali è cresciuto in media d’anno dell’1,9%. Tra il 2008 e il 2015 sono quasi 6 i punti percentuali di crescita in più per le imprese dei distretti rispetto alle aree non distrettuali. I distretti, inoltre, hanno completamente recuperato quanto perso durante la crisi e sono tornati ai livelli di fatturato del 2008; al contrario, al di fuori dei confini distrettuali il gap è ancora significativo. I distretti industriali sono premiati da una maggiore capacità di esportare, effettuare investimenti diretti esteri, registrare brevetti e marchi, oltreché dall’azione di alcune importanti istituzioni locali attive nella certificazione, nella formazione e nella promozione internazionale

Rimangono tuttavia alcune criticità nascoste: dall’analisi dei dati emerge soprattutto la sofferenza delle imprese più piccole, che sono molto lontane dai livelli del fatturato del 2008 e, nonostante un miglioramento nei tempi di pagamento delle fatture, continuano a essere sottopatrimonializzate e altamente esposte ai debiti bancari di breve termine, incontrando molte difficoltà nel mantenere in equilibrio la gestione finanziaria e della liquidità, anche quando presentano una gestione industriale positiva.

Sul territorio italiano sono in ogni modo molte le aree di eccellenza distrettuale. Ordinando i distretti industriali, oggetto dell’analisi, per performance di crescita e reddituale (misurata da un indicatore che riassume lo stato di salute dei distretti per evoluzione del fatturato, delle esportazioni e della redditività), è possibile ricavare una classifica dei 15 distretti migliori (vedi tabella).

Ai primi posti e molto vicini si collocano due distretti veneti, l’occhialeria di Belluno e il prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, che hanno ottenuto risultati brillanti su tutti i fronti, mostrando, in particolare, un rafforzamento significativo dei margini unitari.

Subito dopo i primi due distretti incontriamo, terzo nella graduatoria nazionale, il distretto Lapideo di Carrara, con performance significative in tutti gli indicatori analizzati.

Viene pertanto confermato anche da questa ricerca il buon stato di salute delle aziende lapidee locali, ovviamente quelle più strutturate, che precedono in questa speciale classifica della Intesa Sanpaolo quasi tutti i distretti produttivi italiani, e si collocano come primo distretto manifatturiero in senso stretto. Nello specifico il distretto del marmo di Carrara ha ottenuto un punteggio di 72,6 punti, distante di 20 punti dal distretto leader di Belluno, ma superiore di 2,5 punti rispetto al quarto classificato, il distretto della gomma del Sebino Bergamasco.

Il fatturato delle aziende apuane oggetto dell’analisi ha ottenuto mediamente una variazione dell’8,7% tra l’anno 2008 ed il 2014, e un valore ancora positivo, seppur di entità minore, nel solo 2014, +2,3%. L’andamento dell’export ha invece ottenuto valori di notevole significato, con un +28,9% nel periodo 2008-2014, ed un +10,1% nei primi nove mesi del 2015. Anche il margine operativo lordo (EBITDA), determinato dal valore aggiunto al netto del costo del lavoro, ha riscontrato livelli dell’11,8% nell’annualità 2014, con una variazione del +1,6% rispetto al 2013, in questo caso si tratta di valori addirittura superiori a quelli mostrati dai due distretti che hanno preceduto quello apuano nella graduatoria generale.

Ricordiamo inoltre che la classifica è stata ottenuta come combinazione dei sei indicatori riportati in tabella.

I distretti migliori per performance di crescita e redditività

Graduatoria

Distretti

Punteggio da 1 a 100

Var. % fatturato

Var. % export

EBITDA

tra 2008 e 2014

2014

tra 2008 e 2014

gen.set 2015

2014

Diff. 2014-2013

1

Occhialeria di Belluno

92,1

17,8

14,1

61,2

13,2

9,9

1,1

2

Prosecco di Conegliano

89,0

37,4

5,8

89

21,3

9,4

1

3

Marmo di Carrara

72,6

8,7

2,3

28,9

10,1

11,8

1,6

4

Gomma del Sebino Bergamasco

70,1

13,6

6

43,4

1,9

9,5

0,1

5

Dolci di Alba e Cuneo

69,0

25,5

3,2

11,8

8,5

11,5

-0,2

6

Dolci e pasta veronesi

68,6

16,9

1,2

10,5

33,6

9,7

0,8

7

Pelletteria e calzature di Arezzo

68,6

30,5

2,6

220,7

7,4

8,3

0,6

8

Alimentare napoletano

66,2

11,9

3,2

53,6

17,6

7,8

0,3

9

Vini del Chianti

65,8

12,4

3

34,5

26,2

10,9

-1,4

10

Materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova

64,8

4,7

5

28,2

1,1

8,6

0,5

11

Pelletteria e calzature di Firenze

63,5

26,5

4,1

69,2

4,7

7,8

-0,2

12

Meccanica strumentale di Vicenza

63,3

1,1

7,5

9,8

8,7

7,8

0,1

13

Grafico veronese

62,2

-2,8

4,7

5,9

12,4

7,8

0,6

14

Salumi di Parma

62,0

14,4

3,3

44,2

9,7

7,1

0,1

15

Concia di Arzignano

60,4

44,5

8,1

37,5

8,5

5,6

0,0

Questa classifica è stata per di più influenzata anche dal posizionamento strategico dei distretti, in termini di know-how produttivo, tecnologico, terziario e commerciale. Non a caso al primo posto si posiziona il distretto dell’occhialeria di Belluno, che si caratterizza per la presenza di imprese capofila che nel tempo hanno saputo acquisire una leadership internazionale sia per produzione sia per radicamento commerciale sui mercati. Inoltre, in questo distretto è stata particolarmente significativa ed efficace l’azione delle istituzioni locali. Frutto dell’attività di coordinamento degli enti locali sono infatti Certottica (l’istituto di certificazione dei prodotti ottici a Longarone riconosciuto a livello nazionale) e MIDO, la più importante manifestazione fieristica del settore.

L’alta competitività e attrattività di questo distretto è confermata anche dai processi di reshoring che lo stanno interessando.
Infine mettiamo in evidenza che un altro elemento importante è rappresentato dal progressivo indebolimento dell’euro nei confronti del dollaro, iniziato nella seconda metà del 2014 e proseguito lungo quasi tutto il 2015, che ha creato elevate aspettative sul potenziale di crescita delle esportazioni, in particolare per quanto riguarda i distretti industriali italiani che avevano beneficiato in modo significativo dell’episodio di forte svalutazione della lira intervenuto ad inizio anni Novanta.

La reazione delle esportazioni italiane nel corso del 2015 non sembra essere comunque paragonabile a quella dei primi anni novanata: infatti, nei primi nove mesi del 2015, a fronte di una svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro pari al 17,8%, le esportazioni dei distretti, seppure positive, non hanno registrato un boom. La crescita dell’export dei distretti tradizionali è stata, nei primi tre trimestri del 2015, pari al 4,3%, solo di poco superiore a quanto registrato dalle esportazioni degli altri territori (4,1%), e senza manifestare alcuna significativa accelerazione rispetto a quanto ottenuto nel 2014 (4,1%), in presenza allora di condizioni di cambio nettamente meno favorevoli.

In sintesi il report sui distretti elaborato da Intesa Sanpaolo testimonia, tramite alcuni parametri di bilancio delle aziende, che le attività legate al marmo di Carrara realizzano risultati economici significativi non solo a livello locale, ma addirittura tra i 147 distretti industriali presenti a livello nazionale, dove quello apuano si classifica terzo nella speciale graduatoria per le migliori performance di crescita e redditività.

Repubblica islamica dell’Iran: enormi margini per l’industria lapidea

iranNei giorni scorsi non è di certo passata inosservata la visita politico-economica del presidente iraniano Hassan Rohani, caratterizzata non tanto dagli aspetti cerimoniali quanto dai potenziali accordi, per circa 17 miliardi di dollari, firmati da molte aziende italiane.

Del bottino italiano, Saipem dovrebbe fare la parte del leone, firmando un accordo con l’Iran per un gasdotto lungo duemila chilometri, per un controvalore compreso tra i 4 e i 5 miliardi di dollari, ma affari d’oro sono in vista anche per l’impresa siderurgica italiana Danieli, per Gavio, Fincantieri e Ferrovie dello Stato. La società Pessina Costruzioni ha sottoscritto un memorandum per la costruzione e la gestione di cinque strutture ospedaliere. Senza dimenticare il settore economicamente più rilevante che è ovviamente quello del petrolio, seguito dalle infrastrutture: l’ammodernamento della rete ferroviaria e la costruzione di una linea di alta velocità con aziende italiane a fare capofila del progetto. In quasi tutti i comparti economici, compreso l’agroalimentare, si sono aperte negoziazioni con la delegazione iraniana.

Ma andiamo per gradi, la Repubblica islamica dell’Iran a fine 2014 ha registrato un interscambio commerciale complessivo di circa 110.345 milioni di euro equamente distribuito tra esportazioni ed importazioni, con una lieve superiorità di queste ultime.

Le vendite all’estero dei prodotti iraniani hanno come principale mercato di riferimento la Cina, che rappresenta il 41% del totale dell’export, seguono l’India con il 17%, Turchia il 15%, Giappone il 9% e Corea del Sud con il 7%. Nella graduatoria delle primi cinque tipologie merceologiche, la quota più importante dei prodotti acquistati e ovviamente quella riferita ai combustibili e loro derivati, in sintesi petrolio, che equivale in valore all’80% circa del totale delle merci esportate. Troviamo con valori minori le materie plastiche, prodotti chimici, altri minerali ed infine frutta commestibile.

Anche per quanto concerne le importazioni i principali Paesi con i quali vengono realizzate operazioni commerciali sono nell’ordine Cina (38% del totale), India, Turchia e Corea del Sud, con l’unica eccezione in questo caso, al secondo gradino della graduatoria, degli Emirati Arabi Uniti, da quali l’Iran importa prodotti per il 17% del totale.

Il 15% del totale dei prodotti importati è riferito a reattori nucleari, caldaie, macchine e apparecchi meccanici, parliamo ancora di fine anno 2014, seguono con valori minori macchine ed apparecchi elettrici e loro parti (9%), altri veicoli terrestri loro parti ed accessori (8%), cerali (7%) e poi con il restante 60% circa tutta un’altra seri di merci che manifestano l’ importazione di una diversificata gamma di prodotti commerciali per una domanda interna in forte ascesa.

In questo panorama il ruolo dell’Italia nelle relazioni con l’Iran è stato fino ad oggi abbastanza marginale, basti menzionare che il nostro Paese ha esportato merci per non più di 1 miliardo e 155 milioni di euro, pari al 2,3% del totale, a fronte di importazioni per soli 451 milioni di euro. Una bilancia commerciale pari a circa 1,6 miliardi euro che permette comunque all’Italia di essere il secondo partner commerciale in Ue dopo la Germania, in netta crescita nel 2014 rispetto all’anno precedente.

A questo punto interessa verificare la consistenza, all’interno delle dinamiche sopra menzionate, del settore lapideo, sia nella componente grezza, dei calcarei e dei silicei, sia in quella dei prodotti lavorati, al fine di valutare sia l’importanza del mercato iraniano nel contesto internazionale sia di rapportare lo stesso con gli scambi commerciali lapidei con l’Italia e con alcune delle zone più rappresentative, in primo luogo la provincia di Massa-Carrara.

A fine 2014 la produzione mondiale di materiali lapidei è risultata pari a circa 136 milioni di tonnellate e l’Iran, con il 5,1% del totale, è risultato il quinto paese nella graduatoria internazionale, con una quantità di circa 7 milioni di materiale prodotto, in aumento rispetto all’anno precedente del 7,6%. E’ interessante inoltre osservare come dal punto di vista storico l’Iran sia passato da una produzione di circa 2,5 milioni di tonnellate nel 1996 all’attuale livello mantenendo comunque nel ranking mondiale sempre la stessa posizione.

Nella disamina per tipologia merceologica possiamo porre in evidenza che, per quanto concerne l’interscambio di calcarei grezzi, l’Iran nell’ultimo anno abbia registrato alcuni elementi di indubbio interesse. Innanzitutto si deve sottolineare che le importazioni di materiale calcareo sono veramente limitate e non superano i 323 mila dollari (USD) con il paese più rappresentativo la Turchia, con una quota del 61%, seguono Spagna, Cina, Pakistan e Emirati Arabi.

Per le esportazioni invece i valori sono notevolmente più interessanti, con un totale di circa 99 milioni di dollari, e con Cina e Italia che rappresentano le quote più rilevanti, rispettivamente il 68% ed il 14% del totale.

La Cina ha importato nell’ultimo anno 357 mila tonnellate di calcarei grezzi dall’Iran per circa 68 milioni di dollari, mentre l’Itali si è fermata a 17 mila tonnellate per un valore superiore ai 13 milioni di dollari (euro 11,3 milioni). Nell’interscambio mondiale di calcarei grezzi l’Iran con 414 mila tonnellate rappresenta il 2,9% del totale, il settimo paese della graduatoria.
Principali paesi importatori di calcarei grezzi dall’Iran

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Livelli di interscambio inferiori si individuano invece per quanto concerne i silicei grezzi dove le importazioni dell’Iran toccano in valore i 409 mila dollari, mentre le esportazioni i 3,3 milioni, valori comunque distanti rispetto a quelli dei calcarei. Nel dettaglio possiamo evidenziare che le esportazioni iraniani di questi materiali, in sostanza graniti, si dirigono prevalentemente verso Turchia e Italia, in entrambi i casi con valori vicini ad 1,3 milioni di dollari. Per l’Italia si tratta in specifico di importazioni di materiali per una quantità che non arriva alle 2 mila tonnellate.

Possiamo comunque constatare che nonostante gli ampi margini di miglioramento l’interscambio di lapidei grezzi con la Repubblica islamica dell’Iran vedono l’Italia, ed in particolare alcune aziende italiane, tra le protagoniste delle relazioni commerciali, in particolare nel campo dei materiali lapidei calcarei; difatti sono proprio i marmi, il beige Dehebid, il rosa Bajestan, l’Aryan i più pregiati sul mercato, senza dimenticare i travertini (Azarshahar) e l’onice.

Per i materiali lavorati si rileva un bassissimo livello dell’export di lavorati semplici, non superiore ai 329 mila dollari, mentre equivalgono a circa 7 milioni di dollari, tutti provenienti dalla Cina, i lavorati semplici importati, si tratta prevalentemente di blocchetti e lastre per pavimentazioni e marciapiedi.

Ma è nel comparto delle lavorazioni speciali, ovvero materiali lavorati e finiti, che si evidenzia il ritardo dell’industria lapidea iraniana, se nella estrazione di materiale grezzo i livelli sono significativi la produzione di materiale finito risente ancora della mancanza di una filiera efficiente che permetta di presentare ai mercati, ed ai relativi compratori, marmi e pietre ornamentali di adeguata qualità. L’Iran mostra infatti una bilancia commerciale per i materiali lapidei lavorati in deficit, con un livello di importazioni a fine 2014 di circa 168 milioni di dollari a fronte di esportazioni di materiali finiti per soli 32 milioni. La quota quasi totale di produzione finita che si dirige verso l’Iran proviene, per ben 160 milioni di dollari, dalla Cina che rappresenta il partner fondamentale con 164 mila tonnellate di prodotti. Al quinto posto troviamo l’Italia con meno di 2 milioni di dollari per 722 tonnellate di materiale.

Più diversificate anche se di minor impatto economico sono invece le vendite verso Turchia, Azerbaijan, Kazakhstan, Australia e Emirati Arabi.

Un ultimo aspetto delle dinamiche mondiali che interessano la Repubblica islamica dell’Iran riguarda le tecnologie settoriali inerenti l’estrazione e la lavorazione lapidea; in questo caso possiamo segnalare che le importazioni iraniane sono state considerevoli e pari a circa 36 milioni di dollari, di cui 20 provenienti dall’Italia che pertanto rappresenta per l’Iran il principale mercato di riferimento per il proprio sviluppo tecnologico. Nella tecnologia per marmi e pietre l’Italia è il paese esportatore leader con 904 milioni di dollari, di cui il 2,2% è diretto all’Iran.
Principali paesi esportatori di tecnologie del settore lapideo verso l’Iran

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Non può mancare a questo punto un’analisi più locale ed inerente i rapporti commerciali della provincia di Massa-Carrara con l’Iran, soffermandoci in maniera specifica sull’interscambio commerciale lapideo. Come abbiamo potuto evidenziare nelle osservazioni precedenti il comparto più significato riferito ai materiali lapidei è quello che ha per oggetto il materiale grezzo, ed in particolare l’importazione di tale materiale, restando di poco valore economico gli interscambi inerenti le altre tipologie di materiale lapideo.

Permangono al di fuori di questo dettaglio provinciale le esportazioni delle aziende apuane produttrici di macchinari per le cave e per la trasformazione lapidea, per le quali invece i rapporti con l’Iran risultano favorevoli e presentano ampi margini di miglioramento.

In sintesi nell’anno 2014 i materiali lapidei, soprattutto marmo, importati dalla Repubblica iraniana sono risultati per Massa-Carrara pari a 2,8 milioni di euro, in crescita del +30% rispetto al 2013, ai quali si possono sommare 1,7 milioni della provincia di Lucca, per un totale del comprensorio che rappresenta il 40% circa del totale importato dall’Italia nell’ultimo anno. La parte rimanente è rappresentata da Verona con 4,5 milioni di euro, provincia leader per gli acquisti lapidei dall’Iran, e poi anche da quella di Vicenza con 1,1 milioni di euro. La totalità delle acquisizioni di materiale grezzo iraniano è pertanto effettuata dalle imprese lapidee dei comprensori apuo-versiliese e veneto.
Importazioni lapideo grezzo dall’Iran dei distretti apuo-versiliese e veneto

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Concludiamo queste brevi note sul mercato lapideo della Repubblica islamica dell’Iran con alcuni dati strutturali (Fonte ICE teheran).

In Iran sono attive più di 1.450 cave e 6.600 imprese di lavorazione che complessivamente, si stima, producono un fatturato di circa 2 miliardi di euro e danno lavoro, direttamente ed indirettamente, a più di 500.000 persone.

Nella distinzione per tipologia di materiale si mette in evidenza che la lavorazione dei marmi vede 473 cave, 2.200 imprese di lavorazione e circa 160.000 addetti. Sono invece 356 le cave di

Travertino, per 1.600 imprese e 122.000 addetti. Per la lavorazione dell’onice le cave attive risultano 61, le imprese 300 e gli addetti 21.000; ed infine per i graniti 247 cave per 1.124 imprese e 85.00 addetti.

Si tratta ovviamente di stime che devono essere prese con le dovute cautele, ma che mostrano indubbiamente le enormi potenzialità di un mercato che ancora deve sviluppare tutte le proprie risorse.

Pietrasanta, con Carrara, centro mondiale della lavorazione artistica del marmo

Cava di Gioia lavorazione (Foto Daniele Canali / Marmonews.it)

Cava di Gioia lavorazione (Foto Daniele Canali / Marmonews.it)

I laboratori artistici rappresentano per la filiera lapidea un settore decisamente importante, non solo per la produzione di ricchezza ed occupazione ma, in particolare, per l’immenso patrimonio culturale, storico e identitario di cui sono portatori.

Il territorio apuano detiene una considerevole tradizione nella lavorazione artistica del marmo e della pietra naturale, attraverso le proprie imprese, i laboratori, le associazioni, gli artisti-scultori, le botteghe d’arte, ed altro ancora; un concentrato della filiera lapidea all’interno del quale una serie di attività possono essere considerate come apprezzati laboratori artistici di fama mondiale.

In questo contesto analizziamo brevemente il ruolo del territorio comprensoriale nel panorama nazionale, soffermando l’attenzione nel rapporto esistente tra il distretto apuo-versiliese e quello veneto, spesso raffrontati nella dimensione dei fenomeni dell’estrazione del materiale e nella lavorazione dello stesso, ma quasi mai sotto il profilo della propria caratterizzazione artistica: elemento erroneamente sottovalutato localmente nonostante la cultura e l’arte stiano assumendo un ruolo sempre più determinante nella sviluppo economico nei territori.

Nel comprensorio apuano i laboratori artistici del marmo e di altre pietre assommano a circa 159 unità imprenditoriali attive nel 2015, di queste 8 ubicate in provincia di La Spezia, di cui la maggioranza nel comune di Ortonovo, 57 nella provincia di Massa-Carrara, dove il comune leader è appunto Carrara con 37 laboratori artistici, segue Massa con 16 e la Lunigiana con 4. La concentrazione maggiore si trova nella provincia di Lucca, con ben 94 laboratori attivi di cui la quota maggiore è presente a Pietrasanta, che raffigura con 62 attività, il comune più rappresentativo del settore, non solo a livello locale, ma anche a livello nazionale. Nemmeno comuni delle dimensioni di Roma e Milano ottengono i valori di Pietrasanta che può essere considerata, da questo punto di vista, una vero centro di eccellenza a livello mondiale. Sempre nel territorio lucchese incontriamo il comune di Seravezza con 13 attività.

Il distretto veneto, rivale di quello apuano nella produzione e trasformazione dei materiali, possiede invece meno laboratori artistici, 124 per la precisione, circa 80 a Verona con la presenza più rilevante nei comuni di Dolcè (8 unità), e Sant’Ambrogio di Valpolicella (8 unità), e 44 nel vicentino, soprattutto nel comune di Chiampo (8 unità).

Se la leadership apuana ed in particolare versiliese risulta evidente per il numero di laboratori artistici attivi, lo è meno per i livelli occupazionali, difatti il numero di addetti nelle attività del distretto veneto risulta mediamente più elevato, si tratta di 446 addetti totali a fronte di 340, a testimonianza di una presenza di laboratori artistici più strutturati con una presenza media di addetti intorno alle 3,6 unità a dispetto delle 2,1 delle attività del comprensorio apuo-versiliese.

Il dato più significativo resta comunque quello della concentrazione delle attività legate alla lavorazione artistica del marmo, e di pietre affini, nel comune di Pietrasanta, comune leader nella graduatoria nazionale, seguito, come abbiamo già detto, da Roma, Milano, Firenze e Carrara. Considerando che i grandi comuni citati risentono comunque della presenza di attività artistiche legate anche ad altre pietre ed ai mosaici, si può affermare che la concentrazione a Pietrasanta e Carrara delle maggioranza dei laboratori artistici lapidei, rende il territorio apuano centrale a livello nazionale e internazionale: un punto di forza che troppo spesso viene dimenticato e che troppo spesso non è oggetto delle necessarie attenzioni nelle scelte strategiche per lo sviluppo economico e sociale del territorio.

Non mancano comunque le note dolenti riguardanti un settore dalle ampie possibilità di miglioramento, in primis, l’elemento più preoccupante può essere rappresentato dalla poca presenza di imprenditori giovani, ovvero con meno di 35 anni, che risulterebbero essere solo l’8% del totale del comparto. Un dato questo su cui l’intera comunità politico-economica locale dovrebbe riflettere con attenzione, pena la potenziale perdita nel medio periodo di un patrimonio di saperi e di capacità, e di tradizioni lavorative, di inestimabile valore.

Laboratori artistici attivi, e relativi addetti, nelle Province dei distretti apuo-versiliese e veneto

Laboratori artistici attivi, e relativi addetti, nelle Province dei distretti apuo-versiliese e veneto

In calo gli infortuni nel settore lapideo

(Foto Daniele Canali)

(Foto Daniele Canali)

Per i settori economici dell’industria e dei servizi l’annualità 2014 si è chiusa, a livello nazionale, con un numero di denunce di infortuni sul lavoro pari a 512.371, in diminuzione del -4,5% rispetto all’anno precedente e comunque in linea, anche se con percentuali inferiori, con le contrazioni registrate nell’ultimo quadriennio (nel 2013 -8,3%, nel 2012 -9,7% e nel 2011 -6,6%).

La quota maggiore di infortuni si sono verificati nel comparto commerciale (8,9% del totale), segue quello edile con valori simili (8,5%), poi troviamo la sanità e assistenza sociale (8,2%), il trasporto e magazzinaggio (7,7%), i servizi alle imprese (4,5%), le attività di servizi di alloggio e ristorazione (4,3%), e nel comparto delle attività manifattura, che rappresenta con il 18% del totale degli infortuni la quota più rilevante, con un valore 4% l’attività inerente la fabbricazione dei prodotti in metallo.

La breve descrizione per agglomerati economici permette di mettere in rilievo che il settore lapideo italiano, con precisione l’escavazione e la lavorazione della pietra naturale, hanno catalogato un numero di infortuni sul lavoro pari a 1.257, pari allo 0,2% del totale, distribuiti per la parte più consistente, 1.102 infortuni, nella componente della lavorazione della pietra e per i restanti 245 infortuni nel comparto della escavazione. La linea di tendenza degli infortuni è in calo, si è passati dai 2.222 infortuni del 2010 agli attuali 1.257, un calo nel quadriennio di circa il -43%, nel raffronto tra il 2014 e l’anno precedente la diminuzione è stata del -10,8%. Tra le cause che possiamo menzionare a spiegazione di tali decrementi degli infortuni sul lavoro, vi sono certamente le più stringenti regole sulla sicurezza del lavoro, divenute ormai indispensabili per tutte le attività che vogliono immettere sul mercato prodotti di qualità, è ormai nota l’equivalenza tra prodotto della lavorazione di elevato valore qualitativo e qualità del lavoro necessario per produrlo. Altro elemento da prendere in considerazione riguarda la scrematura delle attività legate alla trasformazione lapidea in virtù della crisi che ha colpito tale produzione, soprattutto dall’anno 2009 in poi, una caduta delle vendite all’estero che ha inciso anche sulla permanenza in attività di una serie di imprese che, di conseguenza, ha determinato anche un calo nei valori assoluti degli infortuni sul lavoro.

Di assoluta importanza anche l’analisi degli infortuni mortali che sono risultati nel 2014 ben 7, di cui 5 nella lavorazione e 2 nella escavazione della pietra, un valore in calo rispetto ai 10 infortuni mortali del 2013 ed ai 17 del 2012, ma pari a quelli avvenuti nel 2011. In questo caso la quota del settore lapideo sul totale degli incidenti mortali sale allo 0,7%.

E’ doveroso sottolineare che l’infortunistica lapidea descritta viene calcolata al netto degli infortuni avvenuti in altri comparti riferiti al settore, come ad esempio a quello degli abrasivi e mole, a quello degli accessori, ed a quello delle macchine e macchinari. Inoltre le valutazioni suddette non contengono degli incidenti, spesso mortali, che avvengono nel trasporto dei materiali, un settore non estrapolabile singolarmente dai dati a disposizione ma che sappiamo essere cruciale nelle zone dove si procede all’estrazione del materiale al monte: in questi casi il materiale viene caricato e trasportato a valle unicamente con mezzi a motore che devono spesso utilizzare strade di accesso alla cava di difficilissima e pericolosissima percorrenza.

Visto il dato e la tendenza di livello nazionale passiamo brevemente ad una disaggregazione che riguarda l’ambito regionale, ed in specifico la Toscana ed il Veneto, ed anche l’ambito provinciale con Massa-Carrara, Lucca, Verona e Vicenza.

La Toscana nell’ultimo periodo ha registrato 265 infortuni sul lavoro in ambito lapideo di cui zero mortali. Una dinamica in linea con quella nazionale nonostante la diminuzione sia stata del -9,5%, leggermente minore, anche in questo caso nell’arco dell’ultimo quadriennio si è ottenuta una diminuzione degli infortuni del -39%. Il 67% degli infortuni è riconducibile al settore della lavorazione ed il restante a quello dell’estrazione di materiale lapideo.

Minore è invece risultata la decrescita degli infortuni del comparto lapideo nel Veneto, un -2,5% che è decisamente distante dal dato toscano, sebbene in valore assoluto i 234 infortuni verificatisi nel 2014 siano inferiori di sole 31 unità. La regione Veneto nell’ultimo anno ha registrato anche due infortuni mortali entrambi nella comparto della lavorazione e trasformazione del materiale.

Nella disamina delle maggiori provincie del comprensorio Apuoversiliese e di quello Veneto il primato spetta, con 141 infortuni sul lavoro a Verona, di cui 139 nella lavorazione lapidea, segue Massa-Carrara con un valore quasi identico pari a 140 infortuni, in questo casi equamente distribuiti tra la lavorazione al monte del prodotto (65) e quella di trasformazione al piano (75). Lucca ha visto ben 75 infortuni, di cui 67 nella trasformazione del materiale, e Vicenza 49, di cui 46 sempre nella lavorazione.

In questi casi assistiamo a delle dinamiche distinte, difatti se la tendenza è in linea con quella nazionale nella variazione rispetto al 2010, nel raffronto 2014-2013 le province di Lucca e Massa-Carrara, hanno addirittura incrementato gli infortuni sul lavoro nel settore lapideo, e rispettivamente del +1,4% e del +2,9%. Per Lucca tale incremento è dovuto all’aumento degli infortuni nel comparto della lavorazione lapidea, cresciuti di 14 unità in un solo anno, mentre per Massa-Carrara a quelli nell’attività di escavazione che hanno raggiunto la quota di 65, in aumento di 8 unità rispetto al 2013.

Vicenza è addirittura incrementata del 22%, in valore assoluto ha registrato + 9 infortuni, mentre Verona è l’unica di queste provincie che ha visto ridursi nell’ultimo anno la quota di infortuni con un calo del -2,8% in valore assoluti 4 unità.

Sempre nell’ultimo anno gli infortuni mortali nel settore lapideo analizzato sono risultati pari a zero a Lucca e Massa-Carrara, mentre se ne sono verificati 1 a Verona ed 1 a Vicenza.

Possiamo concluder che questa breve disamina di alcuni dati Inail riferita alle denunce degli infortuni sul lavoro, confermano che la tendenza degli ultimi anni è quella di un calo degli infortuni sul lavoro, più accentuato nella componente lapidea rispetto alla media nazionale, nonostante le regioni del Veneto e della Toscana, dove si assommano il 40% del totale degli infortuni del settore, mostri delle dinamiche congiunturali, riferite al raffronto 2014-2013, nella sede territoriale delle province più rappresentative, abbastanza contraddittorie, con variazioni in alcuni casi addirittura in aumento di tale fenomeno.

SERIE STORICA INFORTUNI SUL LAVORO (Industria e servizi)

 

2010

2011

2012

2013

2014

 

Totale

di cui mortali

Totale

di cui mortali

Totale

di cui mortali

Totale

di cui mortali

Totale

di cui mortali

 

ITALIA

Estrazione pietra

467

5

427

4

320

5

292

4

245

2

Lavorazione pietra

1.755

9

1.533

3

1.341

12

1.118

6

1.012

5

Totale settore lapideo

2.222

14

1.960

7

1.661

17

1.410

10

1.257

7

Totale complessivo

693.343

1.269

647.823

1.171

585.122

1.137

536.808

992

512.371

911

 

TOSCANA

Estrazione pietra

149

2

134

1

89

1

97

0

87

0

Lavorazione pietra

286

1

240

0

248

2

196

0

178

0

Totale settore lapideo

435

3

374

1

337

3

293

0

265

0

Totale complessivo

55.644

79

53.015

91

47.626

82

44.207

69

42.222

65

 

VENETO

Estrazione pietra

26

0

21

0

17

0

16

0

12

0

Lavorazione pietra

314

0

298

1

255

0

224

1

222

2

Totale settore lapideo

340

0

319

1

272

0

240

1

234

2

Totale complessivo

80.221

125

74.809

113

67.235

114

62.930

106

61.039

76

 

LUCCA

Estrazione pietra

17

0

14

1

15

0

21

0

8

0

Lavorazione pietra

92

1

77

0

78

2

53

0

67

0

Totale settore lapideo

109

1

91

1

93

2

74

0

75

0

Totale complessivo

7.431

10

6.687

10

5.761

8

5.245

6

4.977

11

 

MASSA-CARRARA

Estrazione pietra

107

1

93

0

55

1

57

0

65

0

Lavorazione pietra

125

0

91

0

104

0

79

0

75

0

Totale settore lapideo

232

1

184

0

159

1

136

0

140

0

Totale complessivo

3.618

5

3.140

4

2.707

3

2.610

3

2.439

5

 

VERONA

Estrazione pietra

11

0

6

0

8

0

6

0

2

0

Lavorazione pietra

201

0

170

0

164

0

139

1

139

1

Totale settore lapideo

212

0

176

0

172

0

145

1

141

1

Totale complessivo

16.284

16

15.392

24

14.111

20

13.138

17

12.424

12

 

VICENZA

Estrazione pietra

14

0

7

0

7

0

6

0

3

0

Lavorazione pietra

53

0

45

0

32

0

34

0

46

1

Totale settore lapideo

67

0

52

0

39

0

40

0

49

1

Totale complessivo

15.918

19

14.974

20

12.788

21

11.803

20

11.544

12

Le dinamiche storiche e congiunturali del lapideo in Italia

(Foto Daniele Canali / Marmonews.it)

(Foto Daniele Canali / Marmonews.it)

Uno dei tanti spunti di assoluto interesse dell’analisi del mercato mondiale della pietra, emerso nel 26° Rapporto sul marmo e la pietra nel mondo, riguarda le dinamiche storiche ed anche congiunturali dell’Italia, Paese destinato, anche nella pietra naturale, ad alternare periodi di luce a periodi di ombre. Nell’ultimo anno, il 2014, si conferma un ristagno ormai consolidato, che si sostanzia nel mantenimento dei livelli acquisiti negli anni precedente, ma costantemente erosi nell’incidenza sui mercati: una leadership che sembrerebbe consumarsi nel mercato globale per mantenersi solo nel ristretto ambito europeo.

Il dato del consuntivo 2014, dal lato delle esportazioni, appare in linea con quello del decennio precedente, 3 milioni e 112 mila tonnellate a fine 2014 a fronte dei 3 milioni e 89 mila del 2004, ma distante dai 3,5 milioni di fine anni novanta e primi anni duemila; pur con una particolarità degna di assoluta attenzione, in quanto il materiale grezzo venduto all’estero è praticamente raddoppiato, passando dalle 706 mila tonnellate del 2004 ad 1 milione e 509 mila del 2014 (la soglia del milione è stata superata per la prima volta nel 2006, e poi si è costantemente incrementata fino ad oggi, ad eccezione della congiuntura 2014-2013 cha ha segnato in termini quantitativi una lieve flessione).

Allo stesso tempo i lavorato finiti sono diminuiti di oltre un quarto passando dai 2,3 milioni del decennio precedente agli attuali 1,6 milioni.

Soffermandoci sulla dinamica congiunturale dell’ultimo anno si evidenzia che è stata caratterizzata da una perdita complessiva di oltre 110 mila tonnellate, di cui più di 50 per i materiali lavorati e circa 60 per i materiali lapidei grezzi.

Da sottolineare invece che dopo molto tempo, ultimo dato in controtendenza nel 2010, si è registrata una ripresa dal lato delle importazioni. Nello specifico abbiamo assistito ad una variazione positiva dei materiali grezzi, circa il 6% in più rispetto al 2013.

La redditività nell’export di prodotti finiti ha comunque ottenuto un prezzo medio unitario in aumento di circa cinque punti, superando i 54 euro per metro quadrato equivalente. Sempre per quanto concerne il valore, l’incidenza del prodotto finito sul totale esportato e rimasta superiore ai quattro quinti del totale, nonostante la politica del grezzo perseguita negli ultimi esercizi da diversi operatori.

tab011015

Abbiamo quindi osservato che il 2014 ha ottenuto una variazione negativa del -3,4% per quanto riguarda le quantità di materiale lapideo venduto all’estero, determinato sia dall’andamento dei grezzi che dei lavorati, mentre dal alto delle importazioni abbiamo descritto una inversione di tendenza determinata maggiormente dalla componente grezza (+10%).

Passiamo ora a valutazioni attinenti i primi sei mesi dell’anno in corso, il 2015, sia a livello nazionale che a quello distrettuale.

Nella prima parte di quest’anno il settore lapideo italiano ha esportato 1.544.352 tonnellate di marmi, graniti, travertini e altri materiali sia grezzi sia lavorati per un valore di 972.113.844 euro, registrando un calo delle quantità del -4,6%, ma un aumento dei valori del +5,8%.

Anche nel caso delle importazioni abbiamo registrato un calo del -3,3% nelle quantità, per un totale di 674 mila tonnellate di materiale importato, e una variazione positiva in valore del +11,9%, per un totale di circa 212 milioni di euro.

Nello specifico osserviamo che i lavorati semplici, che pesano solo il 7% sul totale dei lavorati, hanno subito, all’export, sia nelle quantità che nei valori delle contrazioni di quasi 19 punti percentuali, mentre all’import hanno ottenuto rimbalzi interessanti pari al +43% per le quantità e +45% per i valori.

I lavorati speciali hanno invece registrato sostanzialmente variazioni soddisfacenti: l’export di 729 mila tonnellate ha generato un +2% rispetto ai primi sei mesi del 2014, ed in valore con 759 milioni di euro una variazione addirittura del +7,9%. Il marmo con 490 milioni ha ottenuto un +8,9% ed il granito con 270 milioni di euro un +6,1%. In sostanza i primi sei mesi delle vendite all’estero di materiali lapidei lavorati hanno evidenziato valori in decisa ascesa, +7,3%, con le quantità nel complesso stabili.

Positivi anche gli andamenti dell’import di lavorati, +16% per i valori, pari a 58 milioni di euro, e +13% le quantità, pari a 149 mila tonnellate.

All’opposto dei lavorati i materiali grezzi nei primi sei mesi dell’anno in corso hanno registrato nelle esportazioni una diminuzione del -9,2% nelle quantità, fermandosi a 752 mila tonnellate, per un valore che invece è rimasto sostanzialmente stabile, +0,2% e pari a 195 milioni di euro. Questo dato testimonia che i nostri operatori riescono comunque a mantenere nelle vendite dei prodotti dei prezzi medi unitari piuttosto elevati. Le stesse dinamiche sono però riscontrabili anche nella componente delle importazioni per le quali abbiamo registrato 525 mila tonnellate, in calo del -7,1%, e 154 milioni di euro di materiale acquistato, in aumento nei valori del +10.4%.

Interscambio commerciale prodotti lapidei I° semestre 2015

IMP2013

IMP2014

Diff. 2015-14

EXP2013

EXP2014

Diff. 2015-14

lavorati semplici 6801

Euro

3.948.599

5.732.235

45,2

16.509.565

13.418.640

-18,7

KG

29.617.897

42.341.877

43,0

70.636.492

57.514.402

-18,6

lavorati speciali 6802

Euro

42.753.925

48.748.193

14,0

704.464.143

759.936.136

7,9

KG

94.621.349

99.420.720

5,1

714.789.394

729.407.766

2,0

di cui marmo

Euro

18.123.760

20.158.698

11,2

450.375.514

490.320.703

8,9

KG

36.963.455

39.355.985

6,5

442.046.902

457.468.044

3,5

di cui granito

Euro

24.630.165

28.589.495

16,1

254.088.629

269.615.433

6,1

KG

57.657.894

60.064.735

4,2

272.742.492

271.939.722

-0,3

ardesia 6803

Euro

3.119.516

3.465.890

11,1

3.174.705

3.658.306

15,2

KG

7.710.896

7.438.932

-3,5

4.384.339

4.944.338

12,8

totale lavorati

Euro

49.822.040

57.946.318

16,3

724.148.413

777.013.082

7,3

KG

131.950.142

149.201.529

13,1

789.810.225

791.866.506

0,3

calcarei grezzi

Euro

46.618.741

47.707.803

2,3

176.895.568

175.112.818

-1,0

KG

191.965.675

154.780.713

-19,4

763.444.000

678.863.715

-11,1

silicei grezzi

Euro

93.723.167

107.165.439

14,3

17.781.270

19.987.944

12,4

KG

373.553.815

370.785.394

-0,7

65.159.745

73.621.471

13,0

totale grezzi

Euro

140.341.908

154.873.242

10,4

194.676.838

195.100.762

0,2

KG

565.519.490

525.566.107

-7,1

828.603.745

752.485.186

-9,2

totale lapideo

Euro

190.163.948

212.819.560

11,9

918.825.251

972.113.844

5,8

KG

697.469.632

674.767.636

-3,3

1.618.413.970

1.544.351.692

-4,6

Fonte: Elaborazioni su dati Istat

Possiamo pertanto sintetizzare che i primi sei mesi dell’anno 2015, a livello nazionale, sono stati contraddistinti per delle contrazioni nelle quantità di materiale lapideo venduto all’estero, in particolare nella componente grezza, ma con dei valori che a livello complessivo, e soprattutto per i materiali lavorati, hanno ottenuto tendenze più che favorevoli.

A questo punto passiamo ad analizzare le dinamiche che hanno interessato due dei maggiori distretti lapidei italiani, quello apuano e quello veneto, tenendo in considerazione che per quanto riguarda i primi sei mesi dell’anno faremo riferimento esclusivamente ai valori esportati e non alla quantità degli stessi, oltre al fatto che saranno utilizzate delle codifiche ateco, per i materiali, leggermente distinte da quelle del livello nazionale.

Nel distretto apuo-versiliese nell’insieme delle diverse componenti lapidee si è passati da 333 milioni di vendite all’estero nei primi sei mesi del 2014, ai 357 milioni dell’anno 2015, per una variazione positiva del +7%, e sulla stessa lunghezza anche il distretto veneto, con una variazione complessiva addirittura maggiore (+10,5%).

Nello specifico osserviamo che il materiale grezzo nel distretto apuano ha avuto una leggera flessione del -2,1%, mentre la sola provincia di Massa-Carrara ha invece registrato un +0,7%.

Sempre nel comprensorio, nei primi sei mesi del 2015, il marmo e granito lavorato, la componente di maggiore rilevanza del settore lapideo, ha registrato, rispetto allo stesso periodo del 2014, e in continuità con quanto si era già osservato nei consuntivi precedenti, una crescita in valore di circa l’11%, assommando a euro 257 milioni di export; allo stesso tempo il distretto veneto con circa 242 milioni di vendite effettuate ha ottenuto una variazione positiva del +11,7%, leggermente superiore a quella apuana. In sintesi si tratta di segnali, per entrambi i distretti, e per entrambe le componenti lapidee, più che soddisfacenti e che confermano, se ancora ve ne fosse bisogno, l’ottima richiesta del materiale lapideo, sia grezzo che lavorato, da parte dai mercati esteri.

 

Interscambio commerciale lapideo I° semestre 2015 (valori euro)

BB081-Pietra, sabbia e argilla

I° sem 2014

I° sem 2015

Diff. Val ass.

Diff. Val. %

Inc. %

Distretto Apuano

102.726.097

100.603.052

-2.123.045

-2,1

39,0

di cui Massa-Carrara

86.020.346

86.637.360

617.014

0,7

33,6

Distretto Veneto

23.391.341

23.169.305

-222.036

-0,9

9,0

Italia

268.716.780

257.993.948

-10.722.832

-4,0

100,0

CG237-Pietre tagliate, modellate e finite

I° sem 2014

I° sem 2015

Diff. Val ass.

Diff. Val. %

Inc. %

Distretto Apuano

231.201.105

256.669.681

25.468.576

11,0

33,0

di cui Massa-Carrara

165.134.411

182.901.581

17.767.170

10,8

23,5

Distretto Veneto

216.655.415

241.995.018

25.339.603

11,7

31,1

Italia

724.148.413

777.013.082

52.864.669

7,3

100,0

Totale produzione lapidea

I° sem 2014

I° sem 2015

Diff. Val ass.

Diff. Val. %

Inc. %

Distretto Apuano

333.927.202

357.272.733

23.345.531

7,0

34,5

di cui Massa-Carrara

251.154.757

269.538.941

18.384.184

7,3

26,0

Distretto Veneto

240.046.756

265.164.323

25.117.567

10,5

25,6

Italia

992.865.193

1.035.007.030

42.141.837

4,2

100,0

Fonte: Elaborazioni su dati Istat

Infine, brevemente, riportiamo il numero di aziende attive nel settore della trasformazione lapidea, intesa come taglio, modellatura e finitura di pietre, nei due comprensori più rappresentativi a livello nazionale, quello vento e quello apuo-versiliese, con l’aggiunta del numero degli addetti, stimati al 30 giugno 2015.

Il totale delle imprese assommano a circa 764 nelle provincie di Massa-Carrara e Lucca, e rappresentano il 63,9% del totale regionale, in specifico il 35,1%, ovvero 419 unità, appartengono alla provincia apuana, ed il restante 28,9%, 345 imprese, alla provincia lucchese. L’incidenza degli addetti è pari al 67,7% del totale regionale, in valore assoluto circa 4.158, e sono distribuiti per il 60% a Massa-Carrara e per il restante 40% a Lucca.

Sono presenti invece nel distretto veneto, un totale di circa 698 aziende della lavorazione lapidea, un valore inferiore rispetto a quello apuo-versiliese, e pari al 77,7% del totale delle aziende di settore presenti a livello regionale. La provincia più rappresentativa è quella di Verona, con 431 imprese, che rappresentano il 48% regionale, e ben 3.163 addetti che invece pesano per il 52,9%. Il dato più interessante di questa disamina dei due distretti è quello riferito alla media di addetti per aziende, che risulta più elevate nel distretto veneto, dove ad un numero minore di imprese attive nella lavorazione lapidea corrisponde mediamente un numero di addetti superiore. Il numero di addetti medi per aziende nel veneto tocca il punto massimo con Verona, 7,3 addetti per impresa, mentre il livello massimo nel distretto apuano spetta alla provincia di Massa-Carrara con un valore di 5,9 addetti a impressa: le distanze paiono piuttosto rilevanti e mostrano una strutturazione aziendale più dimensionata nel comparto della trasformazione lapidea veneto rispetto a quello apuano.

 

Ditte attive e addetti del settore trasformazione nel comprensorio Apuano e Veneto al giugno 2015

Provincia

Attive

Addetti tot.

Inc % ditte

Inc % addetti

Numero medio addetti

LUCCA

345

1.687

28,9

27,5

4,9

MASSA CARRARA

419

2.471

35,1

40,2

5,9

LU+MS

764

4.158

63,9

67,7

5,4

TOSCANA

1.195

6.143

100,0

100,0

5,1

LA SPEZIA

58

293

5,1

Provincia

Attive

Addetti tot.

Inc % ditte

Inc % addetti

Numero medio addetti

PADOVA

90

447

10,0

7,5

5,0

VERONA

431

3.163

48,0

52,9

7,3

VICENZA

177

1.279

19,7

21,4

7,2

PD+VR+VI

698

4.889

77,7

81,8

7,0

VENETO

898

5.977

100,0

100,0

6,7

Fonte: Elaborazioni su dati Infocamere